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Come ogni anno, la ricorrenza del 25 aprile porta con se’ frequenti segnalazioni di discriminazione, esclusione, intolleranza

Come ogni anno, la ricorrenza del 25 aprile porta con se’ frequenti segnalazioni di discriminazione, esclusione, intolleranza di parte e la conseguente scia di polemiche cariche di amarezza e disillusione.
Si celebra la liberazione dal ‘nazifascismo’ o l’esaltazione dei principi di liberta’ e democrazia? E’ un ulteriore sberleffo dei vincitori, quello che incessantemente si rinnova ogni anno, o il sentimento di rispetto per il dolore di tutte le vittime per coltivare insieme la speranza di solidarieta’ e il profondo desiderio di riconciliazione nazionale? E’ la festa dei vigliacchi opportunisti che si sono buttati all’ultimo momento sul carro dei vincitori o di tutti coloro che credevano e combattevano anima e corpo per gli alti ideali che ritenevano giusti?
Sono tante le belle parole che il 25 aprile vengono pronunciate dalle Autorita’ per incoraggiare il popolo italiano ad impegnarsi per guarire questa lacerante ferita interiore. Eppure c’e’ chi si e’ ormai affezionatamente abituato a crogiolarsi in questa erronea legittimazione di faziosa presunzione di superiorita’ di principi e gode, nella propria poverta’ d’animo, nell’escludere un larghissimo numero di italiani, quelli che negli anni sono rimasti in silenzio, nel riserbo della loro indignazione, lontani da questa festosa giostra di ipocrisia.
Ma esiste anche questa realta’ al margine della celebrazione del 25 aprile. La realta’ di chi ha subito il rinnovarsi di una condanna ingiusta ad ogni sua scadenza, ma ancora piu’ iniqua per l’imposizione di una sovrastruttura di verita’ artificiale nella mente collettiva del popolo italiano che ci ha impedito di parlare serenamente del nostro passato.
Non e’ piu’ cosi’. Noi delle generazioni lontane dalla guerra abbiamo percepito il contrasto tra i silenzi dei genitori, dei nonni, e le fanfare di piazza o i libri di scuola.
Abbiamo costatato che parlando di liberta’ e democrazia, quando non si abusa di questi concetti ma ci si crede veramente, li si assume come valori assoluti e generali. Non si puo’ e non si deve emarginare nessuno dalla loro celebrazione.
Ho dunque una proposta da fare a tutti coloro ai quali viene impedita la partecipazione a pieno titolo e con pari dignita’ alla celebrazione del 25 aprile. A partire dall’anno prossimo, ogni persona che si senta discriminata, offesa, esclusa a causa della persistenza di certi atteggiamenti denigratori dei valori di liberta’ e democrazia, quel giorno, metta una fascia nera al braccio in segno di lutto. Io mi auguro che dall’anno del 150esimo anniversario dell’Unita’ d’Italia in poi non ce ne sara’ piu’ bisogno. Federica Polegri

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