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Il Pd riparta dalla scuola

“Il Pd? Una cattedrale che si elevi sulle fondamenta della cultura. E' dalla scuola che bisogna ripartire”. Pubblichiamo il testo dell'intervento che Mila Spicola, insegnante e militante Pd, leggerà mercoledì 14 aprile a Palermo nel corso della prima autoconvocazione degli iscritti al partito.

di Mila Spicola

Siete venuti perchè avete qualcosa da dire e finalmente avete un posto dove dirla. Oggi ho la conferma di quello che pensiamo da un po’. Ma lo pensiamo adesso dopo i tre anni di vita che abbiamo alle spalle, quelli di noi che ci sono stati fin dal primo momento: le primarie del 2007. Voi siete il popolo del Pd. Ho la conferma che il percorso giusto è questo. E’ questo quello che volevamo: confronto per costruire un partito, non calcolo di parte per dividere o vincere. Io non devo vincere nulla se non lo sviluppo della mia terra, la Sicilia. E invece da tre anni non si parla di altro: abbiamo vinto, abbiamo perso. Ve lo dico io: parlando solo di questo abbiamo perso. E perderemo. Quello è il nostro obiettivo: lo sviluppo della Sicilia. E’ il vostro?

Siete qua perché pensate che la costruzione di un forte Partito democratico sia fondamentale per favorire quello sviluppo. E allora non guardiamoci indietro. Cerchiamo di capire come lo vogliamo quel partito. Cerchiamo di andare alla radice dello statuto del partito e ripartiamo da quello. Perché c’è scritto tutto: va solo applicato. Ma tra lo scrivere e l’applicare ci passa il sangue e l’anima e il tempo di tutti voi. Di tutti noi.

Noi dobbiamo costruire una cattedrale medievale. Non un'opera del Rinascimento. Non ci serve un genio dell’arte, non ci serve un capo. Non è il leader, allo stato attuale delle cose, il fattore cruciale. Ma le maestranze. Siete voi, siamo noi, che dobbiamo costruire la cattedrale. Che differenza c’è tra una cattedrale medievale e un’opera rinascimentale? C’è la differenza che corre tra sinistra e destra. Non conosciamo il nome dell’architetto in una cattedrale. Ma quello delle maestranze. Dei mastri muratori. Che a squadre giravano per l’Europa e l’hanno ricoperta di un bianco mantello di cattedrali. Questo per me è un partito di sinistra e questa l’organizzazione sancita nello statuto: tante squadre di scalpellini, di mastri muratori, di ferraioli, che girano per l’Italia, per la Sicilia, nelle strade, nei mercati, nelle piazze e si fermano a costruire. Una comunità, che costruisce e preordina edifici che debbano servire a tutti, che ospitino chi ha più bisogno. Perché di lui abbiamo bisogno: di quello che ha più bisogno. Non dei privilegi, ma dei diritti costruiti e difesi. Per tutti. Il Pd è una cattedrale che deve ospitare la collettività che vuole chiamarsi tale: coesa e solidale.

Le maestranze costruiscono una cattedrale, il partito, pronto ad accogliere il maggior numero di persone intorno a una fede: quella del cambiamento, quella della costruzione. Il genio rinascimentale dipinge un opera forse immortale ma pensata per un uomo solo: quello che paga. Noi siamo diversi, vogliamo pensare alle città di tutti e non al salotto di uno solo. Alle piazze dove si sta insieme e non ai centri commerciali dove si sfiora chi ci passa accanto senza guardarlo in faccia. Insieme, non da soli, ci occuperemo della città che c’è intorno a quella cattedrale. Una città che si basa su alcuni principi e su alcune regole condivise nate dai cittadini e per i cittadini, per organizzare una vita sociale giusta, sana, moderna. Che gli eletti lo sappiamo: è dentro quella chiesa che si costruisce l’azione, non nelle vostre segreterie. Sempre che si voglia costruire una cattedrale. Se volete delle piccionaie continuate pure così.

