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Liberta’ di informare, ”in piazza” con Rodota’

di Ansa

(ANSA) ROMA – Questo ddl “é un attacco radicale e profondo ai diritti dei cittadini. Per difendersi servirebbe una rete delle reti per garantire la libertà informativa”. L'ha detto l'ex garante della privacy Stefano Rodotà intervenendo al Teatro dell'Angelo di Roma alla manifestazione indetta dai firmatari dell'appello per la libertà di informazione, per le libertà costituzionali, no alla legge bavagliò. Per Rodotà, fra gli altri strumenti per difendersi, ci potrebbero essere “la disobbedienza civile, rivolgersi alla Corte costituzionale e pubblicare all'estero quello che non viene concesso di pubblicare in Italia”. La manifestazione iniziata verso le 10:30 in un teatro pieno per 2/3, è stata seguita da persone di tutte le età, che hanno spesso hanno commentato a voce alta gli interventi. Fra le presenze più colorite quella di un anziano signore in prima fila con il cartello 'partigiani nel terzo millennio''. L'intervento più applaudito quello del costituzionalista Gianni Ferrara, secondo cui “il Parlamento non è più un baluardo della democrazia italiana, ma è alle dipendenze del presidente del Consiglio. Se questa legge verrà approvata non farà che chiudere il processo di regressione della democrazia italiana. Facciamo appello alla dignità personale di tutti i parlamentari italiani, affinché non l'approvino”. Giuseppe Laterza, ha ricordato l'appello lanciato dagli editori (cui hanno aderito tutti, tranne Mondadori e Einaudi) contro questa legge, che ha raccolto più di 8000 firme in pochi giorni. Silvia Bartolini e Gianfranco Mascia del Popolo viola hanno detto che fra le prossime iniziative contro il disegno di legge, ci sono raccolte di firme in tutt'Italia, nuove grandi manifestazioni a Bologna e a Roma, la disobbedienza civile nel caso il ddl passasse e l'idea di lanciare una sottoscrizione per comprare due pagine sull'Herald Tribune e il New York Times, per chiedere aiuto “anche al resto del mondo”. Questo, ha detto Paolo Flores D'Arcais “é un momento di svolta nel berlusconismo, quello di un regime che ha accumulato tutte le forze e si sente pronto a dare un colpo decisivo alla costituzione italiana – ha spiegato-. Non ho mai detto che il governo Berlusconi è fascista, ma una legge che manda in galera i giornalisti è un primo pezzetto di fascismo”. Per Ezio Mauro, direttore di Repubblica questa legge “non può stare in piedi, saranno costretti ad ammainarla se continueremo in questa battaglia”. Per Giuseppe Cascini, segretario Associazione nazionale magistrati, se passasse il ddl “i criminali rimarrebbero nel terzo millennio e noi andremmo indietro di 100 anni. Come vai a fare un pedinamento ad uno che comunica con il Sudamerica da un internet point”. Concita De Gregorio direttore de L'Unità, dice di “temere moltissimo la spaccatura dell'Italia in due, con da una parte gli italiani rabbiosi perché non hanno più niente da perdere, disposti a far male e a farsi male e dall'altra una completamente narcotizzata”. La manifestazione, che ha raccolto 60 mila adesioni su facebook (mentre sono 150 mila le firme all'appello no bavaglio.it), hanno partecipato, fra gli altri anche Oliviero Beha, il magistrato scrittore Gianfranco De Cataldo, Vincenzo Vita (Pd) e Alessandro Gamberini, avvocato delle vittime di Ustica. QUESTA SERA AL VIA IL RUSH FINALE IN COMMISSIONE SENATO – Al via stasera il rush finale in commissione Giustizia al Senato per il ddl sulle intercettazioni, in nottata dovrebbe esser più chiaro se il governo sceglierà la linea dura, o se, come appare più probabile, si orienterà per una linea soft, concordando ulteriori emendamenti che addolciscano le misure contenute nel provvedimento. L'opposizione annuncia battaglia. L'eventuale scelta di accettare qualche modifica, ma senza snaturare il testo, contestato non solo da finiani e opposizione ma anche da magistratura e mondo dell'informazione, potrebbe avere il placet del premier, sia pure tra molti dubbi e riserve. Il vicepresidente del Csm Nicola Mancino: attendo il seguito alle parole di Alfano. INCONTRO PDL, TESTO APERTO IN AULA – “Ci siamo visti per parlare delle intercettazioni e della manovra economica. Sulle intercettazioni pensiamo che prima si finisce e meglio è. Il testo deve rimanere aperto in Aula”. Così il capogruppo del Pdl al Senato, Maurizio Gasparri, sintetizza il breve colloquio, che assieme al vice capogruppo vicario, Gaetano Quagliarello ha avuto con l'omonimo della Camera, Fabrizio Cicchitto, nella Sala Maccari. Gasparri ha precisato che “sui punti controversi la Commissione si è già pronunciata” e prevede il licenziamento del ddl con la seduta notturna che comincia alle 21:15 in Commissione Giustizia. Per quanto riguarda la manovra solo un accenno in attesa della consulta del Pdl di stasera. Prima della riunione nella Sala Maccari, Quagliarello, scherzando coi cronisti, aveva parlato del “patto del crodino” per definire le ultime posizioni del Pdl sulle intercettazioni e in effetti è durato lo spazio di un aperitivo. PD, MODIFICHE? PDL LO FACCIA IN COMMISSIONE – “Se la maggioranza e il governo vogliono fare delle modifiche al testo, assolutamente inaccettabile, delle intercettazioni, lo facciano in commissione Giustizia senza accelerare in maniera incomprensibile il passaggio in aula. Solo così possono dimostrare di non voler ostacolare l'azione della magistratura e della polizia e di non voler comprimere il diritto dei cittadini alla sicurezza e ad essere informati”.Lo dice la senatrice Silvia Della Monica, capogruppo PD in commissione Giustizia BOCCHINO,TORNARE A EQUILIBRATO TESTO CAMERA – “Sulle intercettazioni sta emergendo la necessità di sposare la linea della prudenza e della mediazione, tornando all'equilibrato testo che fu varato dalla Camera. E' opportuno sgombrare presto il campo da alcune previsioni che minano alla radice la tenuta del provvedimento, come il divieto di pubblicazione per riassunto degli atti e le megamulte agli editori”. Lo afferma Italo Bocchino, vicecapogruppo Pdl alla Camera e presidente di Generazione Italia.

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