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Una situazione ormai insostenibile

di Alessandro Pallaro

A Rebibbia e Viterbo la polizia penitenziaria si astiene dai pasti e applica alla lettera i regolamenti, mentre lunedì 26 inizierà, a Roma, un sit in permanente. “Protestiamo con decisione contro questo sistema che sta uccidendo la categoria”. A gridarlo a gran voce è il segretario generale dell’Osapp, Leo Beneduci, a una settimana esatta dallo sciopero di massa e dalle iniziative che il sindacato ha esteso in tutto il territorio nazionale. “Oramai protestiamo da tempo, non ci siamo mai fermati e non è più una questione di sigla sindacale: a noi si sono uniti il Sappe, il Sinappe, la Cgil, l’Ugl, la Cisl, e la Fsa-Cnpp, come è successo a nei giorni scorsi a Regina Coeli. Da giorni, infatti – spiega il leader sindacale – qui come a Rebibbia e a Viterbo la polizia penitenziaria si astiene dai pasti e applica alla lettera i regolamenti, mentre lunedì 26 inizierà, sempre a Roma, un ‘sit in permanente’ della polizia penitenziaria. Queste iniziative servono a far capire all’attuale capo dell’amministrazione, Ionta, come proprio non possa continuare nel proprio prolungato impegno di commissario straordinario per l’edilizia penitenziaria e la contemporanea gestione del dipartimento e delle continue emergenze. O dentro o fuori: o mette giù le mani dall’edilizia straordinaria e si decide una volta per tutte a gestire i detenuti e il personale penitenziario in maniera concreta e continuativa, oppure si dimette dall’incarico di Capo della Polizia Penitenziaria e lascia il posto a qualcun'altro. Molto semplice. Continuiamo così fino al logoramento, nonostante il ministro e il capo del Dipartimento facciano ‘spallucce’. Intanto, è iniziato il volantinaggio davanti agli istituti penitenziari dei capoluoghi di provincia della Campania. E analoghe iniziative proseguiranno nei prossimi giorni in Sicilia, Piemonte, Toscana, Lombardia e Puglia. L’esempio di Rieti – conclude Beneduci – del nuovo istituto, cioè, dove dopo mesi dall’apertura i poliziotti penitenziari continuano a essere 95 e non 171 e i detenuti 90 e non 350, deve far riflettere su quanto non sia proprio indispensabile un ‘Piano carceri’ concepito sullo spreco. A Trento, invece, con il nuovo complesso, in apertura a luglio, i poliziotti potranno essere al massimo 105/130 e non 280, come prevede qualcuno. E’ ora di smetterla di improvvisare e di buttare i soldi dalla finestra. Da quello che vediamo non sembra che tale consapevolezza sia stata ancora raggiunta da chi di dovere, mentre la calura e i disagi dell’estate penitenziaria iniziano ad incombere”. La situazione è esplosiva anche in Piemonte. E a Firenze-Sollicciano, istituto circondariale in grave carenza di personale, si è suicidato l’ennesimo detenuto. A Barcellona Pozzo di Gotto si manifesta davanti all’ospedale psichiatrico-giudiziario. “Possiamo accettare solo in parte che le alterne vicende della politica e dei Partiti, quali e da ultimo quelle relative al Pdl, distolgano l’attenzione da quello che effettivamente accade nel Paese”, spiega ancora Leo Beneduci, “come le condizioni attuali delle carceri e di chi vi lavora, perché l’assenza di concretezza nel Governo e nel ministro Alfano iniziano a diventare insopportabili”, spiega Leo Beneduci, che nel dare notizia dell’ennesimo suicidio, il 21° dall’inizio dell’anno nella casa circondariale di Firenze-Sollicciano aggiunge: “La probabilità di riuscire a togliersi la vita in carcere in orari pomeridiani è assai scarsa se non in condizioni tali che la carenza di personale di polizia penitenziaria, come a Firenze, si verifica oramai da mesi, impedendo qualsiasi effettivo controllo e i successivi interventi. In Piemonte, dopo le aggressioni di Novara, il tentativo di rivolta di Fossano, il blocco dei trasporti dei detenuti per mancanza di personale ad Asti, ad Alessandria-Don Soria la Direzione ha bloccato del tutto ferie e congedi degli addetti della polizia penitenziaria” prosegue il sindacalista, che riguardo proteste in corso, inoltre, segnala: “Pur nel rispetto degli sforzi del provveditore regionale dell’Amministrazione penitenziaria del Lazio che ha incontrato i sindacati, per l’OSAPP la protesta continua a oltranza soprattutto a Regina Coeli, a Rebibbia e a Viterbo, tenuto conto che le responsabilità dei disagi e delle disfunzioni attuali non possono essere attribuiti al livello penitenziario regionale, ma a quello nazionale. A riprova dell’alto senso di civiltà e del progresso culturale raggiunto dalla polizia penitenziaria – e non dalle istituzioni, da cui il Corpo dipende – anche a Barcellona Pozzo di Gotto si è manifestato davanti all’OPG per chiedere che, invece delle ingenti e onerose opere edilizie che si dice siano previste dal ‘Piano-carceri’ a Catania e a Messina, nella stessa infrastruttura si realizzi un nuovo istituto a carattere detentivo e non psichiatrico”, afferma ancora il segretario generale dell’Osapp, che conclude: “La necessità maggiore per il sistema carcerario italiano è quella di avere al vertice qualcuno che si occupi veramente dei fatti e dei problemi, ovvero una sorta di Commissario straordinario per l’Amministrazione penitenziaria che, ovviamente, non può essere l’attuale capo del Dap, Franco Ionta”.(Laici.it)

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