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Formigoni escluso, La Russa per riammettere lui e la Polverini si dice pronto a tutto

Il PD: “Rispettate le leggi”

Penati: “La nostra campagna si occupa dei problemi della gente, loro sono nel caos”. Migliavacca :”Moderare i toni, il titolare della Difesa non può definirsi eversivo”. Quando nel '95 An e FI ripetevano: la forma è sostanza…

Anche Formigoni fa il bis nel caos liste, dove irrompe la delirante intervista del ministro della Difesa, Ignazio La Russa, che con toni eversivi confida a Il Riformista di essere pronto a tutto per far partecipare i candidati di destra al voto! Parole su cui il PD chiede subito un chiarimento, visto che il rispetto delle leggi non è un'optional e non può essere preso sotto gamba come sta facendo il Pdl per beghe interne, sciatteria ed eccesso di presunzione.

Tutto nel giorno in cui la Corte d’Appello di Milano non ammette la “Lista per la Lombardia” di Roberto Formigoni alle elezioni regionali, respingendo il ricorso presentato dalla stessa lista contro il precedente provvedimento di esclusione. «Non sono state rispettate le formalità», si legge nelle motivazioni secondo le quali l’esercizio dei diritti di partecipazione democratica «non può che svolgersi nel rispetto dei limiti e delle forme previste dalla legge».

Il PDL ricorrerà al TAR ma intanto questo significa che Formigoni, in corsa per il quarto mandato, non è più candidato, essendo stata esclusa la lista con la quale si sarebbe presentato per un posto da consigliere.
Filippo Penati, candidato del centrosinistra alla guida della Regione promette: “Noi, da parte nostra, continuiamo la campagna elettorale per rispondere alle domande dei cittadini, per proporre una seria alternativa alla politica negativa della destra. Ma ora il pasticcio si rivela in tutta la sua gravità: la destra in Lombardia ha ignorato e violato le regole. Sono protervi, divisi e lacerati, colpi bassi e inganni hanno affondato le liste elettorali di Formigoni e dei suoi sostenitori. Spero che ora alle reazioni inconsulte e gridate che abbiamo sentito sinora da parte del Pdl arrivi il momento della consapevolezza: la legge consente di presentare ricorsi e le sedi giudiziarie sono le uniche che possono giudicare la legittimità di chi si presenta al giudizio degli elettori, rispettando le leggi. In democrazia le regole non sono un optional”.

Caos anche a Roma. La Corte di Appello ha riammesso la civica della Polverini e non si è ancora pronunciata sul listino ma ha respinto il ricorso della lista del PDL, così il partito non potrà correre alle Regionali del Lazio a Roma e provincia. Insomma la saga dei dilettanti allo sbaraglio continua…

Peccato che dietro il semplice rispetto delle regole il presidente dei deputati del Pdl Fabrizio Cicchitto vede un autentico accanimento, dal significato gravissimo. Frasi che non meritano neanche un commento.

Intanto esplode la polemica per le frasi di La Russa che dimostrano come il Pdl stia perdendo la testa. Il ministro con Il Riformista è stato durissimo. La premessa: «Non vorrei fare la parte dell’eversivo ma ora lo dico chiaro e tondo». L’affondo: «Noi attendiamo fiduciosi i verdetti sulle nostre liste. Ma non accetteremo mai una sentenza che impedisca a centinaia di migliaia di nostri elettori di votarci alle Regionali. Chiaro?». La conclusione del ragionamento: «Se ci cacciano faremo valere i diritti dei nostri elettori. Siamo pronti a tutto». La senatrice Roberta Pinotti contesta alla radice l’affondo del coordinatore del Pdl: «Le minacce proferite oggi da La Russa sono gravissime e impongono un immediato chiarimento. Si tratta di parole inaccettabili, che rimandano ad anni oscuri della nostra storia e che assumono connotati inquietanti poiché pronunciate dal ministro della Difesa. Vogliamo sperare che questo ritorno di Ignazio la Russa a toni da anni ’70 sia solo una sventurata parentesi, in tutti i casi si ricordi che le regole democratiche che presiedono al funzionamento della Repubblica devono essere sempre, e da tutti, rispettate. La Russa non finga di non sapere che quanto accaduto dipende solo dalla guerra intestina che percorre come un fiume carsico il ventre del Pdl. Piuttosto che minacciare cose di cui potrebbe pentirsi, si interroghi perché la sua coalizione non riesce neanche a presentare una lista elettorale».
E Ignazio Marino vuol sapere “quale considerazione ha La Russa della magistratura, che entro poche ore si pronuncerà su questa assurda vicenda di 'dilettanti allo sbaraglio', parole del Ministro Umberto Bossi? Queste sono minacce inquietanti ed eversive. E se è lo stesso Ministro a definirsi eversivo, a quali valori è affidata la responsabilità strategica delle forze armate?”.

