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FINANZA: BALDASSARRI, SU DERIVATI NESSUN PROIBIZIONISMO

di Dario Caselli

“Nessun proibizionismo, ma cautela e regole precise quando ci si confronta con gli strumenti di finanza derivata”. A dirlo è il presidente della Commissione Finanze e Tesoro del Senato, Mario Baldassarri, spiegando le linee guida del documento conclusivo, approvato ieri dalla Commissione, e riguardante l'indagine conoscitiva sull'utilizzo da parte delle Pubbliche amministrazioni degli strumenti di finanza derivati.

Presidente, qual è il quadro che si ricava dall'indagine appena conclusa?
“Intanto abbiamo voluto fare chiarezza in modo formale su un argomento che è stato molto dibattuto negli ultimi anni e che appunto si riferisce all'uso degli strumenti di finanza derivati da parte di tutti gli enti pubblici. Ed in particolare abbiamo voluto fare luce su due fronti: quello della sostenibilità di certe operazioni finanziarie e quello delle regole a cui fare riferimento”.

Ed il risultato?
“Per quanto riguarda la sostenibilità dall'analisi, che è emersa rispetto alle quantificazioni che ci sono state fornite, dobbiamo escludere l'esistenza di un rischio sistemico. In breve, è vero che si tratta di operazioni a volte dubbie, a volte con poca trasparenza, ma nel complesso non toccano la stabilità e la solidità del sistema Italia. E questo mi sembra un primo, importante punto fermo. Per quanto riguarda l'altro aspetto, ci siamo impegnati nell'indicare una serie di linee guida per il futuro. In questo modo i vari soggetti coinvolti potranno fare riferimento a principi ben precisi in termini di chiarezza, trasparenza e responsabilità”.

In pratica un tentativo di regolamentazione…
“Piuttosto abbiamo voluto indicare dei binari solidi entro i quali il ministero dell'Economia che sta lavorando ad un regolamento potrà incanalare questo tipo di operazioni”.

In specifico che cosa avete previsto?
“La commissione ha tenuto conto di due aspetti: un primo e cioè di limitare molto i soggetti della pubblica amministrazione che possono accedere a questi strumenti. Abbiamo ritenuto che per gli enti al di sotto dei centomila abitanti sia opportuno non fare questo tipo di operazioni. L'altro aspetto ha riguardato il merito, individuando gli elementi di maggiore criticità, che tra l'altro hanno portato in alcuni casi anche ad indagini da parte della magistratura. E' bene però chiarire che il Parlamento fa indagini conoscitive, mentre la magistratura fa il suo corso nei casi specifici. Ciononostante è opportuno per il futuro eliminare tentazioni che possano risultare troppo forti, soprattutto alla luce dello squilibrio tra gli interessi della banca che offre il prodotto e gli interessi dell'ente che deve poi acquisire il prodotto”.

Crede che dall'indagine si potrà passare ad una normativa specifica?
“E' ovvio che quanto abbiamo fatto finora non risponde ad una decisione normativa, ma si tratta semplicemente di considerazioni finali di un'indagine. Però come Parlamento ci impegniamo a tradurre in tempi brevi quanto emerso in proposte legislative. Intanto il ministero dell'Economia, che sta elaborando il regolamento, potrebbe attraverso questo strumento incorporare le linee emerse dal documento della Commissione. Sono sicuro che potranno essere ricavati dei binari solidi nei quali incanalare questo tipo di operazioni”.

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