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Religiosi invidiosi e gelosi

Benedetto XVI nell'Udienza Generale ( 3 marzo) dedicata a San Bonaventura, ha detto: “L'invidia e la gelosia sono forme di debolezza umana che talora insidiano anche le persone religiose”. E' vero. E il Papa sa che d’invidiosi e gelosi ne esistono anche in Vaticano. Solo che quando un religioso sbaglia, dovrebbe essere allontanato, o perlomeno punito come faceva san Francesco. Il Santo d'Assisi, infatti, non era tenero con i fratelli che sbagliavano. Riguardo ad un frate che aveva denigrato un compagno, ordinò al suo vicario: «Se è colpevole, puniscilo con un severo ed esemplare castigo! Consegnalo nelle mani del pugile di Firenze!». Il “pugile di Firenze” era frate Giovanni, uomo d’alta statura e di grande forza, che il Salimbene (Cronica, ed. di Scalia, p. 231) definisce “spietato carnefice”. Capita anche, e questo pure il Papa lo sa, che ecclesiastici e monache, come accade ad alcuni fedeli, nel corso della vita perdano la fede. Ora, se si tratta di persone buone e oneste, poco male, ma se si tratta di persone dall'animo cattivo, non avendo esse più il timor di Dio, il male può essere immenso, e Dio ce ne scampi.

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