Il Sistema Bertolaso in Abruzzo

Autore Carlo Costantini

Ho predisposto, insieme ai miei colleghi di IDV, la richiesta di istituzione di una Commissione di Inchiesta del Consiglio Regionale per fare piena luce sul “Sistema Bertolaso”, sia per la parte relativa alla gestione dell’emergenza, che per la parte relativa ai primi interventi di ricostruzione, doveabbiamo contestato i prezzi assurdi di realizzazione del Piano C.A.S.E. (2.800,00 al mq.) che hanno letteralmente arricchito i pochi costruttori pescati dal cilindro della Protezione Civile che hanno avuto la fortuna di realizzarli.

Di seguito trascrivo il testo dell'intervento che ho tenuto ieri, a L'Aquila, durante la quale ho rivelato di essere stato raggiunto da una richiesta milionaria di danni per “asserita diffamazione”, avanzata dal braccio destro di Bertolaso, Gian Michele Calvi.

Voglio iniziare il mio intervento ringraziando ancora una volta i volontari, gli uomini della protezione civile, dei vigili del fuoco, della croce rossa, dell’esercito e delle forze dell’ordine per la straordinaria dimostrazione di generosita’ e di efficienza che hanno espresso nella gestione dell’emergenza post sisma a L’Aquila.
Devo farlo anche per far comprendere senza margini di dubbio a chi e’ rivolto ed indirizzato il mio intervento.
Noi dell’Italia dei Valori sin dal giorno dopo il terremoto abbiamo messo in campo una azione politica finalizzata a sostenere alcune iniziative, a proporne in alcuni casi di alternative, a stimolare chi era investito di poteri decisionali a decidere, a pretendere trasparenza nella gestione delle risorse pubbliche.
Lo abbiamo fatto anche esprimendo critiche aspre ed usando, in alcune occasioni, parole forti, perche’ forte era e resta il dramma vissuto dalla popolazione aquilana.
Abbiamo duramente criticato la scelta delle new town, ma al tempo stesso abbiamo impegnato il consiglio regionale nella discussione e nell’esame di proposte concrete.
Ma tutto questo, o almeno una buona parte, potrete ricostruirlo attraverso il volume che abbiamo pubblicato e distribuito a novembre dello scorso anno, che raccoglie appunto le iniziative piu’ significative assunte dall’Italia dei Valori nei primi centoottanta giorni dal terremoto dal sei aprile 2009.
Insieme a Voi, che rappresentate l’informazione e che siete i migliori testimoni di quello che sto dicendo, abbiamo subito la totale assenza di dati relativi agli aspetti piu’ importanti che si andavano decidendo o realizzando, agli appalti, ai subappalti.
E quando abbiamo potuto, disponendo finalmente dei primi necessari elementi di valutazione, abbiamo denunciato i limiti, le sproporzioni, le abnormita’ e le anomalie di alcuni interventi; di uno in particolare, del c.d. Progetto C.A.S.E..
Nell’esercizio di questa attivita’ di critica politica, un diritto che compete a chi rappresenta i cittadini nella istituzioni, ma che a L’Aquila per i troppi segreti, i silenzi e le omissioni era diventato addirittura un dovere, il 15 febbraio 2010 ho reso una dichiarazione, che ho pubblicato sul mio blog www.carlocostantini.it.
Una dichiarazione che partiva da una domanda che mi ero posto, perche’ insieme a me se la erano posta tantissimi cittadini e che terminava con una conclusione dal mio punto di vista verosimile.
La domanda era la seguente: perche’ la Protezione Civile (intesa come il suo capo) che ha deciso di gestire tutto internamente per la realizzazione del Progetto C.A.S.E. ha deciso di gestire internamente persino gli incarichi tecnici e di direzione dei lavori, rinunciando a procedure aperte, capaci di acquisire competenze provenienti da professionisti esterni al sistema della stessa Protezione Civile?
La risposta che mi sono dato e’ stata la seguente: per evitare che qualcuno dall’esterno potesse saperne troppo o addirittura tutto.
Ebbene per questa dichiarazione, per aver detto la verita’, per aver espresso il mio convincimento basato sui fatti, per aver fatto il mio dovere di rappresentante dell’opposizione, sono stato accusato di diffamazione e citato in giudizio con una richiesta di risarcimento danni di ben 2.000.000,00 di euro.

