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Elezioni: tutti gli errori del centrosinistra

Il successo dell’Idv premia una linea di opposizione energica. L’insuccesso del Pd penalizza una linea che non ha saputo marcare con forza la sua differenza dalla maggioranza. Ma il successo dell’Idv non basta a compensare l’insuccesso complessivo del centrosinistra.

Questo è dovuto a varie cause connesse. La Campania, al culmine di due legislature Bassolino, aveva già dato un contributo robusto alla sconfitta del 2008 e la candidatura De Luca era la conferma dell’identico stile con un altro soggetto. La Calabria era da tempo la dimostrazione di uno squallido sottogoverno di centrosinistra. Per non perdere in queste due regioni il centrosinistra avrebbe dovuto fare miracoli di innovazione di cui è per sua natura incapace.

Nel Lazio Bonino ha fatto prodigi in una situazione in cui nessun altro aveva avuto il coraggio di candidarsi: la sconfitta nasce infatti o dal governo di Marrazzo o dal suo scandalo personale o da tutte e due le cose insieme. Qualcuno aveva detto che Marrazzo aveva nuociuto solo a sé stesso. Invece Marrazzo ha ammazzato il centrosinistra nel Lazio: gli elettori dovrebbero chiedergli i danni. Resta il fatto che gli scandali fanno male solo a noi. Berlusconi ci ingrassa.

In Piemonte il centrosinistra è corto: se conquista i ceti produttivi con la Tav, per lo stesso motivo perde il sostegno ambientalista. E si può immaginare il contrario. Ma è ancora più corto: la lista dei grillini gli ha tolto i voti utili a vincere. Ma non si può dare la colpa a loro: che cosa ha fatto il centrosinistra per convincerli?

E per dirla tutta: siamo sicuri che in condizioni normali, vale dire senza dover esprimere un voto contro Berlusconi, l’elettore di centrosinistra in Liguria voterebbe il sottogoverno di Burlando? Se ne può dubitare.

Resta l’evidenza di un astensionismo mai così largo. A voler essere ottimisti si può pensare che chi saprà interpretare il dissenso dell’astensionismo potrà rinnovare la politica italiana. Ma l’astensionismo non è corpo unico. Considerare partito la massa enorme di quelli che non votano è solo retorica giornalistica. Una parte è irriducibile: rifiuto della politica, di tutta la politica. Qui non c’è nulla da fare.

Per l’enorme parte restante, l’astensionismo critico non è tutto di centrosinistra. E’ vero che il voto dimostra che la previsione di un maggiore astensionismo di destra era sbagliata. Ciò significa che nel centrosinistra ci si deve impegnare in modi del tutto nuovi a persuadere gli elettori virtuali a partecipare al voto. Ma ora non si è neanche in grado di immaginare quali sforzi di fantasia creativa sono necessari per motivare masse crescenti di cittadini che si rifiutano di essere elettori.

Nel frattempo l’anomalia italiana è durata così tanto da essere considerata normale. Solo in Italia. Nei paesi civili l’Italia appare come un’incomprensibile stranezza. Ma non c’è nulla di strano: in un paese in cui almeno il trenta per centro dei cittadini vota informato solo dalla televisione perché stupirsi se al governo ci sta un monopolista televisivo? Questa è la responsabilità incancellabile della classe dirigente di centrosinistra che poteva, più volte, impedire l’anomalia e non solo non l’ha mai fatto ma le ha, più volte, spianato la strada.

Il primo compito elementare è liberarsi per sempre da tutta quella classe dirigente. Resta aperto il problema se ne esista un’altra in formazione, quali caratteri abbia, quali progetti indichi.

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