In apertura di questa news letter lo staff ringrazia chi in questi ultimi anni e’ stato vicino ai casi degli italiani detenuti all’estero e al caso Parlanti, in particolar modo chi a titolo gratuito ha stilato perizie tecniche e dato suggerimenti e aiuti spesso anche economici. Sullo storico del nostro sito trovate i vari articoli e comunicati a questo proposito.
Diamo il ben venuto ai numerosi soci ordinari che hanno rinnovato la tessera annuale e chi l’ha fatta per la prima volta. In particolare diamo il ben venuto alla nuova entry nel nostro CDA, la dott.ssa Marialuisa Pistillo con l’augurio di una lunga e proficua collaborazione.
Finita la burrasca delle votazioni torniamo a parlare dei nostri connazionali detenuti all’estero. Inviare una news letter o comunicato nel periodo caldo delle elezioni avremo rischiato di essere cestinati senza che nessuno sapesse o si chiedesse chi e’ Tommaso Cerrone o Liberato P.
Con tutta probabilita’, per chi sta leggendo questa e-mail, se non concretizza che Tommaso Cerrone o Liberato P. o Giuseppe Ammirabile o Angelo Falcone potrebbe essere lui stesso, non arrivera’, non solo a leggerla sino in fondo ma nemmeno a chiedersi chi sono, e perche’ ognuno di noi puo’ essere lui.Mentre per casi come la ragazza americana condannata per l’uccisione di una coinquilina, i media nostrani ne fanno parola su dichiarazioni infondate provenienti da oltreoceano, per i casi dei nostri connazionali che spesso condividono le celle con ratti e in compagnia di malattie serie e documentate, come l’epatite C di Carlo Parlanti oltre alla mancanza respiratoria, HIV di Liberato P., la condizione da terzo mondo di Giuseppe Ammirabile, cade il silenzio. Ci dovremo davvero vergognare di questo, oltre a sollevare un’adeguata protesta. Mentre trasmissioni come Matrix mandano in onda Alberto Stasi, ora che e’ riconosciuto innocente dimostrando sensibilita’ al dolore umano di una condanna ingiusta non hanno mai voluto trattare in forma giornalistica seria i nostri italiani, che sono 2850 in carceri esteri, di cui con molta probabilita’ almeno 1000 innocenti. Non hanno voluto trattare soprattutto di quelle famiglie in Italia che hanno delle serie difficolta’ nel poter aiutare i loro cari ad avere un giudizio giusto e vedersi rispettati tutti i diritti umani.
Quanto scritto sin ora voleva soltanto essere una presa di coscienza, Prigionieri del Silenzio esiste e fara’ sempre del proprio meglio per essere in qualche modo di aiuto a chi soffre oltre confine domestico una giustizia ingiusta o una lesione di diritti fondamentali. Ogni contributo che sia di opinione, di qualsiasi collaborazione o economico regalera’ una speranza in piu’ a chi pensa che la solidarieta' e la giustizia sia solo Storia.
Vi invitiamo a continuare a seguirci ed esporci i vostri commentiLo Staff di Prigionieri del Silenzio
Nome diverso copione simile USA | |
(ANSA) – NAPOLI, 26 MAR – Ha trascorso sette anni di carcere negli Stati Uniti, un'autentica odissea vissuta tra penitenziari della Virginia, New Jersey e infine in Texas dove temette il peggio quando si trovo' suo malgrado nel mezzo di una violenta rivolta provocata da detenuti messicani. | |
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La triste storia di un investitore in Marocco. | |
Tratto da Voglio, con questo testo, informare l’ opinione pubblica per che la mia storia possa servire ad altre persone. Per me, forse sarà troppo tardi. Mi chiamo Liberato P. Ho 62 anni, sono italiano residente in Francia dalla mia infanzia. Sono pensionato da 2 anni con una pensione di 800 euro. Ho dovuto cercare una soluzione per vivere un po meglio che a Parigi, con questa piccolo somma. Ho sentito parlare molto del Marocco, paese del sorriso, terra di accoglienza, paese di tolleranza e mi sono convinto. Il costo della vita essendo meno alto che in Europa, ho deciso di viverci. Mi decido di fare un investmento con degli amici francesi, appriamo un piccolo negozio e do lavoro anche a due giovanni marochini che non avevano nessuna professione. Sono pronto dunque a vivere dei giorni tranquilli, anche se il negozio mi occupa molto tempo, fina al giorno in cui la mia vita ribalta. Una coppia di giovanni marocchini, Fatima e Mohammed, a cui ho dato la mia amicizia, la mia fiducia e la mia ospitalità, si divertono a fare delle fotocopie di biglietti di banca sulla mia stampate. | |
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Intervista ad Anna, italiana in carcere in Argentina | |
Da L'Argentina.orgRicordo che quando vivevo in Spagna notavo sempre una differenza per me importante nei confronti dell’italia. I mass media spagnoli dedicano spazio alle storie degli spagnoli detenuti all’estero. Non solo i casi più importanti, come quelli di Pablo Ibar, condannato a morte negli USA, ma anche i casi minori, apparentemente insginificanti per il grande pubblico. In italia non si parla degli italiani in carcere all’estero. Non a caso una delle associazioni che si occupa di questi nostri connazionali si chiama Prigionieri del Silenzio. A parte casi eccellenti, come Cesare Battisti, gli altri sono figli rinnegati, dimenticati. |
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Serata per i Prigionieri del Silenzio | |
Tratto da: Profonda partecipazione e discreto successo di pubblico ha registrato il recente incontro culturale (tenutosi con ingresso gratuito) sul caso del nostro connazionale Carlo Parlanti, laureato in Fisica, manager informatico, recluso in una prigione californiana. Lo spettacolo, cui sono stati presenti anche diversi familiari di Carlo Parlanti, tra cui la madre, si è svolto il 26 Febbraio 2010 al centro sociale e culturale Barrios di Milano. La serata, iniziata verso le 19:30 circa, dopo un ricevimento a base di aperitivi e fantasiosi antipasti serviti nella sezione del Barrios Caffè, è continuata con la presentazione di un toccante filmatino, al CineteatroEdi, prodotto dall’associazione “Prigionieri del Silenzio”, (che tutela i diritti dei detenuti italiani all’estero) e realizzato da Nicolò Minerbi, appunto sul dramma in atto giorno per giorno per lo stesso Carlo Parlanti. Il video ha sottolineato, in particolare, anche la parte dedicata alla speranza, che nonostante tutto continua a fiorire, costantemente alimentata soprattutto dall’amore fedele di Katia Anedda, compagna di Carlo, fondatrice di Prigionieri del silenzio, che tuttora presiede. | |
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