I falsi di Tremonti: la crisi che non c’è!

Oggi finalmente alla Camera si è parlato di crisi economica e dei problemi della gente. Ma per il Ministro Tremonti noi, grazie al governo Berlusconi, siamo messi meglio degli altri. Forse i 600 mila disoccupati in più nello scorso anno ed i 400 mila che lo diventeranno quest'anno, al termine della Cassa Integrazione, sono un'invenzione, che il fido Minzolini eviterà di raccontare al Tg della Rai.

Riporto di seguito il testo del mio intervento(per chi vuole il video).

È iscritto a parlare l'onorevole Borghesi, che illustrerà anche la mozione Di Pietro ed altri n. 1-00336, di cui è cofirmatario. Ne ha facoltà.
ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, signor Ministro, rappresentanti del Governo, colleghe e colleghi, appartengo alla categoria degli economisti, tanto vituperata dal Ministro dell'economia e delle finanze Tremonti. Anzi, essendo un economista aziendale, probabilmente appartengo a una categoria ancora più vituperata. Però, è una categoria che è abituata a fare i conti. Capisco che lei si definisca un leguleio, ma credo che conti relativamente semplici li possa fare anche un Ministro laureato in giurisprudenza, anziché in economia. Da questo punto di vista, mi sembra che qualche conto non torni nella sua gestione in questo anno e mezzo, da quando la crisi è iniziata. Intanto, osservo che finalmente per la prima volta questo Parlamento può discutere di questioni serie ed importanti come la crisi economica perché, in realtà, su questo tema, che è il tema centrale di questo momento, non vi è mai stata occasione di parlare impegnati come eravamo ad approvare leggi che non hanno nulla a che vedere con i problemi reali del Paese.
Signor Ministro, lei insieme al suo fido Presidente del Consiglio Berlusconi, da molti mesi ci ripete che l'Italia va meglio degli altri, che l'Italia in realtà sta abbastanza bene e persino ci porta, di tanto in tanto, a supporto di queste affermazioni l'OCSE. Ma nel caso di specie vi è un'ipotesi dell'OCSE che è piuttosto in contrasto con le sue affermazioni, perché questa giudica che tra i grandi Paesi industriali, a parte Spagna e Irlanda, l'Italia sia quello che subirà, nel medio termine, il danno più grave da parte della crisi. Che questa situazione sia davvero grave ce lo dice l'ISTAT, definendo alla fine con un dato di un meno 5,1 la caduta del prodotto interno lordo. Se andiamo a guardare la caduta del prodotto interno lordo italiano e quella del prodotto interno lordo pro capite abbiamo un dato che non si verificava dal 1945; si tratta, dunque, di una situazione assolutamente disastrosa.
Poi parleremo di alcuni aspetti di questa situazione, ma quello che è interessante vedere è cosa dice l'OCSE. Quest'ultima giudica talmente grave la situazione italiana per cui, anche con il conforto del centro studi di Confindustria, ritiene praticamente quasi impossibile centrare un incremento dell'1 per cento del prodotto interno lordo (giudizio condiviso anche dalla Banca d'Italia).
Inoltre, l'OCSE cerca anche di calcolare quanto tempo ci vorrà per riportare l'Italia alla situazione preesistente. Secondo l'OCSE da 15 anni (cioè dal 1995) il nostro Paese non cessa di perdere terreno rispetto ai Paesi più ricchi quanto a prodotto lordo pro capite. L'OCSE ha provato a stimare quali danni a lungo termine questa grande crisi lascerà in eredità e, tra il livello di disoccupazione (che resterà più alto) ed un maggior costo del capitale, il freno sulla crescita potenziale sarà molto più grave per l'Italia. L'OCSE stima un 4,1 per cento rispetto al 3,1 per cento della media dei Paesi considerati, tra cui la Francia e la Germania che hanno tassi più bassi.
Nel rapporto Going for Growth 2010 l'OCSE dà anche dei suggerimenti su quello che dovremmo fare. Riporto i consigli che fornisce all'Italia: continuare le privatizzazioni, liberalizzare le professioni e i servizi pubblici locali, rafforzare l'antitrust. Verrebbe quasi da ridere a pensare ad un rafforzamento delle authority quando siamo di fronte a un Presidente che, evidentemente privo di scrupoli e di qualunque etica, fa diciotto telefonate ad una Authority interferendo sull'attività della stessa che dovrebbe essere proprio quella di difendere i cittadini anche dal potere e quindi anche da chi governa.
Dice l'OCSE di rafforzare l'antitrust, di ridurre il carico fiscale contributivo su salari e pensioni, di estendere la deducibilità dell'IRAP dal costo del lavoro e di farla finita con i condoni fiscali. Signor Ministro, sa bene che nel suo precedente Ministero dell'economia nel precedente Governo Berlusconi di condoni fiscali ne ha fatti talmente tanti (prevedendo di tutto e di più), ma anche con un risultato assolutamente negativo.
Questo lo dice la Corte dei conti, non lo dico io, e individua le entrate previste, che ammontavano a 11 miliardi di euro, rilevando che di esse sono stati incassati soltanto 6 miliardi di euro. Come dice la Corte dei conti per 5 miliardi gli italiani si sono autodenunciati con quei condoni, poi non hanno pagato, e a loro non è successo assolutamente nulla.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
ANTONIO BORGHESI. Allora, quello che diciamo è che bisogna intervenire con due modi a nostro giudizio, ed è questo il risultato finale della nostra mozione.
Bisogna intervenire in modo immediato per rilanciare la domanda interna e il potere d'acquisto delle famiglie per cui chiediamo il raddoppio della durata della cassa integrazione, l'aumento delle detrazioni per carichi fiscali, la riduzione della prima aliquota IRPEF al 20 per cento e poi immediatamente di sostenere le piccole e medie imprese, gli artigiani e i commercianti soprattutto in termini di aumento della possibilità di usufruire della garanzia fidi per aumentare il credito, istituendo un fondo rotativo cassa depositi e prestiti per anticipare i pagamenti ai fornitori delle pubbliche amministrazioni e di abbassare al 20 per cento l'aliquota Ires da applicare agli utili societari reinvestiti.
Evidentemente chiediamo, e con ciò concludo, una più pressante lotta all'evasione fiscale perché i condoni, come dice l'OCSE, hanno l'effetto di favorire l'evasione fiscale e quindi non bisogna bearsi del fatto che si scoprono tanti evasori, perché se gli si permette di evadere questo è anche evidente.
Chiediamo soprattutto – e ho concluso signor Presidente – di spostare la tassazione sui consumi dei beni di lusso e colpire finalmente la rendita speculativa, in particolare quella delle banche, che oggi permette loro di pagare, quando è tanto, il 12,5 per cento, rispetto alla media delle imprese che è molto più alto e che andrebbe sonoramente colpita proprio in questo momento in cui stanno realizzando utili giganteschi grazie al trading e non grazie al credito concesso alle imprese (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

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