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I ricchi ignorano il Vangelo, gli amici dei ricchi lo dimenticano

Il presidente del Consiglio alla festa per i 90 anni di don Luigi Verzé ha raccontato che “lui mi confessa e mi dà l'assoluzione senza che io dica niente perché mi conosce e conosce i miei peccati”. Se il Cavaliere dice la verità, e non c'è motivo di dubitarne, significa che don Luigi Verzé ha dimenticato il Vangelo. Basterebbe, infatti, la ricchezza smodata del Cavaliere, per farlo ritenere in continuo peccato. Evidentemente don Verzé ha dimenticato la parabola del ricco epulone, che comincia così: “C'era un uomo ricco, che portava vesti di porpora e di bisso e faceva festa ogni giorno con grandi banchetti. Un povero, di nome Lazzaro, sedeva alla sua porta a mendicare, tutto coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi con gli avanzi che cadevano dalla mensa del ricco…” (Lc 16, 19ss). E' la sola presenza dell'affamato che rende peccatore il ricco. Don Verzè deve aver dimenticato la seconda parte delle beatitudini di Luca: “Ma, guai a voi che siete ricchi, perché avete già la vostra consolazione” (Lc 6, 24). Don Verzé al Cavaliere non avrà mai detto: “E' più facile che una fune entri per la cruna di un ago, che un ricco nel regno di Dio”. I ricchi ignorano il Vangelo, gli amici dei ricchi lo dimenticano.

Veronica Tussi

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