Antonio Caracciolo: "Il sionismo è il vero nemico di Israele"

di Vittorio Lussana

Il professor Antonio Caracciolo di Seminara è un autorevole docente di Filosofia del diritto dell’Università Gabriele d’Annunzio di Teramo e dell’Università ‘La Sapienza’ di Roma, nonché direttore responsabile delle riviste ‘Behemoth’, ‘De Cive’ e ‘Carl Schmitt Studien’. Traduttore delle principali opere di Schmitt, nonché direttore della collana ‘Idola et Arcana’ è autore di prestigiosi saggi giuridici e storico-politici. Lo abbiamo incontrato per discutere di alcune tematiche culturali assai spinose sui rapporti tra laicità e religione, in particolar modo nel contesto dello scenario di crisi israelo-palestinese.

Professor Caracciolo, esiste realmente, secondo lei, una distinzione accademica tra laicità e laicismo?
“Non ho mai attribuito senso alcuno a questa distinzione e mi è pertanto difficile rispondere se la sua domanda ne presuppone, invece, la validità. È inutile qui andare a cercare in dizionari ed enciclopedie, giacché lei mi chiede il senso che io penso di darne. Si tratta, a mio avviso, di una distinzione posta dalla gerarchia cattolica, che vuole distinguere fra critiche e posizioni accettabili e critiche non accettabili. Gli uni che le pongono sono ‘laici’, gli altri ‘laicisti’. Le critiche devono però valutarsi nella loro oggettività, non a seconda dei soggetti da cui provengono o a seconda che piacciano o meno. Provo anzi un senso di fastidio per questa terminologia, perché la considero elusiva rispetto a problemi, spesso gravi, che invece debbono essere affrontati”.

Secondo alcuni, il laicismo discenderebbe dalla concezione hegeliana dello Stato etico, mentre la laicità corrisponderebbe una visione più tollerante e costruttiva della convivenza sociale, intrisa di valori riferibili alla moralità cristiana: è così?
“Per Hegel, lo Stato veniva certamente prima della Chiesa. Per Hobbes, poi, era solo grazie al Leviatano che gli uomini potevano sfuggire al destino di morte proprio della stato di natura. Occorre distinguere fra una moralità interna a una religiosità cristiana, peraltro differenziata e non di rado contraddittoria, ma che impegna sempre e comunque solo i credenti, e una moralità che prescinde da ogni credo religioso e si accontenta che gli uomini possano vivere in pace senza dover essere necessariamente migliori. Il nostro mondo, multiculturale e multireligioso, deve basarsi su una moralità a-religiosa, non certamente anti-religiosa. Da una coscienza autenticamente ‘laica’ viene percepito come costrizione ogni imposizione di valori che non siano spontaneamente accettati o che non provengano dall’individuo stesso. Perfino un prete può essere ‘laico’, nella misura in cui non intende la sua fede come costrittiva e obbligante per gli altri. Lo Stato che nasce dal superamento delle guerre di religione deve proteggere gli individui dalla tirannia dei valori, dall’imposizione cioè dei valori o delle credenze degli uni, che hanno potere, sugli altri che non ne hanno o lo subiscono”.

Le religioni sono tradizionalismi irrazionali, oppure rappresentano comunque, per molte culture, un’utile metodologia di organizzazione e di ordinamento sociale?
“Penso che le religioni abbiano sempre avuto una grande importanza nella Storia umana. Mi rammarico che siano andate perse quelle forme di religiosità che erano dei greci e dei romani prima dell’avvento delle religioni monoteiste, che a mio avviso hanno indebolito la religiosità spontanea degli uomini, la loro percezione del sacro nelle relazioni interumane e nel rapporto degli uomini con la natura. Le religioni occupano quello spazio della coscienza libera dove lo Stato non può e non deve entrare”.

In che modo la cultura laica potrebbe servire a garantire un dialogo più costruttivo in Medio Oriente tra Israeliani e Palestinesi?
“Nell’ambito di una cultura autenticamente ‘laica’, io penso che in Palestina l’unica soluzione ipotizzabile sia una convivenza all’interno di uno Stato ‘unico’, con parità di diritti per tutti, Ebrei e non Ebrei, nel pieno riconoscimento ai profughi palestinesi del loro diritto al ritorno. Solo così si può porre termine a una guerra che dura da più di cento anni e che rischia di estendersi in aree sempre più vaste. Il concetto di Stato “ebraico” è incompatibile con il concetto di stato laico. Lo stato “ebraico” è piuttosto uno Stato ‘sionista’, sorto nella seconda metà del secolo XIX, ma estraneo al giudaismo propriamente detto. Nasce come progetto coloniale ed è estraneo a ogni idea religiosa”.