Una città dunque si basa su alcuni principi essenziali. Chiamateli perni dello sviluppo. Chiamateli argani da cui iniziare a sollevare e distruggere gli enormi pesi che ci spingono verso il fondo e là ci tengono avviluppati: malaffare, interesse, economico o politico o personale, clientelismo e mafia.

Ciascuno di voi ha la sua idea su questi principi. Io vi dico i miei, voi direte i vostri, troveremo un minimo comun denominatore di obiettivi e di mezzi per raggiungerli. Li condivideremo insieme: eletti, elettori e iscritti.

I miei perni sono i miei ragazzi. Il mio argano è la scuola. E se questo partito non rimette in cima alla sua agenda il problema dell’istruzione, della formazione, della qualità, PUBBLICA, è bell’e morto. Perché chi conosce sa e se sa può pensare liberamente. E se può pensare liberamente può scegliere, e se può scegliere, deve scegliere lo sviluppo sano e solidale della Sicilia. E’ dunque quello l’obiettivo vero della nostra azione: favorire lo sviluppo sano e solidale della Sicilia. Solidale. Non c’è solidarietà nel clientelismo, non ce n’è nella criminalità, non ce n’è nemmeno, attenzione, nell’interesse singolo e individuale, sia esso di un individuo che di un gruppo, se non sono inquadrati in una direzione collettiva di sviluppo.

Questo perché siamo di sinistra e crediamo fortemente che nessuno debba essere lasciato indietro perché serve non a se stesso ma alla collettività.

E allora voglio essere pratica. Cosa vuol dire fare una cattedrale? Operativamente vuol dire che abbiamo bisogno di raccogliere nomi di persone che vogliano farsi scalpellini e muratori, che diano la disponibilità per girarsi con noi mercati e piazze, fosse anche una volta ogni 15 giorni, per esserci. Fermarsi a fare comizi di fronte a sei persone. Distribuire volantini, questionari. Senza telecamere, senza microfoni. Senza media al seguito. Scandire e ascoltare le parole d'ordine semplici del bisogno e delle necessità. Cerchiamo muratori che ci credano innanzitutto e poi, se necessario, dubitino e discutano. Ma certo non dubitino della necessità della presenza e dell’ascolto. Questo ci serve. Che una volta al mese partecipino a un incontro fisso, come questo, dentro il partito. A discutere. Sui principi e non sulle persone. Chiddu si, chiddu no. Ma a chi? E dove?

Dobbiamo seguire non un leader sopra ogni cosa: le persone sbagliano, possono sbagliare. Dobbiamo seguire idee, contenuti e progetti. Condivisi e necessari. Con la forza del ragionamento e del confronto. E su quelli non sbaglieremo mai.

Il mio è la scuola. E chiedo subito a voi: ve la volete assumere per intero questa battaglia insieme a me? Si o no? Si o no? Possiamo fare della Sicilia la regione prima al mondo, non solo in Italia, per Cultura e qualità della preparazione dei nostri figli? Mio nonno, i nostri nonni, anche vostri, si sono tolti il pane di bocca per far studiare i loro figli, perché è il sapere che fa la differenza. Erano scemi? Erano sani e coesi. E hanno costruito l’Italia. Li abbiamo traditi. Li abbiamo traditi per avere nulla! Per avere questo schifo. E’ la cultura dei nostri figli adesso che deve farci togliere il pane di bocca, non la disputa su chi e dove. Siamo in pieno dopoguerra, ce ne siamo resi conto vero? E allora ridiamo un senso a questa storia a partire dalle aule e dai banchi dei nostri figli. Aiutiamo a togliere la muffa e compriamo libri. E matite. Riportiamo l’attenzione sullo stato di all’erta enorme in cui vivono i nostri ragazzi nelle scuole.

Andatevi a guardare questo per favore:

Molte scuole italiane e siciliane sono nelle stesse condizioni del liceo di Messina. Un liceo. Vergogna. Vergogniamoci. Se siete di quelli che alzano le spalle sconsolati senza indignarvi, senza alzarvi dalle sedie con la voglia di scendere in piazza per protestare, per raccontarlo ai siciliani, beh, sappiatelo: è in questo che ha vinto Berlusconi e il Pd perde.

