di Francesco Crestani
Vorrei fare delle precisazioni riguardanti la nuova legge sul dolore, avendo letto la dichiarazione dell’On. Carlo Giovanardi a proposito dei principi cannabinoidi.
Il Sottosegretario ha perfettamente ragione nell’evidenziare che la Legge in oggetto non prevede alcuna facilitazione alla prescrizione di questa classe di farmaci, in quanto la legge riguarda esclusivamente i farmaci oppioidi. In realtà, non esiste alcuna necessità di facilitare la prescrizione dei derivati della cannabis, in quanto le modalità per la loro prescrizione sono già regolate dall'art. 2 del D.M. 11-2-1997 (Importazione di specialità medicinali registrate all'estero). Quindi, a contrario dei derivati della morfina, non occorre nessun ricettario in triplice copia, ed ogni medico, sia specialista in terapia del dolore e cure palliative, sia specialista in altri settori, così come qualsiasi medico di medicina generale può richiedere l’importazione di tali farmaci (ricordiamo infatti che, attualmente, i cannabinoidi non sono presenti sul mercato italiano). L’iter di richiesta è relativamente semplice, e tutte le informazioni al riguardo, nonché il modulo previsto, sono scaricabili dal sito dell’Associazione Cannabis Terapeutica, o dal sito del Ministero della salute. Vogliamo ricordare che i farmaci cannabinoidi, data l’ubiquitarietà e l’importanza del sistema “endocannabinoide” nel nostro organismo (e cioè le sostanze che il nostro corpo produce e che hanno effetti simili a quelle contenute nella cannabis), possono avere applicazioni ben più vaste di quelle della terapia del dolore. Come riporta appunto il sito del Ministero della salute: “Per quanto riguarda i possibili usi terapeutici, dalle pubblicazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) risulta che i medicinali cannabinoidi trovano indicazione nel trattamento farmacologico della nausea e del vomito in pazienti affetti da neoplasie ed AIDS sottoposti alle cure con farmaci antiblastici e antivirali.
Altri usi terapeutici si stanno studiando in sperimentazioni cliniche sull’uomo e riguardano il trattamento dell’asma e del glaucoma; inoltre si sta valutando la loro attività antidepressiva, anticonvulsivante, antispasmodica e come stimolanti dell’appetito.
Da alcune evidenze scientifiche risulterebbero proprietà che hanno i cannabinoidi di ridurre i dosaggi degli analgesici oppiacei, quali la morfina e i suoi analoghi, necessari a lenire il dolore nei malati oncologici sottoposti a trattamenti cronici, che, quindi, vanno incontro a fenomeni di assuefazione, caratteristici degli oppiacei.
La necessità di aumentare sistematicamente i dosaggi degli analgesici oppiacei, infatti, può portare alla comparsa di effetti indesiderati, talvolta di grave entità, come il blocco intestinale. La contemporanea somministrazione degli oppiacei con i derivati della cannabis riduce la probabilità dell’instaurarsi di tali effetti indesiderati.
Inoltre i cannabinodi si dimostrano efficaci nel migliorare la qualità della vita dei malati affetti da sclerosi multipla.”
A fronte di queste evidenze, restano difficoltà all’utilizzo dei cannabinoidi, dovute in parte alla ancora scarsa conoscenza di questi farmaci da parte dei medici, dato che le acquisizioni scientifiche sono relativamente recenti, dall’altra all’ignoranza della legge; ma è indubbio che in certi casi si assiste da parte di alcune Aziende Sanitarie a episodi che rasentano il boicottaggio, cosicché anche di recente si è dovuta pronunciare la Magistratura affinché un paziente affetto da sclerosi multipla potesse ottenere, gratuitamente dato le sue condizioni di particolare indigenza, il farmaco necessario alla sua grave patologia.
Francesco Crestani, medico chirurgo, è presidente dell'Associazione Cannabis Terapeutica