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La Chiesa in fatto di morale sessuale non è mai stata buona maestra

Il cardinale Carlo Maria Martini ha detto ad Eugenio Scalfari (La Repubblica 12 maggio): “La pedofilia è il più grave dei peccati…viola addirittura l'innocente…Ci può essere peccato più grave di questo?”. Come non dargli ragione? Ciò che dispiace, tuttavia, è che di questo gravissimo peccato la Chiesa sembra essersene accorta solo da poco tempo. Nel Catechismo tridentino (1566) si parla di atti impuri, ma non in particolare di abusi sui bambini. Il Catechismo di Pio X (1905) pure ci comanda di non commettere atti impuri, e parla di peccato impuro contro la natura, riferendosi ovviamente all'omosessualità, ma non parla segnatamente di pedofilia. Finalmente il Catechismo redatto dopo il Concilio Vaticano II, parlando di fornicazione al punto 2353, conclude: “Inoltre è un grave scandalo quando vi sia corruzione dei giovani”; e quando parla di stupro, al punto 2356, conclude: “E' sempre un atto intrisecamente cattivo. Ancora più grave è lo stupro commesso da parte di parenti stretti (incesto) o di educatori ai danni degli allievi che sono loro affidati”. Tutto qua. Non esiste un punto dedicato al grave peccato. La Chiesa fino a ieri si è preoccupata molto più degli “abusi” sugli embrioni che degli abusi sui bambini; più di omosessualità che di pedofilia. In fatto di morale sessuale non è mai stata buona maestra.

Miriam Della Croce

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