Nel primo pomeriggio invece di scusarsi il ministro butta benzina sul fuoco: «Mi viene da ridere nel leggere alcune dichiarazioni finto allarmistiche di chi vorrebbe che uno dei coordinatori del Pdl si rassegnasse alla ipotesi di una ingiusta esclusione delle liste a Roma e Milan.».
Per calmarlo e ricordargli che fa anche il ministro interviene Maurizio Migliavacca, coordinatore della Segreteria del PD: “E’ ora che il ministro La Russa e gli esponenti del centrodestra moderino i toni e la finiscano di alimentare in maniera artificiosa un pericoloso stato di tensione. Lascia sinceramente sconcertati il fatto che affermazioni che riecheggiano una retorica di anni che speravamo esserci lasciati definitivamente alle spalle, ritornino nelle parole di un parlamentare che ricopre un importante incarico istituzionale: quello di ministro della difesa. Ciò che più preoccupa in questa vicenda è soprattutto la totale insofferenza mostrata dagli esponenti del Pdl nei confronti delle regole, atteggiamento che in uno Stato di diritto non può avere cittadinanza. Non tenti il Pdl di spostare su altri colpe e problemi che nascono e vivono esclusivamente al proprio interno”.

Il vicepresidente del Consiglio regionale del Lazio Carlo Lucherini del Pd non ci sta a leggere la ricostruzione di La Russa, che afferma che avrebbe voluto essere presente e che avrebbero dovuto arrestarlo per impedirgli di esercitare il suo diritto di presentare le liste. “La Russa sa benissimo che nessuno ha impedito al rappresentante del Pdl di presentare le liste: ci sono le registrazioni e i video di come è andata effettivamente. Il rappresentante del Pdl si era allontanato per fare uno spuntino, come lui stesso ha raccontato o forse ci sono state delle questioni irrisolte interne al Pdl che sono scoppiate all'ultimo momento. La Russa dovrebbe prendersela con i suoi invece di cercare di far passare una versione dei fatti del tutto priva di fondamento”.

Mentre il senatore Stefano Ceccanti è andato a rileggere i lavori parlamentari per ricordare quando chi oggi strepita non transigeva sul rispetto delle regole, dato che non gli faceva comodo. Parla della conversione del decreto legge 29 marzo 1995, n. 90, che spostava in avanti di due giorni i termini (non ancora scaduti) per la presentazione delle liste. Ci spiega che “ è molto istruttivo. Il decreto non fu convertito perché, intervenendo a procedimento già aperto, fu ritenuto incostituzionale da tutti i gruppi parlamentari; venne
approvata una leggina di sanatoria, la 102/1995, eliminata dal taglia-leggi del Ministro Calderoli. Il centrodestra, allora all'opposizione del Governo Dini, fece dell'intransigenza sul rispetto delle forme un punto assolutamente fondamentale, esattamente come il centrosinistra, ma calcando di più i propri toni, tanto che Tatarella diceva che 'non vi è un altro Governo al mondo da Adamo ed Eva ai nostri giorni che un quarto d'ora prima della scadenza dei termini abbia prodotto un mostro giuridico simile'.

Per noi, oggi come allora, la forma resta sostanza, senza bisogno di arrivare a citare Adamo ed Eva.

Ma. Lau.

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