Siamo l'unico paese che si è rassegnato all'ingiustizia, complice il fatalismo millantato dal Gattopardo e che ci fa campare di rendita, che agita aria ma non combatte per battaglie reali e vicinissime. Che considera l'ingiustizia non perseguibile, come sarebbe norma nei paesi civili, ma dovuta all'ineluttibilità del fato, come nelle tribù del 4° mondo. Guardatevi questo video e ricordatevi cosa dicevano i partigiani: tutto questo è nato perchè ve ne siete disinteressati. Lo dico ai miei eletti. Sappiatelo: è possibile fare qualcosa, è possibile lottare, ed è doveroso farlo per questa causa: salvare la scuola dei nostri figli dalla barbarie, dall'illegalità e dall'ingiustizia in cui l'hanno precipitata. Ed è questa la cattedrale che deve costruire la nostra militanza.

Io sono partigiana: prendo parte e partito.
Come? Dicendo a tutti che noi non ci stiamo. Dal primo iscritto al primo eletto. Nelle aule delle classi, come nello scranno dell’ARS: il Pd non approverà la finanziaria se non ci saranno misure urgenti a favorire la messa a norma delle scuole dei nostri figli. Dall’ultimo iscritto al segretario Bersani.

Bersani? Lo vuoi dire si o no? Che il Pd ritirerà i tagli nella scuola se andrà al Governo? E dillo dai. Lo vuoi dire che se non abbiamo altra via promuoveremo un referendum per l’abolizione dei tagli? Per vincerlo quel referendum? Non solo per vincerlo, perché lo perderemo. Leonida alle Termopili scelse di perdere una battaglia per vincere una guerra più grande. Quella della libertà. La nostra guerra è dire: è questa la cosa più importante per noi, i nostri figli. Perderemo quel referendum, vinceremo il nostro popolo. Dì una cosa veramente rivoluzionaria e di sinistra, Bersani: Il Pd ritirerà i tagli nella scuola se andrà al governo e intanto promuoviamo il referendum. Che sia chiaro: il mondo della scuola è in quel 45% di italiani che non ha votato alle ultime regionali. Io lo so per certo. Perché sono una di loro.

Chiedo al gruppo consiliare palermitano e a quello provinciale di organizzare un’ispezione programmata in tutte le scuole di Palermo per andare a vedere cosa accade. Volete iniziare dalla mia? Prego. Vi sentirete male. Come si è sentito male il consigliere Tananìa che è venuto. Volete continuare dalla pasta tolta nelle materne da Cammarata? Dalle sedie che mancano alla Vittorio Ugo di Pia Blandano? Vergogna. Alziamo la voce a dirlo. Vergogna! Ecco come si costruisce la cattedrale del Pd. La scuola è lo scavo di fondazione della cattedrale della nostra città.

Veniamo a voi, deputati all’ARS: vogliamo vincolare l’approvazione della finanziaria di Lombardo ad alcune cose rivoluzionarie? La rivoluzione si fa con le decisioni, non con le lance.
C’è bisogno che ce lo dica Migliavacca quali sono i motivi per cui potremmo vendere l’anima?

Un fondo equo e sostanzioso da dare ai comuni vincolato alla messa a norma degli edifici scolastici siciliani e per la realizzazione delle mense per favorire il tempo pieno e il tempo prolungato alle medie e alle elementari? Pensate che qualcuno nei mercati dove gireremo si opporrebbe?

