Il Pdl sia unito. Ma l’unanimità a tutti i costi non serve
di Potito Salatto*
Ormai il dado è tratto. Il congresso fondante del Popolo della Libertà, caratterizzato nel recente passato da un’opprimente unanimismo, è archiviato. L’ultima direzione del Partito, pur riconfermandone l’unità, ha sancito l’esistenza di aree articolate: alcune maggioritarie e altre minoritarie, in contrapposizione dialettica che rifiutano, per opposte considerazioni, una gestione unanime pur riconoscendosi in valori condivisi.
Unità, unanimismo, unanimità sono cose assolutamente diverse. E una sola deve essere privilegiata: l’unità. D’altro canto, come si poteva immaginare che un Partito di circa il 40% di peso elettorale non potesse e non dovesse rappresentare al suo interno sensibilità e interessi articolati della società a cui fa riferimento?
Gianfranco Fini, per storia, cultura, mentalità, ha avuto il coraggio di porre sotto gli occhi di tutti questa verità, auspicando un permanente e democratico dibattito interno, al di là del grado di rappresentanza di ognuno. Molti lo hanno capito e apprezzato formalmente (soprattutto fra gli elettori), alcuni silenziosamente in attesa degli sviluppi a seguito dell’esacerbata replica del leader Silvio Berlusconi il quale, per questa sua carica, che non è in alcun modo messa in discussione, avrebbe dovuto operare una sintesi politica, quella sì unanime.
Così non è stato e sarebbe veramente masochismo politico sollecitare anatemi, ritorsioni, scissioni per coloro i quali, sollecitando una dialettica interna agli organi di Partito (fin qui sulla carta), vogliono rendere il Pdl più forte e più rappresentativo, lasciando alle spalle una visione dello stesso solo come comitato elettorale.
Dopo la direzione ultima non c’è più una divisione tra ex Forza Italia o ex Alleanza Nazionale; le quote famose (70%-30%) non hanno più senso. Berlusconi e Fini rappresentano realmente (finché lo vorranno…) i due cofondatori del Pdl in termini, essenzialmente, di contributo politico articolato e autorevole, in grado di attrarre fette di elettorato diverso. Non capire questo è solo miopia politica, autolimitazione. A quelli che prima si definivano ex An e che contestano il modo di procedere di Fini, ricordo che gli stessi malumori serpeggiarono quando, con lungimiranza politica, lo stesso Fini promosse Fiuggi dando vita ad Alleanza Nazionale e dopo partecipò alla creazione del Pdl. Salvo poi, nei fatti, ringraziarlo per le scelte compiute. A loro e a Berlusconi ricordo quanto scrisse Matteo, l’evangelista, «non chiunque mi dice: “Signore, Signore”, entrerà nel regno dei cieli».
*eurodeputato PDL-PPE