Non basta qualche modifica. La legge sulle intercettazioni va ritirata

di Carlo Leoni

Alla vigilia dell’esame da parte dell’aula di Palazzo Madama, la maggioranza presenta una serie di emendamenti correttivi al ddl sulle intercettazioni. Il loro contenuto non cambia né attenua la gravità di un provvedimento che non può essere migliorabile: va semplicemente ritirato. Non c’è dubbio che la decisone di presentare emendamenti al proprio ddl è il segno di difficoltà politiche interne alla maggioranza e della consapevolezza da parte del Governo dell’isolamento in cui è venuto a cacciarsi rispetto al sentimento prevalente nell’opinione pubblica. Tutti hanno capito ormai che la tutela della privacy non c’entra nulla e che gli obiettivi di Berlusconi, tramite il suo portavoce Alfano, sono ben altri e riguardano, come chiarisce bene uno degli ultimi emendamenti presentati, anche le indagini in corso.
Per questo sono ormai tantissime le persone che hanno fatto sentire la loro voce per protestare contro questa legge. Editori, giornalisti e operatori delle comunicazioni di massa hanno denunciato la minaccia grave che incombe sulla libertà di informazione. Migliaia di cittadini hanno rivendicato nelle forme più diverse il loro diritto ad essere informati e a controllare chi esercita il potere.
Magistrati ed esponenti delle forze dell’ordine hanno messo
sull’avviso il legislatore rispetto al fatto che questa nuova legge indebolirà pesantemente l’azione di contrasto alla criminalità.
Nei giorni scorsi, con una intervista a La Rpubblica, Piero Grasso, Procuratore Nazionale antimafia, ha indicato i rischi seri che correranno anche le indagini sulla criminalità organizzata, nonostante formalmente i reati di mafia risultino esclusi dalle nuove norme sulle intercettazioni.
Afferma Grasso che “ Anche se per la mafia non ci sono limitazioni, tuttavia un pm dovrebbe abbandonare un processo se un Riina o un Provenzano lo denunciano per una banale fuga di notizie. E le modalità dell’entrata in vigore della legge sembrano fatte apposta per fermare talune inchieste in corso.”
Piero Grasso si riferisce a due norme del ddl particolarmente gravi e pericolose: La prima è quella che collega automaticamente la sostituzione di un pm o del suo capo al mero dato formale dell’iscrizione nel registro degli indagati. La seconda è quella che applica subito ai procedimenti in corso, compresi quelli per la “cricca”, il limite massimo dei 75 giorni per intercettare. Evidentemente, sostiene Grasso, “alcune indagini vanno fermate al più presto”. Sono parole serie e
impegnative tanto più perché dette da un magistrato noto e apprezzato per il suo equilibrio, per la sua riservatezza e per la moderazione dei toni che sempre lo contraddistingue.
Sono argomenti ulteriori a sostegno della inderogabile necessità di fermare il cammino di questa proposta di legge. Il danno che riceverebbe la democrazia italiana dalla sua approvazione sarebbe veramente insopportabile.
Ma la protesta cresce e si allarga ogni giorno di più e questo ci da fiducia nel ritenere che questa decisiva battaglia di libertà può essere vinta.http://www.sinistra-democratica.it/non-basta-qualche-modifica-la-legge-sulle-intercettazioni-va-ritirata

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