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Quando il Circo non è uno spettacolo

Stamane mentre viaggiavo in auto alla volta del luogo dove lavoro, ascoltavo al radio. Radio Radicale oggi, rubrica “Stampa e Regime”, il Direttore, Massimo Boldrin legge e commenta le prime pagine dei quotidiani italiani… Tralasciando i commenti che possono essere di parte, essendo Radio Radicale organo di Partito, non ho potuto far altro che prendere atto che tutto il “sistema” giornalistico nazionale, non ha altro argomento che il recente fattaccio delle liste elettorali di Lazio e Lombardia in vista delle elezioni regionali di fine marzo.
L’immagine dell’Italia, o meglio il quadro globale dello stato di salute della democrazia italiana, appare semplicemente non solo disastroso, ma, oserei affermare preoccupante. Il “balletto” dei politici, ormai è inframezzato dai “numeri” dei magistrati, che grazie agli “effetti di luce” della stampa o gli “effetti speciali” della televisione, fanno sembrare questo povero Paese e le sue Istituzioni, un penoso spettacolo circense di bassa, bassissima categoria, dove più che applaudire e ridere per la bravura degli artisti e dei clown, si ride e si impreca volgarmente all’indirizzo degli inservienti che con goffaggine inciampano nel buoi e nel vuoto di valori morali ed etici ormai sconosciuti.

Di fronte ai problemi sociali della nostra Patria, di fronte alla crisi economica che perdura, di fronte alla difficoltà di tanta brava gente onesta e lavoratrice che fatica a tenere il passo, le nostre Istituzioni giocano sul significato di democrazia, eludendo regole e limiti da loro stessi imposti, a suon di leggine, interpretazioni, cavilli e ricorsi, carte bollate, ipocrisie e falsità mediatiche.

Se questo è il grado di “civiltà” espresso dalla democrazia di questa repubblica, nata nel ’46 dalla resistenza (?), allora mi sento onorato di appartenere alla schiera di coloro che della democrazia conoscono le origini ed i principi fondamentali, …mai traditi anche di fronte al sopruso.
La democrazia introdotta in Italia da Casa Savoia nel 1848 infatti, non era forse completa o compiuta, ma era senz’altro seria, ed improntata al rispetto, alla giustizia sociale, ed ai valori etici e morali dei più alti rappresentanti delle Istituzioni.

E’ con l’animo gonfio di dolore che concludo questo sfogo con un grido liberatorio :
“viva l’Italia sempre”.

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