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Riciclaggio: dov’erano le banche?

di Elio Lannutti

Molti istituti di credito italiano non segnalano alle autorità di vigilanza, come sarebbero tenuti a fare per legge, operazioni “sospette” di alcuni loro clienti. Lo si è visto con il recente caso di riciclaggio che ha coinvolto Fastweb e il suo ex patron Scaglia, che rappresenta una delle frodi più colossali ai danni dello Stato della storia recente. Bpm, Antonveneta, Carifirenze, Unicredit, tanto per citarne qualcuna, hanno ricevuto ed eseguito bonifici o ordini di trasferimento di denaro da parte di alcune società coinvolte nell’inchiesta per pagamenti di false fatture per centinaia di milioni di euro.

E’ vero che le banche non hanno il compito di verificare la veridicità delle fatture poste in pagamento ma hanno il preciso dovere, derivante dalla normativa antiriciclaggio, di identificare, registrare, conservare negli archivi informatici e segnalare a Bankitalia tutta una serie di tipologie sospette di operazioni, mentre sono le stesse autorità vigilanti a verificare, mediante ispezioni a campione su istituti di crediti ed altri intermediari finanziari, la corretta applicazione della legge.

Ebbene, le banche, già scarsamente propense ad effettuare le segnalazioni sulle operazioni sospette, ritenendole un intralcio alla loro attività, adesso sono state addirittura esonerate dal farlo da uno scudo fiscale criminale, che ha avuto lo scopo di ripulire i capitali sporchi nella grande lavanderia statale pagando un obolo del 5%, per poi tornare nei paradisi fiscali e legali più bianchi e splendenti di prima, almeno stando ai dati della Banca d'Italia che ha monitorato un rientro fisico per soli 35 miliardi di euro, mentre per altri 60 miliardi di euro si è trattato solo di un rientro fittizio.

In pratica, con questo riciclaggio di Stato, si è configurato un vero e proprio condono tombale su false fatturazioni e contabilità fraudolenti, senza alcuna segnalazione anti-riciclaggio da parte delle banche, esentate in virtù dell’anonimato, che hanno pure conseguito ingenti guadagni grazie a commissioni e fidelizzazione dei clienti.

L’Italia dei Valori che ha chiesto alla Banca d’Italia, senza finora ricevere risposta, quale sia stato il numero di segnalazioni sospette nell’ultimo triennio e quante ispezioni abbia effettuato su banche e intermediari finanziari per la corretta applicazione della normativa antiriciclaggio, continuerà a battersi perché trasparenza e legalità riescano a rompere il muro di omertà e silenzio servile che circonda questi fatti criminosi.

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