di Dario Caselli
Il Senato ha discusso le dimissione del senatore Di Girolamo ed intanto si riapre il confronto sull'opportunità di rivedere i meccanismi della legge che concede agli italiani al'estero il diritto di voto. Ne parliamo con il senatore italo-argentino Esteban Juan Caselli, che come il suo collega Di Girolamo è stato eletto all'estero e precisamente in Sud America.
Senatore, la vicenda Di Girolamo ha accesso i riflettori di nuovo sul voto degli italiani all'estero? Che idea se ne è fatto?
“Per prima cosa le chiedo una cortesia…”
Prego…
“Sulla vicenda personale del senatore Di Girolamo preferirei non parlare, non conosco bene i fatti. Meglio parlare di politica”.
Allora parliamo di politica. Crede che il voto riconosciuto agli italiani residenti all'estero sia un istituto ancora valido?
“Certo che sì. Nel mondo ci sono più di cinquanta milioni di italiani che hanno bisogno di una rappresentanza, perciò non sono d'accordo con chi oggi dice che dovrebbe essere abolito il diritto di voto dei cittadini all'estero. E' però evidente che alcune modifiche alla normativa attuale debbano essere apportate anche alla luce del fatto che già nelle elezioni politiche del 2006 ci furono numerose contestazioni”.
Quali sono secondo lei i punti più critici dell'attuale sistema?
“Il voto per corrispondenza ha evidenziato tutta una serie di anomalie a cui ha fatto da contraltare la difficoltà delle autorità diplomatico-consolari di mantenere un controllo certo sulle varie fasi del procedimento elettorale. In particolare mi riferisco all'operazione di stampa in loco delle schede elettorali che porta al rischio di possibili stampe in eccesso. Ad esempio in Argentina ho denunciato che due anni fa c'erano 120mila buste elettorali in più. Un chiaro tentativo da parte di qualcuno di fare un imbroglio. Questo è un punto su cui sarà necessario aprire una riflessione e che bisognerà risolvere definitivamente. E proprio per questo ho deciso di presentare un disegno di legge di riforma della legge 459 del 2001”.
In che cosa consisterà questo ddl?
“Tre sono tre i punti centrali: al posto dell'invio per posta delle schede si potrebbe utilizzare l'aeronautica militare o il corriere diplomatico. E se qualora questa scelta fosse economicamente troppo costosa pensare all'invio del materiale elettorale per via telematica ai soli Capi delle Rappresentanze diplomatico-consolari incaricate delle operazioni elettorali; centralizzare presso le Ambasciate e gli Uffici consolari di prima e seconda categoria le operazioni di voto ed eventualmente allestire ulteriori seggi elettorali nelle sedi di associazioni o di enti sotto il diretto controllo delle autorità diplomatico-consolari; infine prevedere incentivi o rimborsi forfetari per quegli elettori che devono recarsi in seggi molto lontani dal luogo di residenza. In questo modo si incentiverà l'affluenza rendendo anche più equanime lo stesso sistema elettorale”.
In pratica un maggiore coinvolgimento delle ambasciate riducendo il ricorso allo strumento postale…
“Sì, dobbiamo limitare per quanto sia possibile quelle zone grige nelle quali troppo spesso si infiltrano personaggi che vogliono approfittare per fare imbrogli. E per fare questo è necessario rafforzare il ruolo delle ambasciate e dei consolati, superando il sistema di voto per corrispondenza che ha dimostrato tutti suoi limiti. Ma al di là di tutto ciò deve essere chiaro che sul diritto di voto degli italiani all'estero non si torna indietro”.