Ho impiegato alcuni giorni, prima di decidere se rendere pubblica questa azione nei miei confronti, ma poi mi sono convinto di averne il dovere.
Sono stato candidato alla Presidenza della Regione, rappresento il 43% del consenso degli elettori, ho reso questa dichiarazione nell’esercizio della mia funzione pubblica e non avrei potuto per nessuna ragione considerarlo un fatto tra privati cittadini.
Ne’, per nessuna ragione, avrei mai potuto consentire di ottenere il risultato voluto da chi, con la prospettiva di potermi impressionare con una cifra abnorme, ha tentato di mettermi in difficolta’ e di condizionarmi nell’esercizio della mia funzione pubblica di rappresentante dell’opposizione in Consiglio Regionale.
Ne’ avrei mai potuto espormi alle critiche di chi, a ragione, avrebbe potuto interpretare il mio silenzio come rassegnazione, rispetto ad un tentativo di condizionarmi.
Dunque, avevo il dovere di rendere tutto pubblico.
Ora, il mio intervento del 15 febbraio era chiaramente rivolto ai vertici della Protezione Civile, ma la richiesta di danni mi e’ stata avanzata dall’Ing. Gian Michele Calvi.
Ritengo anche doveroso ricordare che lo stesso Ing. Calvi ha cercato di non essere il solo ad agire legalmente.
Pochi giorni prima della notifica dell’atto giudiziario aveva, infatti, convocato in una riunione, nella sua qualita’ di direttore dei lavori e dunque di pubblico ufficiale, tutte le imprese aggiudicatarie degli appalti del Progetto C.A.S.E., rivolgendo loro una singolare sollecitazione: quella di agire anche loro individualmente, sia in sede civile, che in sede penale, per difendere la loro immagine (evidentemente dall’Ing. Calvi ritenuta lesa dalla mia dichiarazione).
Poi nessuno sembra averlo seguito, considerato che l’unico atto sino ad oggi arrivato e’ quello dell’Ing. Calvi, ma trovo comunque sintomatico, singolare, diverso e lontano dal pur legittimo diritto di difendere in giudizio gli interessi individuali e personali che si ritengono lesi, il fatto che un direttore dei lavori chiami le imprese aggiudicatarie di appalti e le solleciti o le inviti, come se si trattasse di un’ordine di servizio, ad agire legalmente contro qualcuno, addirittura rendendosi disponibile anche a pagare tutte le spese legali.
Ora e’ evidente che io devo difendermi e, per quanto non nutra alcun margine di dubbio sull’esito del giudizio, nel quale rivolgero’ anche io una richiesta di risarcimento dei danni all’Ing. Gian Michele Calvi che, se conseguita, non manchero’ di devolvere in favore delle popolazioni terremotate, e’ chiaro che uno degli strumenti a disposizione della mia difesa e’ la prova della verita’ di quello che ho detto.

