Alla esequie di Stato retorica anche da parte di un prete

Ed ecco, uno di quelli che erano con Gesù, messa mano alla spada, la sfoderò e colpì un servo del sommo sacerdote amputandogli l'orecchio. Allora dice a lui Gesù: «Rimetti la tua spada al suo posto, poiché tutti quelli che mettono mano alla spada, di spada periranno» (Mt 26, 51 – 52). Monsignor Vincenzo Pelvi, dimentico dell'insegnamento del Signore, alle esequie dei due militari uccisi ad Herat, ha detto: “Chi ama non può non morire, come chi si dona non può farlo a metà. Luigi e Massimiliano hanno vissuto per gli altri e sono morti per gli altri: sono morti come hanno vissuto, offrendo la loro giovane vita per gli altri. Per i nostri giovani militari le missioni di pace sono una questione d'amore per dare dignità e democrazia a chi piange e soffre nelle terre più dimenticate”. Ma che dice il monsignore? Io capisco la retorica, per dirla eufemisticamente, in bocca agli uomini politici, ma non in bocca ad un prete. Di terre dove si piange e si soffre è piena la terra; come mai tutto quest'amore dei nostri giovani per la democrazia in Afghanistan? E di norma i missionari che amano non sono provvisti di armi sofisticate, e non danno una mano, magari indirettamente, a chi bombarda sui villaggi uccidendo civili, nonché ad un governo corrotto.

Attilio Doni
Genova

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