Il caso del Senatore Nicola Di Girolamo eletto nella circoscrizione estero e accusato di truffa elettorale e infiltrazioni mafiose potrebbe, alla fine, rappresentare una vera manna dal cielo: ormai è chiaro a tutti, infatti, che il sistema di elezione dei 18 rappresentati degli italiani all’estero (12 deputati e 6 senatori) è soggetto a ogni forma di imbroglio e infiltrazioni criminali. Lo sospettavano in tanti ma nessuno ha avuto il coraggio di prendere il toro per le corna. Anche perché si tratta di modificare una legge raggiunta con grandissima fatica dal suo ideatore Mirko Tremaglia che è riuscito addirittura a cambiare la Costituzione. E ora, per cambiare questa legge è necessario ricorrere a una nuova legge Costituzionale.
Eppure di questa anomalia si è occupato sin dal suo atto di Costituzione il costituendo Partito degli Italiani all’Estero che subito, però, ha trovato uno sbarramento di fuoco da parte di tutti i Partiti tradizionali. Del resto attaccare la Legge sulla Circoscrizione Estero è come infrangere un tabù. Ecco perché il caso Di Girolamo è una vera manna dal cielo: ora nessuno potrà più fare finta di niente. Qualcosa bisognerà assolutamente cambiare e anche in fretta. Ma cosa?
Una proposta ‘rivoluzionaria’ è arrivata, su ispirazione del PIE, dall’onorevole eletto all’estero Antonio Razzi di Italia dei Valori, il Partito di Antonio Di Pietro. Si tratta di un disegno di legge che prevede l’introduzione (già esistente in numerosi altri Paesi) del voto elettronico. Un sistema che per molti versi ormai è consolidato sia sul piano della affidabilità che della preservazione della segretezza del voto. Del resto, ci vuole molto poco a introdurre un sistema un po’ più affidabile e onesto di quello attuale.
Questa ‘rivoluzione’ non richiede, poi, alcuna modifica Costituzionale. Inoltre, agli italiani all’estero si potrebbe dare la facoltà di scegliere: a) di votare per le liste dei candidati che si presentano all’estero; b) per le liste presentate in Italia. Ci risulta che il Ministro per la Funzione Pubblica Renato Brunetta abbia colto con grande interesse la proposta Razzi. Ora ci vuole solo un po’ più di coraggio da parte di tutti i partiti. Rimane, inoltre, inspiegabile (ma solo in parte) il mancato appoggio degli altri Parlamentari eletti all’estero, visto che dovrebbero essere i primi a tutelare i diritti degli italiani residenti fuori dai confini nazionali di votare democraticamente e di fare in modo che il loro voto sia autentico e conti veramente qualcosa in Italia.
Detto ciò vale forse la pena di ricordare di quale fenomeno si tratti quando parliamo degli italiani all’estero. Secondo alcuni rilevamenti parliamo di 60 milioni di oriundi e di 4 milioni di cittadini con passaporto italiano e quindi autorizzati a votare in Italia. Vogliamo continuare a prendere in giro questi italiani? Italiani che potrebbero rappresentare invece una grandissima risorsa economica, culturale, sociale e di rapporti tra l’Italia e numerosi Paesi di importanza cruciale, come gli Stati Uniti, il Canada, il Brasile, l’Argentina, il Venezuela, l’Australia, ecc.
Ultima domanda: come è possibile che quasi nessun partito abbia pensato di avvalersi del contributo e dell’esperienza dei tanti italiani che attualmente vivono in Italia ma che hanno trascorso lunghi periodi all’estero e che quindi conoscono in profondità questo mondo sicuramente complesso e variegato? Tutte persone che spesso hanno mantenuto i contatti giusti fuori dai confini nazionali? Come è possibile che una materia così delicata venga affidata in molti casi a delle persone che con la realtà degli italiani all’estero non hanno proprio nulla di spartire, in termini di conoscenze ed esperienze personali, salvo a tentare di esportare all’estero quella certa logica tanto usata in Italia tesa solo ad accaparrare voti e consensi a qualunque costo e di qualsiasi provenienza? Domande forse troppo ingenue ma è bene che continuiamo a farle.