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Una nuova categoria socialista

di Andrea Ermano

Una nuova categoria viene messa al mondo dal professor Panebianco per designare la morte di ciò che essa denomina, ed è il “socialismo della spesa”. Un po' come nelle più fulminanti pagine di scienza della logica hegeliana, il momento concettuale viene partorito direttamente nella tomba.

Ne dà notizia un fondo apparso qualche giorno fa sulla prima pagina del Corriere della Sera, dove il prof. Panebianco argomenta come segue. La crisi della finanza globale farà una vittima illustre: la “spesa pubblica”. L'essenza del socialismo europeo sta nella spesa pubblica. Ergo, il socialismo europeo va in realtà ribattezzato “socialismo della spesa” e avviato, con un compiacimento sottilmente necrofilo, al suo destino fatale, definitivo, ultimo.

Ora, i requiem sul socialismo appartengono a un genere letterario quasi classico, e quindi non accade spesso che da essi venga un qualche concetto nuovo. Il panorama cimiteriale s'arricchisce grazie all'inedita categoria di “socialismo della spesa”. Lo scopo è quello di dare unità concettuale a fenomeni collocati in ambiti geografici, politici e storici molto diversi ed eterogenei.

Il “socialismo della spesa” includerebbe secondo il professore il PD, i risultati delle regionali, i partiti mediterranei (ma non quelli scandinavi né il Labour britannico), oltre ovviamente al Welfare, al “deficit spending” ecc. ecc.

In particolare, il professore cancella con un frego di penna interi pezzi di stato sociale, e parla del futuro come se lo conoscesse, dandogli persino un nome: “welfare austerity”.

Certo, presumibilmente, ammette il professore, la riduzione delle prestazioni degli Stati produrrà “forte disagio sociale e forti proteste”, e “i partiti socialisti, naturalmente, le cavalcheranno. Ma potranno essere premiati dagli elettori solo se questi ultimi penseranno esclusivamente in termini di vantaggi a breve”.

E allora sorgono spontanee due domande.

Domanda numero uno: quando mai i partiti socialdemocratici sono riusciti a cavalcare una tigre weimariana?

Domanda numero due: quanti milioni di disoccupati da sindrome weimariana potrebbero decidere un domani di imbracciare, diciamo, il forcone e rincorrere infuriati i nostri cari amici dell'establishment?

La storia insegna che ogni qual volta il popolo imbraccia il forcone, a quel punto, regolarmente, i nostri cari amici dell'establishment si stupiscono non poco della carenza di brioches ecc.

Ma non restano senza idee, i nostri amici dell'establishment. No, le parole non gli fan difetto. E regolarmente, in quel genere di frangenti, si mettono a imbonire la folla inferocita spiegando pazientemente che non loro sono il bersaglio giusto. No, la colpa dell'attuale miseria va attribuita a ben altri…

Un bestiale nemico esterno… Guerre.

Un diabolico nemico interno… Persecuzioni.

Che si dimentichi questa costante storica europea (ma non solo europea), è sconfortante.

Non abbiamo lavorato a unire l'Europa proprio per evitare altre guerre, altre stragi, altre persecuzioni e distruzioni sul nostro continente?

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