Presentata (in ritardo) l’annuale fotografia del Belpaese da parte dell’Ispra: meno immondizia prodotta ma ancora troppa finisce sotto terra. Ferrante (Pd) denuncia la mancanza dei dati sui rifiuti speciali
Tanto tuonò che piovve. È finalmente pubblico, con quattro mesi di ritardo, il rapporto rifiuti 2009 dell’Ispra, presentato in sordina ieri a Roma, senza il ministro dell’ambiente e senza dati sui rifiuti speciali, i più pericolosi per la salute dei cittadini. La titolare del dicastero che vigila sull’Istituto, Stefania Prestigiacomo, anche quest’anno ha brillato per l’assenza alla presentazione del report, che vede anche qualche segnale positivo, per quanto influenzato dalla crisi economica, come il calo dello 0,2% nella produzione totale di rifiuti del 2008 (a quota 32,5 milioni di tonnellate) e il miglioramento nella raccolta differenziata, che al nord è pari al 45,5% e supera l’obiettivo stabilito dalla legge (45%). Le cose vanno meno bene a centro e sud, fermi rispettivamente al 22,9% e al 14,7%, anche se nel mezzogiorno è da sottolineare il risultato della Sardegna, che sale al 34,7%, il 6,9% in più rispetto al 2007. Bene anche Trentino Alto-Adige (la migliore col 56,8%), Veneto, Lombardia, Toscana, Emilia-Romagna, male il Lazio, al 12,9%, malissimo la Sicilia, ferma al 6,7%. In calo la differenziata a napoli città, passata dall’11,5% al 9,6%, per quanto vada considerata «la grave emergenza che nel periodo considerato ha colpito la città», come ha ricordato il sub commissario dell’Ispra Stefano Laporta. Oltre ai dati che ci sono, colpiscono quelli che mancano. Lo ricorda il senatore del Partito democratico Francesco Ferrante, che considera preoccupante «l’assenza dei dati relativi ai rifiuti speciali », tra cui figurano quelli prodotti da settore chimico e raffinerie, demolizione di auto e biogas prodotti in discarica. Ferrante chiede alla Prestigiacomo «quali siano i motivi che stanno causando questo grave ritardo», visto che gli ultimi dati sono del 2006, considerato «il ruolo che la criminalità organizzata svolge in questo ‘settore’ in tutto il Paese». Ancora troppa l’immondizia che finisce in discarica. Secondo il rapporto, resta la forma più diffusa di smaltimento, per quanto sia la meno indicata dal punto di vista ambientale. nel 008 ci sono finite 16 milioni di tonnellate di rifiuti, pari al 45%, con una diminuzione del 9% al sud e del 7% al nord, mentre al centro c’è stato un incremento dell’1,5% causato soprattutto dal Lazio, che conferisce in discarica l’86% della sua produzione. La regione più virtuosa è la Lombardia, che ci manda appena l’8% della produzione, disastro per la Sicilia, che smaltisce in questo modo l’89% dei rifiuti. Ma i dati che emergono dal Rapporto non passano inosservati tra gli ambientalisti. E il presidente dei Verdi Angelo Bonelli attacca: «è la prova che l’emergenza rifiuti in Campania non è stata risolta e che il governo Berlusconi ha utilizzato l’intera vicenda per una squallida operazione di propaganda mediatica. Adesso bisogna avviare un’operazione verità su quanto sta accadendo in Campania perché non solo èevidente che il governo Berlusconi ha ‘letteralmente’ nascosto i ri- fiuti, ma che ancora oggi il problema resta non affrontato e l’emergenza continua ad essere la scusa per fare affari sulle spalle dei cittadini campani» Lo smaltimento costa caro ai cittadini
italiani, in media 131,5 euro a testa, anche se il prezzo varia molto a seconda delle zone. La regione più esosa è la Campania, dove smaltire un chilo di “monnezza” costa 30,19 centesimi, seguita da Sardegna con 26,92 centesimi, Lazio con 26,88 e Sicilia con 26,84. Da ottolineare che, Sardegna a parte, le zone più costose sono tra quelle dove la differenziata va peggio, mentre nelle virtuose ci sono Valle d’Aosta(15,29 centesimi) e le regioni “rosse” Emilia-Romagna, Umbria e Marche, tutte intorno ai 19 cents per chilo. Il confronto coi dati europei vede una situazione eterogenea, coi nuovi entrati della Ue a 27 che producono molto meno dell’Italia e i paesi “occidentali” sugli stessi livelli. nel 2007, la produzione di rifiuti pro capite del nostro Paese era di 550 chili (scesi a 541 nel 2008), mentre in Francia erano 541, in Spagna 588, in Germania 564, in Olanda 630 e in Danimarca 801. Tra i “nuovi”, la Repubblica Ceca si ferma a 294 chili, 379 per la Romania, 322 in Polonia e 309 in Slovacchia. Ben diversa la situazione per il conferimento in discarica, su cui l’Italia nel 2007 ha fatto la parte del leone, con oltre 16 milioni di tonnellate: peggio solo il Regno Unito, con 19 milioni, ma la Spagna si è fermata a 15 milioni, la Francia ad 11 milioni e la Germania ha smaltito così solo 271mila tonnellate di immondizia, mostrando i risultati che si possono raggiungere se si incentivano differenziata e riciclaggio.