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POLITICA ED ECONOMIA

In Italia, a ben osservare, continuano a persistere due realtà parallele. Una, forse più nota, di natura politica e l’altra, più sofferta, di natura economica. Ma, come da qualche tempo accade, i due parallelismi, non sono rimasti tali. S’intersecano, interferiscono presentando una realtà, quella di tutti i giorni, non priva d’attriti ed evidenti contraddizioni. Il Governo, pur con tutti i suoi limiti, ha affrontato l’emergenza. E’ un riconoscimento che ci sentiamo di fare. Con tutta serenità. Anche se molto resta ancora da fare, il paventato immobilismo sembra scongiurato. Se i “bubboni” della disoccupazione, della sanità, della riforma elettorale e fiscale non fossero così palesi, si potrebbe scrivere che, tutto considerato, il Popolo italiano potrebbe avere un futuro meno incerto. Ma il condizionale è d’obbligo, soprattutto oggi. Perché non è solo quello che si percepisce ad offrire un quadro certo della reale situazione nazionale. Proprio perché le due realtà, politica ed economica, s’intersecano con delle conseguenze che potranno essere valutate solo a posteriori. Insomma, la crisi non si è ancora allontanata. Anche se s’evidenzia un pessimismo strumentalizzato a sinistra ed un diplomatico ottimismo nella destra. Resta però che le scollature sono troppo evidenti. Le incertezze politiche, già ventilate lo scorso autunno, non ci trovano, quindi, impreparati. Impreparata è, invece, la piattaforma economica sulla quale s’intende rilanciare la nostra economia. Bisticciare per, poi, chiedere una tregua non basta più. Per noi, non è bastato mai. Essere uno dei Paesi più industrializzati del mondo ha poco significato se viene a mancare, come manca, la competitività. Tant’è vero che, a livello UE, la nostra posizione è ancora incerta e poca ci conforta il non essere più i soli. Se si vuole trovare un punto d’intesa, le possibilità ci sono; come c’erano anche per il passato. La crisi italiana ha radici lontane. Oggi, purtroppo, non sono sostanzialmente mutati i motivi del contendere né, tanto meno, le cause che li hanno generati. I tempi per le connessioni positive internazionali, almeno per noi, sono finiti. Non è più possibile soffermarsi sugli ottimismi e suoi fatalismi tanto cari a coloro che in politica, e non sono pochi, preferiscono ancora le improvvisazioni alla razionalità. Attenzione, dunque, alle nostre realtà non più parallele. Per evitare sventure, assai meno controllabili delle attuali, non è più sufficiente né l’ottimismo ad oltranza, né il pessimismo di facciata. Se il Centro-Destra ha trovato il consenso della maggioranza degli italiani, non è detto che il Centro-Sinistra non possa recuperare il terreno perduto. L’importante è che la posizione politica non si sovrapponga a quell’economica. Perché i politici si possono anche cambiare, l’economia richiederebbe tempi troppo lunghi per essere riconformata. Politica ed economia sono, quindi, destinate a coesistere. Meglio, però, non confonderne i ruoli.

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