Ma non sono proprio i distinti aspetti religiosi a radicalizzare il confronto in Medio Oriente allontanando la pace?
“Non credo che la religione c’entri proprio nulla. La religione, semmai, in questo caso rappresenta una forma dietro cui si nasconde la fondamentale contrapposizione schmittiana di amico/nemico, che ha avuto inizio con la dissoluzione dell’Impero ottomano, si è posta l’obiettivo di una conquista coloniale e si è avvalsa di una contingenza storica tutta racchiusa negli eventi del 1948, caratterizzati da una pulizia etnica che è all’origine di un sostanziale deficit di legittimità dello Stato di Israele. Ci si ferma a episodi ultimi senza andare a vedere quando la Storia comincia. D’accordo con Ilan Pappe, respingo il termine “conflitto” riferito ai rapporti degli Israeliani con i Palestinesi. Il conflitto rinvia a una “dualità” in qualche modo paritaria. In realtà, vi è stata un’aggressione unilaterale e sproporzionata rispetto a ogni capacità di difesa, volta all’espulsione e all’espropriazione di un popolo, quello palestinese, che viveva nella sua terra, nelle sue case, nei suoi villaggi, letteralmente rasi al suolo e cancellati dalla carta geografica. Sono cose che non possono essere dimenticate finché un popolo sopravvive e conserva la sua identità e memoria storica, che non a caso si cerca di cancellare”.

Quale tipo di società avrebbe maggior bisogno, secondo lei, di un rapido processo di secolarizzazione e di modernizzazione? Quella islamica? O quella ebraica, che alle volte appare ossessionata dalla propria millenaria cultura?
“Le religioni non c’entrano e le si vuole strumentalmente rendere responsabili di fatti che hanno origine politica, militare, economica o ideologica. Dopo la lettura di autori come Jacob Rabkin, Shlomo Sand, Avhrahm Burg, Ilan Pappe, io non so più a cosa ci si riferisca quando comunemente si parla di Ebrei. Temo che per ebreo si intenda il sionista, ossia – ad esempio, per gli ebrei di Neturei Karta – l’antitesi stessa del giudaismo. Quanto poi alla millenaria cultura ebraica, credo che dovrebbe essere ammessa come lecita la critica teologica preconciliare e l’apprezzamento sostanziale di quei motivi che non casualmente hanno prodotto la novità del cristianesimo. Questo aveva per lo meno un’apertura universalista verso l’altro, che non mi sembra la millenaria cultura ebraica abbia mai avuto, sempre chiusa in se stessa e, oggi, perfino aggressiva nella sua chiusura. Non può riconoscersi tradizione millenaria al sionismo, che nasce in tempi recenti con l’intento dichiarato di espellere i palestinesi, veri ‘semiti autoctoni’, dalle loro case. In Rabkin ci sono pagine interessantissime riguardo a ciò che teologicamente significa il ritorno in Israele, un luogo della mente e dello spirito, piuttosto che un concreto spazio fisico. Nulla a che fare con ciò che intendono e vogliono far intendere i sionisti. Per converso, i Palestinesi, aggrediti e resistenti, non hanno nessun bisogno di addurre motivi religiosi. Di fronte a un vero e proprio processo di conquista coloniale ci si difende come farebbe un qualsiasi popolo, quale che sia o meno la religione praticata”.

Un filosofo è colui che afferma di non poter vedere un gatto nero all’interno di una stanza buia priva di finestre e di ogni qualsivoglia fonte di luce, mentre il teologo dice di averlo visto con certezza: chi mente dei due, secondo lei?
“Nel cammino verso la conoscenza non esistono corporazioni consolidate. La filosofia è come la Tebe dalle cento porte, da ognuna delle quali si può entrare: è importante essere liberi di poter entrare. Tutti possono dire il vero, tutti possono mentire”.(Laici.it)

(intervista tratta dal web magazine www.periodicoitaliano.it)

Francesco Mangascià – Assisi Italia – – sabato 29 maggio 2010 18.30
E' in accordo con Ilan Pappe,ma che tipo di gente che esiste ancora, qundo si leggono certe amenità si capisce che il negazionismo non morirà mai, nel cuore di
certa gente, antisemita.
Andrea Domenici – Pisa/Italia – – venerdi 28 maggio 2010 9.57
Voglio precisare che, se concordo col Prof. Caracciolo sulla questione palestinese, SONO IN TOTALE DISACCORDO sulle sue posizioni negazioniste.
Micol Amar – Roma – – venerdi 28 maggio 2010 9.50
Concordo pienamente con il commento di Ester … non vale la pena fare ulteriori commenti, c'e' una storia millenaria che parla da se'.
Mi preme solo sottolineare che posizioni faziose come questa non porteranno alcun beneficio alla soluzione della questione palestinese.
Andrea Domenici – Pisa/Italia – – venerdi 28 maggio 2010 9.50
Concordo con l'analisi della questione palestinese, che ricalca, credo, quella dei maggiori storici israeliani. Dissento dal giudizio sulla cultura ebraica, che secondo il Prof. Caracciolo sarebbe “sempre chiusa in se stessa e, oggi, perfino aggressiva nella sua chiusura”. Per quel poco che so, mi pare che la cultura ebraica abbia dato un contributo molto importante alla cultura europea. E` il sionismo ad essere chiuso ed aggressivo, non l'ebraismo.
Ester Moscati – Milano, Italia – – giovedi 27 maggio 2010 15.37
Talmente falso e fazioso che ci sarebbe da scrivere un mese per confutare, ma non ne vale la pena. Scrivo solo per testimoniare come ebrea e come italiana il profondo sconcerto per la pochezza culturale, teologica e storica dimostrata in questa intervista

Lascia un commento

My Agile Privacy
Questo sito utilizza cookie tecnici e di profilazione. Cliccando su accetta si autorizzano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su rifiuta o la X si rifiutano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su personalizza è possibile selezionare quali cookie di profilazione attivare.
Attenzione: alcune funzionalità di questa pagina potrebbero essere bloccate a seguito delle tue scelte privacy