Fuori bilancio? Fuori legge!

di Mario Lettieri* e Paolo Raimondi**

Nelle 2.200 pagine del rapporto stilato dall’avvocato di Chicago Anton Volukas sulla bancarotta della Lehman Brothers sono emersi aspetti e dimensioni delle frodi che hanno accompagnato la crisi sistemica globale della finanza tali da sconcertare perfino i più agguerriti critici delle banche-casinò.

Mentre le squadre di analisti della Fed e della Sec, insieme ai più rinomati revisori internazionali, analizzavano i libri contabili della Lehman Brothers, i suoi manager continuavano a truccare i bilanci per trasformare “magicamente” debiti giganteschi in attivi.

Il trucco si chiamava “repo 105”. Per diminuire l’alta percentuale di titoli in portafoglio, in gran parte “tossici”, che avrebbe abbassato il rating, la Lehman “vendeva” parte dei titoli di debito pubblico in suo possesso a un compiacente compratore in cambio di liquidità che usava per abbassare il suo debito. In pratica ottenevano 100 in cambio di un valore in titoli di 105.

Dopo le trimestrali la banca riacquistava gli stessi titoli che ritornavano sui libri contabili. Tale operazione di vendita e riacquisto truccava il repo che come noto è un finanziamento “pronti contro termine”.

Queste manipolazione di bilancio venivano effettuate ogni tre mesi. L’ultima, prima del fallimento, fu di oltre 50 miliardi di dollari!

Di fatto tutte le operazioni finanziarie fuori bilancio, innanzitutto i derivati Over the Counter (OTC), si prestano a simili giochetti.

Purtroppo le autorità statali, a cominciare da quelle americane e inglesi, hanno avallato queste operazioni sottraendole a leggi e controlli più restrittivi. Pur essendo delle vere e proprie truffe!

Simili operazioni fittizie e fuori bilancio erano già state fatte per occultare i buchi neri della Enron prima della bancarotta. Anzi che intervenire drasticamente per correggere tali anomalie, il sistema fu reso più coperto e opaco e si ingigantì al punto da entrare nel limbo del “too big too fail”..

Anche il governo greco con l’aiuto della Goldman Sachs e altre banche, compreso alcune tedesche, ha fatto operazioni di cartolarizzazione di titoli sostenuti da introiti futuri assai incerti provenienti da vari servizi come la vendita, per esempio, di biglietti dei musei. Atene ha anche ristrutturato parte del suo debito pubblico con derivati finanziari tenuti fuori bilancio.

Con questo sistema di manipolazione dei dati si fanno sparire i debiti e si costruiscono a tavolino bilanci in attivo, anche per poter distribuire alti bonus ai dirigenti e lauti dividendi agli azionisti.

Naturalmente quando scoppia il bubbone si chiede l’intervento dello stato per coprire le perdite.

Così fanno molti enti locali italiani, quelli che hanno sottoscritto derivati finanziari ipotecando le risorse per decenni, come provano le indagini della magistratura sul caso del Comune di Milano. In Europa i comuni italiani, “ristrutturati” attraverso i famigerati derivati finanziari, vantano il primato assoluto con 35 miliardi di euro di derivati, pari a un terzo del debito locale totale.

Sarebbe quanto mai opportuno che l’Agenzia delle Entrate e la Guardia di Finanza sviluppassero competenze per combattere questi nuovi sistemi di frode e di evasione fiscale.
*Sottosegretario all’Economia nel governo Prodi **Economista

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