di Alessandro Pallaro
“Le vicende riguardo il piano carceri e le polemiche seguite alla discussione in commissione Giustizia dimostrano una cosa evidente: il carcere non interessa a nessuno e il destino dei detenuti è legato sempre più a una scelta di convenienza politica più per l’elettorato leghista che per il Paese intero”. A renderlo noto è stato il Segretario generale dell’Osapp, Leo Beneduci, che interpellato dal web magazine www.periodicoitaliano.info ha dato una propria personalissima versione dei contrasti sorti tra il ministro Alfano e quello degli Interni, Roberto Maroni. “E’ strano: – ha spiegato il sindacalista – se i due ministri non si sono parlati in sede di Consiglio dei ministri prima che il provvedimento ‘svuota carceri’ approdasse in parlamento, allora vuol dire che esiste una questione politica grave. Una questione ancor più grave se, invece, lo hanno fatto. E’ infatti evidente, a questo punto, quanta strumentalizzazione ci sia nell’aria e come la politica giochi con il destino di quasi 70 mila detenuti. E’ altresì evidente come su un provvedimento più volte annunciato e rimandato – quello del piano carceri – si stia scatenando una guerra, che non esitiamo a definire elettorale. C’è puzza di bruciato. Lo prova il fatto che Maroni ha aspettato fino ad adesso per dire la propria come ministro degli Interni circa il provvedimento sulla messa alla prova e sul carcere domiciliare, sulla possibilità cioè di far scontare a casa chi deve estinguere un periodo di detenzione residuale di un anno: perché, alla luce delle preoccupazioni espresse ni giorni scorsi dal Vice Capo della Polizia? Il sistema penitenziario è in sul punto di esplodere e c’è preoccupazione per la ‘liberazione’ di 10 mila detenuti, considerati potenziali delinquenti benché in genere si conoscano benissimo le statistiche sulla recidiva di chi espia la pena fuori: per dirla in cifre, 19 su 100 sono i detenuti che tornano a delinquere una volta fuori. E questi sono i dati ufficiali. Ma, a parte questo”, ha aggiunto Segretario generale dell’Osapp, “adesso la politica si sveglia e si pone quegli stessi interrogativi che la nostra categoria manifesta da un’eternità. Perché porre adesso la questione dell’ordine pubblico, della gestione delle forze sul territorio e dell’incremento degli organici? Perché di fronte a determinate criticità, che sono anche legittime, sollevate da un autorevole esponente della Polizia di Stato, si è pronti a discutere? Ma prima, dov’era il ministro degli Interni?. Sono argomenti, questi, che noi, poliziotti penitenziari, da tempo rappresentiamo a ogni ministro della Giustizia e presidente del Consiglio che si avvicendi, a dimostrazione che i problemi legati al carcere sono ormai atavici”.
(articolo tratto dal web magazine www.periodicoitaliano.info)