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Volontà  popolare, carte bollate e maturità  politica

di Pierluigi Sorti – IE

Possono le carte bollate essere il viatico più idoneo alla libera espressione della volontà popolare ?

Crediamo senz’ altro di no. Ma può il legittimo ricorso ad esse fungere da cartina di tornasole della maturità politica di chi sceglie questa strada? Sì, e la vicenda della esclusione della lista del Pdl nella regione Lazio è proprio lì a dimostrarlo.

La vistosità politica degli errori commessi dal Pdl ha infatti travalicato, nella emotiva sequenza dei passi successivamente compiuti, il ( pur grave ) peccato originale del ritardo della presentazione della lista.

Le connotazioni non esemplari che hanno accompagnato psicologicamente le mosse adottate, dimentiche del riconoscimento preliminare delle proprie responsabilità, hanno puntato tutto e subito la ricerca del risultato immediato, il recupero forzoso della lista del Pdl della provincia di Roma.

Una tensione orgogliosa, che la stessa stampa di area governativa tentava di temperare, ha conferito tanta sicurezza nel procedere da oscurare proprio un elemento di principio, il federalismo regionale, che, parte essenziale del suo programma, ma che nel caso specifico era già stato tradotto nei fatti, in quanto da tempo divenuto legge di rango costituzionale ( art. 122 della Costituzione ) .

Il cosiddetto decreto ( poi inutilmente derubricato in “provvedimento” ) interpretativo, sia presso il Tar sia presso l’ ufficio elettorale del Tribunale, ha incontrato l’ epilogo che fatalmente si era costruito con le sue stesse mani.

Salvo presumere teoricamente un orientamento difforme da parte del Consiglio di Stato, cui sembra rivolgersi l’ istanza del Pdl, tutta la vicenda, scaturita inizialmente da sciatteria di comportamenti, poteva trovare un percorso più saggio ed efficace sol che la consapevolezza dell’ esistere legislativo dell’ autonomia regionale in materia, fosse stata parte viva della sensibilità corrente di chi ci governa. Che ha invece operato come se la ignorasse.

Quale che sia lo sbocco definitivo della vicenda, e nell’ auspicio ovvio che essa non contribuisca ad accrescere la conflittualità complessiva, non possiamo esimerci dal chiederci quale potrà risultare il panorama fra governo centrale e autonomia regionale se, e quando, si porterà a compimento l’ autonomia regionale anche sul piano tributario

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