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Grecia, le ragioni di Berlusconi

Può diventare stucchevole da questa pagina sostenere che “Berlusconi aveva ragione”. Eppure, per la soluzione al caso-Grecia, è proprio così.

Sono passate tre settimane dall’ultimo consiglio europeo a Bruxelles. In quella sede, il presidente del Consiglio aveva insistito perché anche il Fondo monetario internazionale fosse coinvolto nella crisi greca; e nell’individuazione della soluzione. Gli altri partner europei, francesi e tedeschi in testa, si mostrarono piuttosto scettici di fronte ad un’eventualità del genere. L’Europa gestirà la crisi greca – questo il messaggio del comunicato finale dell’incontro – da sola; al massimo potrà utilizzare l’esperienza dell’Fmi.

Il motivo era evidente: le banche private di Francia e Germania hanno nei propri bilanci circa la metà del debito greco. E sono proprio Parigi e Berlino che hanno chiesto maggiori sforzi ad Atene sul fronte dei conti pubblici. Ora che Atene ha avviato la manovra correttiva (apprezzata, fra l’altro, proprio dalla Commissione e dal Fondo), l’Europa non è ancora intervenuta.

E sulla prima pagina del Financial Times c’è l’annuncio che il primo ministro greco sta per chiedere l’intervento del Fondo monetario. Esattamente come proposto da Berlusconi tre settimane fa.

Il ragionamento elaborato da Berlusconi all’ultimo Consiglio europeo partiva dalla circostanza che l’Europa non ha gli strumenti tecnici per interventi di salvataggio, come sarebbero necessari per la Grecia. In più, dal G-20 di Londra in avanti, i Grandi della Terra hanno quadruplicato il capitale del Fondo monetario proprio per tamponare crisi di questo tipo. Ed a pagare questo clamoroso aumento di capitale sono stati anche i partner europei. Quindi, perché gli europei dovrebbero pagare due volte per la Grecia: una volta al Fondo, una volta per il salvataggio attraverso strumenti (che non esistono) europei?

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