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Bucchino: i tagli all’editoria all’estero restringono e inaridiscono l’Italia

E’ molto alto, ormai, il rischio di essere ripetitivi e stucchevoli parlando delle politiche del Governo verso gli italiani all’estero. Me ne rendo perfettamente conto, ma che altro si può fare di fronte ai colpi che vengono inflitti con cinica sistematicità all’intera gamma dei settori che li riguardano?
E’ il turno dei tagli, fatti con il Decreto così detto delle “Mille proroghe”, del 50% dei fondi destinati sia ai quotidiani che si pubblicano all’estero sia ai piccoli strumenti di informazione che sono diffusi e radicati nelle nostre comunità. Per questi ultimi, l’ammontare complessivo di appena due milioni di euro, raggiunto con il Governo D’Alema che aveva raddoppiato la dotazione precedente, torna ad essere quella di tanti anni fa, come se la macchina del tempo si sia messa a girare improvvisamente all’indietro.
Eppure si tratta di contributi, elargiti per altro in misura irrisoria e in ritardo, che hanno il semplice scopo di incoraggiare i beneficiari a conservare i legami con l’Italia e a diffonderne notizie e immagine tra coloro che non si rassegnano a girare la testa da un’altra parte. Si tratta di strumenti che, pur nella loro linearità, portano periodicamente nelle case la nostra lingua alimentando il desiderio degli anziani di continuare a praticarla e dei giovani di conoscerla meglio. Molte di queste testate sono i canali di cui le Missioni cattoliche e altri centri associativi si servono per tenere unito il loro piccolo gregge e rendere un servizio soprattutto ai soggetti più deboli, ma tutto questo non basta evidentemente per essere, se non aiutati, almeno rispettati.
Il Governo e il Parlamento dovrebbero dire solo “Grazie!” a coloro che tra mille difficoltà continuano a tenere in piedi queste attività informa-tive, senza guadagnarci e tra mille sacrifici. Tagliando i fondi, invece, al di là dell’entità dei contributi, è come se si desse loro per ringraziamento uno schiaffo in faccia. Se ci fosse ancora un po’ di sensibilità e di gratitudine per gli oscuri protagonisti della nostra emigrazione, qualcuno capace di farsi sentire oltre i confini nazionali dovrebbe semplicemente chiedere scusa.
Spesso si guarda a queste cose, ad iniziare dal Sottosegretario Mantica che ha le maggiori responsabilità in questo campo, come a sopravvivenze del passato. E’ allucinante constatare, invece, come non ci si renda conto che colpendo in successione i corsi di lingua e cultura, il contingente scolastico, la possibilità di RAI Italia di svolgere la sua funzione, i canali di informazione non solo si recidono le radici ancora vive, ma ci si preclude la possibilità di dialogare con le nuove generazioni e di proiettare in avanti gli interessi dell’Italia, tra i protagonisti della vita sociale e culturale di oggi e di domani.
Nelle nostre comunità, nonostante tutto, resistono e in molti casi si accrescono forze vive e persone capaci di guardare oltre la miseria di queste azioni. Da loro bisogna ripartire per colmare i vuoti di questi anni difficili.

On. Gino Bucchino

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