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Pedofilia: il cardinal Bertone come Ghidini. Dovrebbe dimettersi.

Come è noto le gerarchie ecclesiastiche stanno fronteggiando in queste settimane una serie di situazioni legate a comportamenti pedofili da parte di parroci, preti, monsignori. In particolare si parla delle coperture date dai vertici della Chiesa agli autori di simili vergognosi reati pur in presenza di prove schiaccianti.
Perfino il Papa è apertamente accusato di non aver agito con prontezza nei confronti di preti pedofili, non distogliendoli immediatamente da incarichi che li portavano ad avvicinare con facilità i bambini e di non aver provveduto neppure alle sanzioni previste dai codici ecclesiastici. Emergono ora particolari inquietanti, sul caso del reverendo Lawrence Murphy che durante la sua “missione”(sic!) alla diocesi cattolica di Milwaukee, nel Wisconsin, ha abusato sessualmente per oltre 30 anni di centinaia di bambini, molti dei quali portatori di handicap. Siamo in presenza di documenti inoppugnabili su quanto avvenuto. Secondo il New York Times nonostante le denunce, sia pur tardive, di un arcivescovo americano il futuro papa (allora Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede) ed il futuro Segretario di Stato Tarcisio Bertone (allora suo vice) non fecero nulla per fermare l’orribile reato in corso. O meglio Bertone dopo 8 mesi dalle lettere informative fece istruire un processo canonico segreto, che avrebbe potuto portare alla destituzione di Murphy, facendolo tuttavia bloccare l’anno successivo adducendo motivi quali il pentimento del sacerdote e la sua cattiva salute. Ebbene dai documenti ora pubblicati emerge che il 30 maggio 1998 si tenne in Vaticano un incontro tra i tre vescovi della arcidiocesi di Milwaukee e la Congregazione per la Dottrina della Fede, con la presenza del cardinal Bertone. I vescovi spingono per una decisione drastica da parte del Vaticano spiegando che Murphy non aveva “alcun segno di rimorso” e non sembrava “rendersi conto della gravità dei suoi misfatti”. Un comportamento da “ tipico pedofilo”, come lo aveva definito un collegio di tre psichiatri che lo avevano visitato per conto dell’arcidiocesi. Aggiunsero che “la comunità dei non udenti mantiene grande indignazione e rifiuta ogni soluzione pastorale” e che pertanto “lo scandalo non può essere riparato senza un processo giudiziario”. In quella occasione Bertone ricorse a cavilli giuridici (per questo lo paragono a Ghidini nella sua difesa di Berlusconi) sostenendo tra l’altro “la difficoltà che hanno i sordomuti a fornire prove e testimonianze senza aggravare i fatti, tenuto conto dei limiti inerenti alla loro menomazione e alla distanza dei fatti nel tempo”. Come dire che coloro che erano stati abusati, essendo stati troppo abusati, erano poco credibili. Un comportamento ai mio giudizio inaccettabile da parte di un “servitore di Cristo” di fronte alle inaudite violenze commesse a danno di bambini disabili e indifesi.
Il comportamento della Chiesa sembra per altro essere la norma in casi come questo. Uno scandalo simile a quello americano venne denunciato dal giornalista Paolo Tessadri sull’Espresso e relativo al l’Istituto Provolo di Verona. La Curia di Verona ha dapprima negato, poi minimizzato nel tentativo di soffocare il caso più grande denunciato in Italia di abusi sessuali da parte di religiosi cattolici. Un anno fa 'L'espresso' descrisse gli anni delle sevizie, perfino sotto l'altare e in confessionale. Quei bambini sordomuti hanno ora tra i 50 e i 70 anni, il più giovane ne ha 42. Ma nessuno ha mai dimenticato: i rapporti sodomitici “avvenivano nel dormitorio, nelle stanze dei preti e nei bagni”. La denuncia fu sottoscritta da 67 ex allievi, ma gli abusati furono molti di più. Gli ex allievi compilarono anche la lista dei presunti pedofili: 25, di cui 13 ancora in vita e sette ancora alloggiati presso l'istituto. Di fronte alla denuncia il vescovo di Verona, monsignor Giuseppe Zenti, aveva sostenuto che il denunciante lo faceva per ritorsione per non essere stato eletto Presidente dell’Associazione sordomuti. Ed inoltre si era trincerato dietro il cavillo giuridico con l’affermazione che “Il Provolo è una congregazione religiosa. In quanto tale è di diritto pontificio e perciò sotto la giurisdizione del Dicastero dei religiosi. La diocesi di Verona, sul cui territorio è sorta la Congregazione, apprezza l'opera di carattere sociale da essa svolta in favore dei sordomuti”. Nell’inchiesta avviata dal vescovo sarebbero stati sentiti solo i sacerdoti accusati e non le loro vittime. Ora, anche sulla spinta della recente puntata di “Mi manda RaiTre”, giunge notizia che la Congregazione Vaticana per la dottrina della Fede ha aperto un'inchiesta contro i presunti preti pedofili dell'istituto Provolo di Verona. Speriamo davvero che sia fatta giustizia

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