In proposito, i numeri del progetto C.A.S.E. parlano da soli ed esprimono verita’ (quelle che interessano i cittadini) completamente diverse da quelle che l’Ing. Calvi si affanna a divulgare in conferenze stampa, convegni ed in ogni altra occasione utile.
Ma di questo parlero’ e documentero’ tra poco.
Quello che ora voglio dirvi e’ che l’azione legale dell’Ing. Calvi mi ha messo nella condizione di ottenere quello che da tempo avrei voluto ottenere.
Mi riferisco ad atti e numeri degli appalti che ancora oggi – nonostante l’insolito dinamismo della Protezione Civile nell’aggiornamento e nell’ampliamento delle informazioni provenienti dal suo sito di questi ultimi giorni – non sono stati resi pubblici.
C’e’ una legge, la 241/90, che dice appunto che deve essere garantito l’accesso agli atti ed ai documenti la cui conoscenza sia necessaria per curare o difendere i propri interessi giuridici.
E proprio questa legge ho utilizzato per richiedere alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, al Dipartimento della Protezione Civile ed allo stesso Ing. Calvi l’accesso agli atti.
Hanno un mese di tempo per rispondermi, sono passati circa 20 giorni e voglio proprio vedere se, dopo avermi accusato di aver detto il falso, mi impediranno di avere documenti che possono contribuire a dimostrare che ho detto il vero.
Quel che e’ certo e’ che considero l’azione rivolta nei miei confronti come una azione rivolta al mio ruolo pubblico e non alla mia sfera privata e che, di conseguenza, rendero’ pubblico tutto cio’ che di interesse pubblico emergera’ dall’accesso agli atti, sempre che me lo consentano.
Ma alcuni valutazioni di interesse pubblico, che servono soprattutto a dare una dimensione oggettiva di quello che e’ accaduto all’Aquila con il Progetto C.A.S.E., posso gia’ esprimerle ed interessano la parte politicamente piu’ significativa del mio intervento del 15 febbraio 2009, quella nella quale sostengo che il Progetto C.a.s.e. e’ uno sperpero di denaro pubblico ed e’ costato il triplo (espropri, urbanizzazioni e tutto il resto compreso) di quanto sarebbe costati edifici con requisiti analoghi (o forse addirittura migliori).
I numeri sono numeri e si leggono per quello che sono, ma per evitare strumentalizzazioni ho dato un incarico tecnico, ad un perito che di professione fa questo lavoro, per le pubbliche amministrazioni e per l’autorita’ giudiziaria.
Vi do i numeri, rilevati dal complesso delle informazioni che solo da poche settimane possono essere acquisite direttamente dal sito della protezione civile e che comunque potrete rilevare dalle note in calce e dal testo della perizia che vi consegno.
Numeri che i cittadini, i contribuenti e chi ha fatto donazioni hanno il diritto, il sacrosanto diritto di conoscere.

Partiamo dal valore di mercato delle abitazioni in zone analoghe a gran parte di quelle utilizzate per la realizzazione del Progetto C.A.S.E..
Secondo le stime operate dall’Agenzia dei territorio per il II semestre 2008, il valore di dette abitazioni e’ pari mediamente ad un importo oscillante tra i 650,00 ed i 1.000,00 euro al metro quadro: questo e’, dunque, anche qualora lo volessimo elevarlo del 10% o del 20%, il valore di mercato di riferimento di appartamenti realizzati in aree analoghe a gran parte di quelle interessate dal Progetto c.a.s.e.
Poi prendiamo un altro spunto da bandi di gara pubblicati dalle pubbliche amministrazioni in periodi perfettamente corrispondenti, per appalti finalizzati alla realizzazione di appartamenti: ho il computo metrico pubblicato il 25.8.09 dal Comune di Ortona (Chieti) che vi consegno; leggo di impianti fotovoltaici, di parcheggi interrati, di rete fognaria, di impianto solare-termico e leggo anche di un prezzo a base d’asta per mq. che mi e’ stato indicato in Euro 797,00 al mq., ma che per evitare errori, voglio elevare sino ad euro 1.000,00 o anche 1.100,00 al metro quadro a base d’asta ed al lordo di eventuali ribassi.
Poi teniamo in considerazione quanto riferito nelle note dal tecnico che ho incaricato, che testualmente riferisce che oggi il costo di costruzione medio al mq. di fabbricati residenziali varia a secondo delle rifiniture, da euro 900,00 ad euro 1.100,00, omnicomprensivo di tutte le incidenze.
Poi ancora – e concludo con i riferimenti – prendiamo anche in considerazione i prezzi di case vendute sul mercato da una nota azienda nazionale, che produce case che interpretano, secondo quanto riferito dal Corriere della Sera del 28 agosto 2009, un sistema costruttivo simile a quello utilizzato per il Progetto C.A.S.E., di classe energetica A e con tempi di realizzazione strettissimi: da 800,00 a 1.000,00 euro al mq., a secondo delle rifiniture.
Quindi passiamo all’esame dei numeri del Progetto C.a.s.e..
Queste le spese complessive, ovvero quello che puo’ definirsi il costo complessivo di una opera pubblica, quale e’ il Progetto C.A.S.E., secondo i numeri forniti dal sito della Protezione Civile: complessivi Euro 1.086.000.000,00 (da detrarre dal costo euro 55.398.094 per mobili ed arredi) di cui euro 700.000.000,00 stanziati dal decreto Abruzzo, euro 36.000.000,00 provenienti dalle donazioni ed euro 350.000.000,00 donati dall’Unione Europea.
Un primo dato e’ immediatamente desumibile.
Se la spesa complessiva segnalata dalla Protezione Civile e’ di euro 1.030.601.052 (esclusi, come detto, beni mobili ed arredi) e le unita abitative realizzate, sempre sulla base di quanto segnalato dalla Protezione Civile, sono n. 4.449, quanto e’ costato ai contribuenti italiani, all’unione europea ed ai generosi cittadini di tutto il mondo che hanno donato denaro per L’Aquila e gli aquilani, un alloggio che nel decreto Abruzzo non viene neppure definito una casa, ma un “modulo abitativo destinato ad una durevole destinazione”?: Euro 231.648,00 ad alloggio.
Se poi volessimo esprimere un valore al metro quadro calpestabile o effettivamente abitabile (quello che solitamente viene valutato quando un comune cittadino decide di acquistare una casa), considerato che la dimensione media di ogni alloggio e’ di circa 65 mq., dovremmo dire che gli alloggi sono costati circa euro 3.500,00 al metro quadro.
Ma il tecnico che abbiamo incaricato non ha omesso di sviluppare anche un altro parametro di calcolo, che tiene conto non dei metri quadri effettivamente abitabili, ma della c.d. “superficie convenzionale”, comprensiva di incidenze per autorimesse, balconi, terrazzi etc.
Lo ha fatto applicando i parametri di legge (L. 392/78) e ne e’ venuto fuori un costo che, anche nel caso in cui si volesse attribuire valore economico a tutto cio’ che non e’ strettamente abitazione, esprimerebbe comunque un importo di circa 2.700,00 al mq., che poi e’ il costo calcolato e stimato in interventi pubblici di chi, prima di me, si e’ occupato di calcolare quanto e’ costato alla collettivita’ il Progetto C.A.S.E..

