C’è uno scollamento fra l’Italia e l’Europa, come qualcuno ha insinuato sui giornali? C’è forse addirittura una “distrazione” dell’Italia rispetto alla sua vocazione europeista? Un disimpegno che riguarda anche la battaglia sulle nomine dopo l’entrata in vigore del Trattato di Lisbona che ridisegna le figure di vertice dell’Unione Europea? C’è, infine, la proiezione sulla scena europea dell’immagine di un’Italia politicamente rissosa e in preda agli scandali? A tutte queste domande va risposto che no, non c’è nulla di tutto questo.
C’è al contrario una miracolosa resistenza dell’Italia di Berlusconi tra i governi che “guidano” il mondo, quelli dalle cui decisioni dipendono le sorti del pianeta. Una resistenza “miracolosa” proprio in considerazione delle rapide e gigantesche trasformazioni di un mondo nel quale avanzano con tassi di crescita inarrestabili Paesi come la Cina e l’India, ma non solo. Un mondo che non è più quello che conoscevamo fino a non molti anni fa, ma nel quale nuovi protagonisti minacciano di emarginare non l’Italia ma l’Europa stessa.
Ma nonostante tutto, il Presidente Berlusconi è stato in grado di ritagliare per l’Italia un ruolo di primo piano in Europa come nel più vasto scenario internazionale. L’importanza di questo ruolo dipende anzitutto dalla credibilità, esperienza e dal carisma di Berlusconi, dalla consapevolezza tra i partner e gli interlocutori della sua carriera di leader di lunga data, e della solidità del consenso di cui gode tra gli italiani.
L’Italia di Berlusconi ha sempre confermato la sua vocazione europeista, addirittura ospitando la firma della Costituzione europea a Roma, e poi partecipando attivamente nell’ultima legislatura ai consigli europei con un ruolo decisivo su tutte le questioni cruciali. Si possono considerare successi personali di Berlusconi, ma in nome del Paese, la positiva soluzione di crisi “regionali” pericolose e difficili come quelle tra Russia e Georgia, e tra Russia e Ucraina. Poi, il riavvicinamento tra Russia e Nato a dispetto di una serie di gravi episodi che un anno fa avevano reso critico un rapporto fondamentale per la sicurezza e la stabilità di tutta l’Europa.
Ancora, la conferma dell’Italia come Paese affidabile, in grado di supportare le proprie missioni di pace all’estero nei teatri più delicati, dall’Afghanistan al Libano, con decisioni rapide anche di rafforzamento della nostra presenza in risposta ad appelli di Stati Uniti e Onu.
Di più, le numerose missioni del premier in Medio Oriente tra Egitto, Golfo, Israele e Territori palestinesi, ma anche nell’Europa dell’Est. Infine, l’eccellente rapporto instaurato da Berlusconi con il Presidente Obama a dispetto di quanto i critici dai facili pregiudizi e dalle previsioni sempre sbagliate avevano malignamente insinuato all’indomani dei risultati delle presidenziali negli Usa.
L’organizzazione e la gestione anche politica del G8 all’Aquila, la partecipazione sostanziale al G20, la chiusura del contenzioso coloniale con la Libia, l’efficace politica di contrasto all’immigrazione clandestina, il sapiente gioco d’anticipo sull’Iran, il continuo supporto diplomatico all’intraprendenza delle nostre aziende piccole medie e grandi all’estero, la saggia e avveduta risposta sin dall’inizio alla montante crisi economica e finanziaria, tutto ciò non fa che accrescere le quotazioni dell’Italia e di Berlusconi.