Troppo vecchiume in circolazione. E spesso quelli nuovi sono peggio dei vecchi!”
A San Giovanni in Fiore il Pd ha vinto in termini di voti e di seggi. Ma la città dopo 60 anni ha mandato un segnale chiarissimo: c'è bisogno di una svolta vera. Mentre vedo ancora i riti dei vecchi partiti del centro-sinistra che fra analisi del voto, litanie stanche e struggenti che appartegono al passato, assistiamo al prevalere della paura del futuro. In tanti sembra non aver capito il messaggio e la sonora lezione che ci ha dato il popolo sangiovannese, storicamente di sinistra. Qualcuno pensa di cambiare tutto per non cambiare niente.
Fra vecchi riti e giovani proclami in politichese di qualcuno che è già vecchio dentro, io difendo il lavoro e l'azione del Pd, ma credo che ognuno di noi debba fare un passo indietro e far crescere una generazione nuova, una classe
dirigente che non frequenta le sezioni e i circoli ma che ha voglia di impegnarsi.
Nelle nostre sezioni cittadine circolano le stesse facce da 30 anni, mentre quelle nuove sono poche e quando ci sono sembrano più vecchie di quelle vecchie, e parlano peggio dei vecchi. Il Pd di San Giovanni in Fiore (4500 voti su 11 mila, 9 seggi su 20 alle ultime amministrative) dimostra che siamo nella gente e che non è vero che qui tutto è destra. L'elettore vuole il cambiamento, ma pretende anche qualità nella risposta e nella classe dirigente. Qualità che spesso latita in mezzo a noi.
La sezione cittadina del Pd dovrà subito cambiare rotta e tornare fra la gente. Se è possibile nella massima unità, che non vuol dire accettare anche le cose inaccettabili, come pure abbiamo fatto nei mesi scorsi, nel nome dell'unanimismo. Ma questo ora non è più possibile.
Unità sì, ma solo se il cambiamento sarà vero e non fittizio, se la si smette con le guerre interne e le lacerazioni fratricide che hanno portato la gente e gli elettori a darci una sonora lezione alle scorse amministrative.