Ripresa di dialogo tra Svizzera e Italia

I rapporti ufficiali tra la Svizzera e l’Italia non sono ancora ai livelli d’eccellenza di qualche anno fa, ma alcuni segnali lasciano ben sperare.
In questi ultimi anni i rapporti ufficiali tra i due Paesi si sono un po’ deteriorati, non solo a causa delle note vicende sullo scudo fiscale e dei modi poco riguardosi con cui è stato applicato (nei media elvetici si è parlato persino di «guerra fiscale»), ma anche per alcune esternazioni poco o per nulla diplomatiche di alcuni importanti ministri della Repubblica, per la problematica applicazione in Italia degli Accordi bilaterali tra la Svizzera e l’Unione europea, per la questione dei ristorni all’Italia delle imposte alla fonte prelevate ai frontalieri, ecc.
Per entrambe le parti la situazione appariva intollerabile, soprattutto alla luce degli ottimi rapporti che esistono a livello economico e finanziario. Basti pensare che l’Italia è il secondo partner economico della Svizzera e il secondo principale fornitore. L’interscambio tra i due Paesi si aggira sui 40 miliardi di franchi l’anno. Sono cospicui gli investimenti della Svizzera in Italia, ma anche quelli dell’Italia in Svizzera. Senza dimenticare l’importanza per entrambi i Paesi della presenza in Svizzera di oltre mezzo milione di cittadini italiani.
Per ragioni di opportunità si è attesa la conclusione del prolungamento dello scudo fiscale per tentare di riavviare i buoni rapporti. E lo si è fatto al livello più alto della politica con l’incontro, il 5 maggio scorso, tra la Presidente della Confederazione Doris Leuthard e il Presidente del Consiglio dei ministri italiano Silvio Berlusconi.
L’importanza di questo incontro tra la Presidente Leuthard e il Premier Berlusconi è data anche dal fatto che vi hanno partecipato i due superministri italiani Franco Frattini (che era intervenuto in modo forse poco accorto nella controversia tra la Svizzera e la Libia) e Giulio Tremonti (principale responsabile della «guerra fiscale» e grande accusatore della Svizzera a causa del segreto bancario). La loro partecipazione è stata voluta da Berlusconi non solo perché dirigono i due importanti ministeri degli esteri e dell’economia e finanza, direttamente implicati nello stato delle relazioni bilaterali, ma anche per far loro comprendere che le questioni con la Svizzera vanno affrontate e risolte globalmente.
Da parte svizzera è stata apprezzata molto la disponibilità dell’Italia alla ripresa del dialogo, ma evidentemente le divergenze da superare sono ancora tante e ci vorrà del tempo perché tutti i punti controversi (soprattutto in materia di doppia imposizione, applicazione degli Accordi bilaterali Svizzera-Unione europea e di ristorno delle imposte prelevate ai frontalieri) trovino una soluzione soddisfacente per entrambe le parti.
I meno ottimisti sul riavvicinamento tra la Svizzera e l’Italia sembrano i ticinesi, i primi a subire i danni del deterioramento delle relazioni tra i due Paesi in questi ultimi anni. Sarà forse per attenuare i toni della polemica o per ridimensionare la portata dell’effetto scudo fiscale e d’altro ancora, sta di fatto che, quasi contemporaneamente all’incontro tra la Leuthard e Berlusconi, nella Piana di Magadino in Ticino un altro ministro del governo svizzero, Moritz Leuenberger, alludeva al ministro Tremonti con un’immagine che non lascia dubbi sulle scarse simpatie di cui questi gode in Svizzera e soprattutto in Ticino. In sostanza lo ha paragonato a una sorta grande uccello predatore che sta in agguato sui monti («per questo viene chiamato l’uccellone Tremonti») per osservare i numerosi uccelli che dal sud «vengono qui per nascondere le uova in una cassaforte». Per questo ora hanno paura.
Certamente, se le questioni fiscali saranno presto risolte, c’è da ben sperare che anche le altre questioni, meno spinose, trovino una rapida soluzione. In ogni caso la collettività italiana residente in Svizzera lo spera vivamente, anche per poter affrontare più serenamente un’efficace collaborazione in questo Paese in molti altri campi quali la salvaguardia e la valorizzazione della lingua italiana, l’utilizzazione dei media, la partecipazione alla vita culturale e politica locale, ecc.
Giovanni Longu
Berna 17.05.2010

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