“Il giorno 11 maggio si presenta il volume sulla biografia della mistica che viveva nel piccolo paese in provincia di Vibo Valentia, scomparsa il primo novembre 2009, nel saggio Natuzza Evolo. Il miracolo di una vita”. Notizia Adnkronos che le pagine dei giornali della cultura sicuramente riprenderanno. Giacché di cultura si tratta. Cultura italiana del terzo millennio. Del resto è in corso il processo di beatificazione della “mistica”. Questo volume è stato scritto da Luciano Regolo. Intanto, in ansiosa attesa (non ci dormo al pensiero) di leggere il libro del giornalista, voglio analizzare un brano di don Marcello Stanzione, angelologo, che pure ha scritto libri sulla grande mistica. Marcello Stanzione trascrive (www.pontifex.roma.it) la testimonianza di don Giovanni Capellupo, che a sua volta riferisce un racconto di Natuzza, della quale era confessore. “Sabato sera 22 giugno 1946 ho visto la Madonna e le domandai di darmi una risposta. Mi rispose: «Fra un momento ti manderò l’angelo custode e ti riferirà quello che io ho detto a lui». Poi le domandai perché non mi diceva più niente e mi rispose che se ne doveva andare…Poi scomparve. Era sollevata qualche mezzo metro in mezzo alla camera ed io ero vicino alla finestra. Dopo un poco è apparso l’angelo. Appena l’ho visto mi sono spaventata e lui mi disse: «Calmati, non aver paura. Io sono l’angelo custode. Tu vuoi bene a Gesù?». «Sì», ho risposto. «Tu vuoi bene alla Madonna?»,. «Sì», ho risposto. «Anche loro ti hanno voluto e ti vogliono bene»…Poi l’angelo mi disse ancora: «Vi sono in Cielo più padri e madri che non zitelle»”. Per dirla col Carducci, altre cure su nel cielo ha la vergine Maria. La Madonna non può perdere tempo con la mistica di Paravati. Il tempo l'ha già perso prima con l'angelo per comunicargli il messaggio da portare a Natuzza. La mistica sa che deve arrivare l'angelo, però, come succede sempre davanti ad un'apparizione che si rispetti, si spaventa. L'angelo la tranquillizza, si presenta, e non sapendo se la sua “custodita” voglia bene a Gesù e alla Madonna, glielo chiede. E che cosa avrebbe mai dovuto rispondere la grande mistica? Gli risponde di sì, anziché dirgli: Ma che domande sciocche mi fai? Che razza d’angelo custode sei? Interessante la profonda considerazione dell'angelo circa padri madri e zitelle in cielo. Natuzza era sposata ed aveva tre figli, e probabilmente temeva per questo d'essere considerata meno santa delle vergini sante. Gesù anche parlava a persone semplici, ma come paragonare le parole e i concetti espressi dal Signore, con quelle di questo volgarissimo puerile angioletto? Analfabeta, Natuzza, ma capace di ricorrere a piccole furbizie: “Io ripeto solo quello che l'angelo mi dice. Ad esempio se una mamma mi chiede: «Di che è morto mio figlio?», e dice questo per provarmi, l'angelo mi risponde: «Lei lo sa già », ed io dico a quella persona: «Voi lo sapete ». Oppure furbetto era l'angelo? Ma come descriveva Natuzza questi angeli con i quali aveva tanta familiarità? Diceva che erano “bambini bellissimi, luminosi, sollevati da terra”. Alla Madonna, agli angeli, ai santi delle apparizioni, di norma dà fastidio poggiare i piedi a terra. La bella Signora di Fatima appariva sempre su un piccolo elce. L'esito del processo canonico è scontato. Natuzza salirà agli onori degli altari. Ma è cristianesimo questo?