Cina e India fino a dieci anni fa erano tra le ultime della terra, oggi hanno avuto un balzo in avanti nemmeno misurabile. Sapete quante ore alla settimana fanno di scuola i bambini indiani? 50 ore. Sapete quanti ne fanno alle medie i vostri figli? 29. Prima della Gelmini ne facevano 33 in orario normale e 37 in orario a tempo prolungato. Ecco. Il nostro tempo “prolungato” è di 37 ore. Quello indiano 50. Con un piccolo particolare: in Sicilia non si fa il tempo prolungato perché non ci sono le mense a norma. Non ci sono le sedie, figuriamoci le mense. Ed è su questo che la Gelmini ammazza i nostri organici. IL problema della scuola cari miei non è un problema di precari “ecchepalle”. E’ il nodo su cui si giocherà la partita mondiale del futuro dei nostri figli. Non lo dice nessuno nel Pd? Lo dico io e adesso pretendo lo diciate voi. Dalla mattina alla sera. E non in un appello scognito e invisibile sul sito del Pd: ma nei salotti televisi, prima di dire buonasera. Stampatevelo nelle magliette. Cambiate rotta a questa lentezza e a questa compostezza. Che pianto. Bersani: che pianto. Io ti ho votata e ti adoro. Ma devo dirtelo: è un pianto.

Cari deputati regionali siciliani, siete capaci di operare un ricatto sul voto alla finanziaria dentro l’ARS su questi temi? Su questo semplice vincolo? Un vincolo di spesa per le scuole dei ragazzi siciliani. Lasciamo perdere per un attimo il grosso affare della formazione professionale e pensiamo alla scuola pubblica: siamo un partito di sinistra. I nostri figli devono stare a scuola, nella scuola pubblica, quella per tutti, libera, sana, di qualità, non nelle emergenze della mancanza assoluta di soldi per mandarle avanti. Devono stare a scuola dalla mattina alla sera, come gli indiani e come i cinesi, a recuperare i ritardi di contesto. Non della scuola attenzione, o dei nostri docenti, come ci offende la Lega, ma di contesto, per poi spiccare il volo. Impariamo da chi ha vinto la partita per lo sviluppo e non da chi l’ha persa. Impariamo ad essere logici e umili. Mi sta sulle palle che i miei ragazzi già vivono quel che vivono e si devono sentire offesi da quegli ignoranti che parlano a mugugni, che offendono le scuole del sud e i nostri docenti. Scuole che portano il nome di Pirandello, Quasimodo, Sciascia. Zittiamoli con le azioni. Facciamo in modo che la Sicilia torni ad essere faro di cultura e di progresso. Dimentichiamo i Borboni e torniamo normanni, arabi, greci. Ma mai più Borboni, mai più Gattopardi.

Se voi fate ciò, le persone che stanno qua dentro, ne sono sicura, avranno un motivo per venire nei mercati e prendersi un microfono e raccontarlo cos’è la scuola adesso e cosa potrebbe diventare. Cosa potrebbe diventare. E si apre il cuore perché parlo di futuro. Un ragazzo preparato non fa la differenza, ma 30.000 figli della Sicilia con la marcia in più di una preparazione culturale imbattibile, beh… fanno eccome la differenza.

Bersani: sei capace di vincolare a un simile ricatto la collaborazione sulle riforme in cambio del ritiro del tagli nella scuola? Quale genitore non ti voterebbe subito? Ma va fatto perché è giusto, non solo perché è conveniente.

Adesso basta. Anche voi avrete i vostri temi. Lavoro, casa, ambiente, legalità. E li condivido tutti. Ma se non c’è scuola quelli nemmeno ci sono. Lombardo si, o Lombardo no? Berlusconi si o no? Non li nomino. Per me è ininfluente. Se non c’è quel microfono e quel gruppo di mastri muratori nei mercati e nelle strade a costruire la nostra cattedrale intorno a quei 5 temi, tolto Lombardo ce ne sarà un altro. Ma sicuramente non ci sarà il Pd.

Però che sia chiaro: i temi chi li decide? Il nostro gruppo all’ARS? Da solo? Non siete più soli, amici deputati. C’è un partito. Ed è qua. Come cantano i Negrita: non mi pento proprio – di essere nel Pd – no, io ci credo in quel che voglio e forse voglio farmi male standoci dentro. Mi piace scivolare fuori da ogni “calcolo”, ma questo partito è fatto per noi che non ci guarderemo indietro mai.

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