Questi sono alcuni dei fatti che, nell’adempimento del diritto/dovere di controllo, di critica e di denuncia pubblica che compete a chi rappresenta l’opposizione nelle istituzioni, ho dichiarato il 15 febbraio 2010.
Fatti che ritenevo veri il 15 febbraio 2010 e che ritengo veri oggi.
Ebbene, da queste dichiarazioni, proprio perche’ riferite a fatti specifici e di straordinario interesse pubblico – considerate le gigantesche dimensioni economiche dell’appalto e le centinaia di deroghe al codice degli appalti, alla legge sulla trasparenza ed alle norme sui controlli appositamente introdotte dal Governo per poterlo realizzare e gestire – era lecito attendersi una risposta, una smentita, una precisazione credibile e documentale.
Hanno, invece, risposto in modo scomposto, nervoso, con uno strumentale ricorso all’autorita’ giudiziaria avanzato – proprio per l’enormita’ della richiesta – al chiaro fine di crearmi preoccupazioni e di condizionare l’esercizio delle funzioni pubbliche che mi hanno assegnato i cittadini abruzzesi.
Ma hanno completamente sbagliato indirizzo, perche’ ritengo di avere detto la verita’ e di avere fatto semplicemente il mio dovere, che continuo’ a fare, come e piu’ di prima.
Se invece vogliono da me i soldi, i due milioni di euro, hanno sbagliato una seconda volta, perche’ saranno loro a dover pagare.
Ovviamente continuero’ a tenervi informati e per ora mi consegno all’equilibrio ed alla serenita’ della Magistratura, che accertera’ se, sostenendo che si e’ trattato di uno sperpero di denaro senza precedenti e che e’ costato il triplo del necessario, ho detto io il falso o se il falso proviene da chi strumentalmente mi accusa.

Lascia un commento

My Agile Privacy
Questo sito utilizza cookie tecnici e di profilazione. Cliccando su accetta si autorizzano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su rifiuta o la X si rifiutano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su personalizza è possibile selezionare quali cookie di profilazione attivare.
Attenzione: alcune funzionalità di questa pagina potrebbero essere bloccate a seguito delle tue scelte privacy