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Michele Santoro : interrogativi collaterali

Una contrastato dibattito imperversa da giorni sulla stampa sulle modalità della risoluzione ( ancora non formalizzata) del contratto di lavoro fra Rai e Michele Santoro.

Opinionisti di vario orientamento ne hanno preso parte, compresi colleghi in Rai dell’ interessato stesso.

Dovrebbe stupire tuttavia che non si sia potuta ascoltare la voce che sarebbe stato normale attendersi in una vicenda come questa, quella cioè delle rappresentanze sindacali della Rai.

La circostanza che, presumibilmente, dipendenti super retribuiti come Santoro non rientrano in una specifica categoria sindacale, non avrebbe dovuto passare sotto silenzio la stridente contraddizione fra situazioni estese di precarietà di fasce di lavoratori e trattamenti così principeschi.

Che alla Rai si manifestino rapporti di lavoro difficilmente comparabili con la stragrande maggioranza delle attività professionali e lavorative di molti altri luoghi di lavoro, è un fatto indubbio.

Che tuttavia possano manifestarsi, nel medesimo organismo pubblico aziendale, condizioni contrattuali per prestazioni con divari di rapporto, fra ultimi e primi della scala retributiva, da uno a quaranta o cinquanta, non è facilmente tollerabile, anche prescindendo dal particolare momento di acutissima crisi generale.

Prestazioni peraltro che oltre a non implicare rischi fisici e patrimoniali, offrono grande ampiezza di notorietà personale, intrinsecamente appagante, e viatico a facili e lucrosi cimenti aggiuntivi nei campi più vari, dalla politica alla pubblicità, con eventuale ritorno nelle generose e materne braccia di provenienza.

Ma la specificità di fattispecie contrattuali non facilmente riconducibili, alle categorie lavorative tradizionali, avrebbe dovuto trovare da moltissimo tempo la sua sede naturale di disanima in un istituto di rango costituzionale ( art. 99 ) appunto incarnato nel “Consiglio nazionale dell’ Economia e del Lavoro” di cui è sempre stata “magna pars” una dirigenza di provenienza sindacale.

Il Cnel ( tale ne è l’ acronimo ) concepito e voluto nell’ assemblea costituente da un giurista di elevata concezione democratica come Costantino Mortati , aveva tutti i requisiti costituzionali

– di consulenza e di elaborazione legislativa per camere e governo – in tutto il vasto ambito dei rapporti nei campi dell’ economia e del lavoro e del loro perenne ciclo evolutivo.

Il perchè dell’ obsolescenza, cui è di fatto è stato derubricato tale istituto costituzionale, è un interrogativo aperto, in una con altre essenziali norme dimenticate della nostra carta costituzionale, la cui risposta potrebbe contribuire a far luce sul declino in cui versa il nostro paese.


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