MANOVRA ECONOMICA

Il governo ha l’acqua alla gola. Bisogna essere degli sprovveduti (ed adopero il termine come eufemismo) per non capire che il governo ha l’acqua alla gola e non sa nuotare. In queste condizioni il panorama politico sta trasformando il suo cromatismo dalla gradazione del grigio a quello del nero. Andiamo per gradi. La manovra di 24 miliardi è come un cerottino per fermare il sangue dopo una puntura di un insetto, con la sola differenza che, con il cerottino, la fuoruscita del sangue coagula e quindi si ferma, mentre nella situazione finanziaria in cui si trova il paese, tanto per stare nel campo sanitario, esiste un Ves dal cui non si capisce la velocità di sedimentazione dei componenti crepuscolari del sangue. Quindi un esame e relativa terapia perfettamente inutili, realtà che anche un cerotto di dimensioni macroscopiche non potrà mai servire al caso di specie. Insomma, senza un riavvio strutturale dell’economia, una volta dissetati dalla sete, quest’ultima poi ritorna, non trovando però questa volta il dissetante che è stato consumato prima, in assenza appunto di chi lo produce, alias delle strutture economico-finanziarie ben equilibrate che questo governo, in circa quindici anni, non ha saputo mettere in cantiere. Come ho detto più volte, se non ci fosse stato il risparmio delle famiglie, ora saremmo peggio della Grecia da cui peraltro non siamo poi molto lontani. Infatti, come avverrà il rimborso dei prestiti contratti dallo Stato, sempre che ci possa essere, come me lo auguro? In quanto i titoli rappresentativi del prestito italiano, in un’economia globalizzata, potrebbero giocare brutti scherzi? Quanto alla Marcegaglia, presidente di Confindustria, abbiamo visto ieri in TV il “gran rifiuto a Ministro” alle offerte sdolcinate del premier, rifiuto che è stato confermato dall’intera assise degli industriali con un silenzio raggelante. Non è forse grave questo fatto, la cui interpretazione non può essere altro che una sorta di sfiducia da parte dell’intero gruppo confindustriale, non soltanto nei confronti della Presidente Marcegaglia, ma anche dell’intero sistema privo di un indirizzo? Quanto infine al premier, è agli occhi di tutti che ormai è all’accattonaggio politico: non è riuscito il colpo con la Marcegaglia, le tese di mano verso Fini e Casini restano semplici tese di mano senza un seguito che non sia quello, sia per Fini che per Casini, che non si possa tradurre in rafforzamento delle loro individuali posizioni, tra l’altro in una situazione in cui gli Italiani si sono rotti i fondelli a causa di questa politica che, non solo non li vede interpreti in quanto sono le segreterie dei partiti ad eleggere tanti politici da strapazzo, ma anche perché hanno capito che non esiste più nessuna certezza per le loro famiglie, per i posti di lavoro e per le nuove generazioni. A questo punto, anche il tanto declamato federalismo di Bossi, è diventato acqua fresca che potrebbe “infastidire” i rapporti fra il duo “B & B” che ha giurato fedeltà a un matrimonio ormai in crisi. E se Bossi non vuol perdere la faccia, dovrà pur inventare qualcosa per cavarsela di fronte al suo popolo.

Arnaldo De Porti

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