“L’Uomo nelle gravine nel Medioevo”. Incontro in Archeogruppo con relatore lo studioso e archeologo prof. Roberto Caprara

Il prossimo 27 maggio 2010, presso lo Spazio Culturale “Domenico Mastrangelo”, terzo appuntamento con la storia de “L’Uomo nelle gravine” negli oramai consueti Incontri in Archeogruppo: questa volta verrà affrontato l’affascinante tema del Medioevo. Relatore della serata sarà ancora una volta lo studioso e archeologo prof. Roberto Caprara che chiarirà le differenze che caratterizzano la conversazione di oggi, quando abbiamo ampia esperienza degli insediamenti rupestri circum-mediterranei e non solo, rispetto a conversazioni analoghe di quaranta o trent’anni fa, incentrate soltanto sui dipinti, o di trenta-vent’anni fa, quando si incominciarono a studiare i villaggi e le abitazioni, o di dieci anni fa quando si incominciò ad entrare nel vivo della cultura degli abitanti dei villaggi rupestri e si scoprì che in nulla differiva da quella degli abitanti di villaggi subdiali o delle stesse città, e quindi era inutilmente riduttivo e fuorviante parlare di “civiltà rupestre”, che era una implicita contrapposizione ad altre forme di civiltà.
Parlerà quindi della nascita della medicina, con la Scuola Medica Salernitana e di etnoiatria ed erboristeria, di astrologia, alchimia, magia e superstizioni, di cui il Medioevo fu intessuto e di cui troviamo tracce evidenti nei graffiti e perfino nei dipinti esistenti nelle chiese rupestri.
Sottolineando la complessità delle stratificazioni sociali presente nei villaggi rupestri, ove c’erano le risorse economiche e culturali per la realizzazione di monumenti come le chiese di Lama d’Antico a Fasano, di San Procopio a Monopoli, della Candelora a Massafra, di Sant’Eustachio di Posterga con le sue nove cupole di perfetta stereometria a Matera, giunge ad affermare il completo riscatto sul piano storico degli abitatori dei villaggi rupestri, non “figli di un dio minore” o peggio, di una “civiltà” minore, ma fieri realizzatori di opere che in nulla si sentivano inferiori ai contemporanei costruttori di cattedrali.
In precedenza, sempre sull’argomento “L’uomo nelle gravine” aveva tenuto due altre relazioni. Nella prima aveva trattato il periodo che va dall’Età del Ferro all’Alto Medioevo, allargando lo sguardo alle varie civiltà succedutesi, oltre che in Italia, anche in Europa e nel bacino mediterraneo. Aveva parlato, tale occasione, dei Celti, dei Villanoviani e, venendo alla Puglia, degli Japigi, dei Dauni, dei Peuceti e dei Messapi, soffermandosi sull’iscrizione della grotticella messapica di Corvo a Massafra. Si era anche soffermato sulla colonizzazione greca e sulle prestigiose realizzazioni di quella civiltà nell’Italia meridionale e a Taranto in particolare, dimostrando che anche allora non si disprezzava “il vivere in grotta”, come rivelano i numerosi ipogei di via Cava a Taranto e dell’insediamento di Carrino San Sergio a Massafra. In questo primo incontro aveva anche parlato dell’età romana, alla quale ha attribuito, sulla base di dati archeologici, un primo nucleo di abitazioni nella Gravina di San Marco e dell’avvento del Cristianesimo, delle catacombe e di Dura Europos. Ed inoltre ha parlato delle migrazioni dei popoli (che noi chiamiamo invasioni barbariche) fra la tarda antichità e l’Alto medioevo, soffermandosi particolarmente sull’arrivo dei Vandali ariani in Africa settentrionale, che causerà l’afflusso di profughi ortodossi che hanno dato il nome alla Massa Afra, scavando, secondo modelli a loro consueti, le prime “vicinanze” ed abitando nel villaggio rupestre di Gravina Madonna della Scala, dove in un’abitazione fu rinvenuto un tesoretto di monete vandale e bizantine nascosto prima del 510. Nel corso di tale incontro tenne anche con un ampio excursus sui Longobardi che tennero le terre del territorio per oltre un secolo e mezzo fra VII e IX secolo, del quarantennio in cui vi fu un emirato arabo, delle vicende di Taranto distrutta dagli Arabi nel 927 e riconquistata dai Bizantini nel 968. A conclusione delle relazione ebbe a soffermarsi sull’affresco del Cristo di Carpignano del 959 e su un’iscrizione in greco su un coccio di terracotta rinvenuta nella grotta della gravina di Leucaspide e datata al 974. 
Nnel secondo incontro, sempre sull’argomento “L’Uomo nelle gravine”, aveva parlato della preistoria e protostoria fino all’Età del Bronzo. Una conferenza in cui aveva allargato lo sguardo sulla vicenda dell’incivilimento umano dal Paleolitico all’Età del Bronzo.
 Aveva parlato, infatti, della formazione delle Gravine durante le Ere glaciali, dell’arrivo in Puglia dell’Uomo di Neanderthal circa 70.000 anni fa, del suo insediarsi nelle Gravine stesse (un sito Neanderthal è stato scoperto dal prof. Pietro Parenzan nel Riparo Manisi della Gravina di Palagianello), delle sue capacità tecniche, del suo modo di vita. Con l’arrivo, fra 30.000 e 20.000 anni fa, di una nuova ondata migratoria dall’Africa (questa volta l’Uomo di Cro Magnon, perfettamente uguale a noi) si sviluppano anche esigenze ricreative e spirituali, strumenti musicali, grotte dipinte. Poi, intorno a 12.000 anni fa, la rivoluzione Neolitica con l’invenzione della ceramica, dell’agricoltura e dell’addomesticamento del bestiame. Selci e ceramica del Neolitico finale furono scoperte a Madonna della Scala, dove, nell’Età del Bronzo iniziata 4.000 anni fa, venne ubicata una delle più grandi necropoli di tombe a grotticella esistenti in Puglia. Ancora lo stesso apprezzato relatore, aveva tenuto in un altro incontro, la relazione “Massafra alla fine del ‘400 e l’allevamento dei cavalli del Re” . Trattando questo argomento aveva messo in evidenza dati anagrafici, vita amministrativa, vita sociale, monumenti, araldica, allevamento dei cavalli del Re. E questo, tenendo conto dei dati ricavati dallo studio del codice del 1464 conservato nel Grande Archivio di Napoli intitolato “Quaterno facto et ordinato per Notaro Antonio Caricello de Massafra Regio ibidem Erario et Conservatore in anno XIII Indictionis”, che si accinge a pubblicare con ampio commento, ponendo, tra l’altro, le basi documentarie della ricostruzione di un secolo praticamente sconosciuto della storia di Massafra, per molti ancora ferma al volume del Gallo del 1916.

Relazioni molto apprezzate da tutti i presenti, tra cui i soci dell'Archeogruppo – Centro di ricerche e studi storici, artistici, archeologici ed ambientali – nato spontaneamente nel 1972 e di cui è attuale presidente Antonio Caprara (prima di lui sono stati presidenti, rispettivamente l’avv. Giulio Mastrangelo e il prof. Attilio Caprara).
Per informazioni: info@archeogruppo.it

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