PdL, tre proposte per diventare il “Partito della Legalità ”

di Italo Bocchino

Probabilmente ha ragione il ministro Alfano quando dice che non c’è una nuova Tangentopoli in vista. Al momento non sembra infatti emergere un sistema che coinvolge partiti, correnti organizzate e singoli esponenti politici, come accadde all’inizio degli anni Novanta.
Allo stesso tempo, però, non si può derubricare tutto alla magica formula del “caso isolato”, perché la moltiplicazione di questi casi sta allarmando l’opinione pubblica. Se non c’è un sistema – e a nostro giudizio non c’è – si registra indubitabilmente un abbassamento del livello di etica pubblica che deve contrassegnare quella che Fini definisce la “buona politica”. E ci sono tanti – troppi – episodi di malcostume che al di là delle implicazioni penali e delle eventuali responsabilità dei singoli rischiano di allontanare gli italiani dalla politica.
In questi giorni gli italiani leggono e sentono di parlamentari privilegiati per l’acquisto dei biglietti della finale di calcio della champions league, di deputati che si lamentano perché vengono multati se prendono la corsia degli autobus e dei taxi e di chi addirittura propone un aumento di stipendio ai politici che fanno fino in fondo il loro lavoro per cui sono certamente ben retribuiti.
Si legge di richieste di arresti e di condanne per peculato, di accuse alla politica di collusione con la mafia in Sicilia, con la ‘ndrangheta in Calabria e con la camorra in Campania, di inchieste a Perugia, a Roma, in Sardegna, con il coinvolgimento di nomi altisonanti anche del Pdl.
Ogni giorno c’è un aggiornamento su liste di nomi nero su bianco o sussurrate nelle redazioni dei giornali e in Transatlantico. Il tutto dopo le dimissioni di Scajola dovute a una forte pressione dell’opinione pubblica e della stampa per la semplice ragione che il ministro non riusciva a spiegare quello che era accaduto in occasione dell’acquisto del suo appartamento romano.
Adesso, al di là delle responsabilità penali che spetta alla magistratura provare in un clima di garantismo assoluto, è evidente che c’è una deriva che richiede una risposta ferma, immediata, chiara ed evidente, anche e soprattutto da parte del Pdl in quanto primo partito italiano e partito locomotiva della coalizione di governo. Il Pdl dovrebbe approfittare di questa occasione per offrire una ulteriore e nuova lettura della sua sigla, divenendo con i fatti il “Partito della Legalità”, isolando eventuali responsabili di episodi dannosi per la sua immagine ed evitando che questi argomenti siano appannaggio della Lega nel centrodestra e dell’Italia dei Valori nel centrosinistra.
Per diventare il “Partito della Legalità” ci permettiamo di avanzare tre proposte. La prima è la sottoscrizione di un codice etico, sulla scorta di quello approvato dalla commissione Antimafia, per tutti gli eletti del Pdl in ogni assemblea e per quelli nominati in ogni società o ente su indicazione del partito. La seconda è l’adozione dell’anagrafe pubblica degli eletti e dei nominati con la pubblicazione sul sito ufficiale del partito dei dati reddituali e patrimoniali di quelli che grazie al Pdl percepiscono un emolumento. La terza è l’accoglimento della proposta di Generazione Italia, che per prima ha chiesto di adottare un iter fulmineo per approvare il ddl anticorruzione, che va anche rimpolpato nei contenuti perché così com’è appare oggettivamente da migliorare.

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