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Adesso uniamoci per davvero!

Come si è detto, se l’area di destra si fosse unificata già per queste elezioni regionali, la Fortuna – che sempre aiuta gli audaci, non gli eterni “attendisti a gettone” – avrebbe regalato a essa, almeno in Lombardia e nel Lazio, una clamorosa e imprevedibile opportunità di successo. Se, poi, a questa unificazione avesse fatto seguito una selezione rigorosa di una classe dirigente all’altezza della situazione, ci sarebbe stata anche la possibilità, forse, di costringere il PdL a una trattativa di Brenno, laddove rischia di non essere nemmeno in corsa per i seggi regionali. Si sarebbe potuti arrivare al punto di potersi proporre, come Destra, quale unico interlocutore dell’intero elettorato alternativo alle Sinistre. Invece, solita corsa dei soliti partitini divisi – e anche litigiosi -, nella speranza massima di ottenere “un po’ di visibilità”. Voglia di “visibilità” che, per altro, tradisce una profondissima contraddizione intima dell’attuale area della destra, laddove si vedono tutte queste sigle percorrere la strada dell’apparenza e non già quella della sostanza, in contrasto con la critica profonda della società di cui pretenderebbe di essere maestra. Sia chiaro: nulla di nuovo, ma anche nulla di definitivamente compromesso. Il tempo per raggiungere questo fondamentale risultato c’è ancora – purtroppo, è “un po’ meno” ma ancora sufficiente alla bisogna –, purché si faccia finalmente e definitivamente strada la convinzione della assoluta secondarietà di qualsiasi altro obbiettivo. In altre parole, è necessario che tutti facciano un passo indietro, prendendo atto della debolezza intrinseca alla divisione delle forze militanti delle Destre, e s’impegnino, a partire dai singoli militanti stessi, a costruire la speranza di una nuova, grande Destra. Partecipando, però. Il fattore deciso, infatti, è questo: la partecipazione della base. In particolare, nel ruolo di soggetto di “pressante incentivazione” al raggiungimento del risultato, prima; a “garante della costanza nel perseguimento degli obbiettivi di programma”, una volta realizzata questa benedetta unità. Lo di capisca e lo si dica una volta per tutte: è finito il tempo dei “ducetti”. Firmare “deleghe in bianco” a questo o a quel leader o leaderino è solo la strada più diretta per l’ennesima delusione. Solo attivandosi – nella propria realtà sociale e territoriale – in modo diretto e solo contribuendo fattivamente alla costruzione del nuovo soggetto politico, i militanti delle Destre potranno essere nuovamente utili al Paese e, nello stesso tempo, certi di partecipare a un’avventura comune e non già ala solita operazione finalizzata al reperimento di una o poche poltrone per i soliti noti. E se si hanno sentimenti di destra, non si dica: . C’è un dovere morale, un appello imperativo per tutti noi, a fronte dello sfascio del Paese: tornare in campo; farlo seriamente e non per dare sfogo a qualche pulsione nostalgica o a qualche tentazione goliardica; riprendere in mano e riannodare i fili di una società sempre più lacerata e priva di punti di riferimento istituzionali, politici, morali, economici e sociali. Anzi, da questo punto di vista, l’unità delle destre non è un’opportunità per le sigle dell’area, ma un preciso dovere a cui è venuto il momento di attendere con responsabilità. Allora – la domanda sarebbe legittima, a questo punto –, che senso ha e ha avuto fondare un nuovo partito, l’ennesima sigla, Area Destra, invece di puntare su quelle già esistenti o su alcune di esse? La risposta è semplice: per dare un segnale proprio a tutte quelle sigle. Area Destra non pretende affiliazioni esclusive: o con noi o contro di noi. Il doppio tesseramento è funzionale allo scopo: dare forza a un movimento trasversale a tutte le realtà della Destra, affinché tutte queste realtà confluiscano sotto un’unica sigla. Chi aderisce ad Area Destra, ancor meglio se restando iscritto anche ad altri movimenti, ricorda ogni giorno ai suoi dirigenti quale sia il lavoro che li attende, altrimenti, prima o poi, saranno gli eventi a superarli. Oppure, se gli eventi dovessero travolgere –per l’ignavia o la lentezza di quelle classi dirigenti – la stessa possibilità di ricostruire una Destra in Italia, a rispondere davanti a tutta la comunità militante di questo vero e proprio delitto politico.
Area Destra

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