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Risolta la crisi dei visti Schengen, restano i nodi dei rapporti tra Libia e Svizzera

“Ha avuto il suo epilogo la crisi che aveva investito l’intera area Schengen dopo l’inserimento da parte svizzera di 188 cittadini libici sulla black list e il blocco dei visti adottato da parte libica come contromisura. La revoca da parte libica si è avuta grazie alla paziente opera di mediazione del ministro degli esteri spagnolo Miguel Angel Moratinos (la Spagna ha la presidenza di turno dell’UE), sostenuta con forza dal Governo italiano, e alla disponibilità mostrata dalla Svizzera a ritirare la lista dei cittadini libici a cui era fatto divieto di ingresso e di transito sul territorio elvetico” lo ha affermato il Vicepresidente della Commissione esteri della Camera on. Franco Narducci facendo notare però che “la querelle diplomatica resta aperta”. “Infatti – dice Narducci – la Libia rilancia chiedendo un arbitrato internazionale sul contenzioso tra i due Paesi nato nell'estate 2008 quando a Ginevra fu arrestato, per maltrattamenti a due domestici, il figlio del Colonnello Gheddafi. Purtroppo conosciamo tutti l’escalation di tensione che tale contenzioso ha provocato e che ha visto protagonista, questo mese anche un’azione di diplomazia parlamentare in cui è stata attiva la Commissione affari esteri della Camera dei Deputati italiana nell’ambito di una missione presso l’equivalente assise parlamentare elvetica, una missione a cui ho partecipato come membro della Commissione affari esteri”.

“Chiusa la questione visti – incalza il parlamentare eletto all’estero – si attende ora il rilascio del cittadino svizzero Max Goeldi, trattenuto da oltre un anno in Libia sostanzialmente per un atto di ritorsione contro il già citato arresto di Hannibal Gheddafi. La Svizzera si è piegata alle insistenze europee, rinunciando forse all’unica arma di pressione sulla Libia che aveva in mano per ottenere la liberazione di Max Goeldi. La soluzione di una iniziativa politica parallela – abolizione della black list contemporaneamente alla revoca del blocco da parte libica e al rilascio dell’uomo d’affari svizzero – soluzione che avevo caldeggiato in occasione della missione parlamentare italiana a Berna – è andata dunque soltanto parzialmente a buon fine”.

“La speranza – conclude Franco Narducci – è che si arrivi presto alla liberazione di Max Goeldi, come ha fortemente auspicato la commissaria agli affari interni dell’UE, Cecilia Malmstroem, un passo che chiuderebbe definitivamente le controversie tra Libia e Svizzera. Ormai i passi necessari sono stati compiuti e i tempi sono maturi: basta indugiare, si liberi Goeldi! Apprendere, dall’avvocato libico di Max Goeldi, che le sue condizioni di detenzione sono peggiorate è uno schiaffo alla diplomazia e alla comunità internazionale che non può rimanere a guardare”.

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