Rete consolare: Narducci (PD), “lo smantellamento della rete consolare italiana all’estero lede la parità  di diritti dei cittadini che vivono fuori dall’Italia”

Ristrutturazione della rete consolare è sinonimo di chiusura: duro colpo per le comunità italiane all’estero e per il sistema Italia

Dopo molte attese, date le notizie allarmanti, ancora una volta il Sottosegretario Mantica , in una audizione in Commissione esteri della Camera dei Deputati conferma la decisione presa circa la controversa razionalizzazione della rete consolare anche se con una diversa scansione temporale.

Mantica ha sottolineato che lo sviluppo temporale del piano avrà una scansione tale da permettere l’interazione di più fattori, ma io mi chiedo se è razionale procedere alla riforma del Ministero degli Affari esteri senza tener conto della ristrutturazione della rete consolare. Non credo sia condivisibile uno scenario siffatto proprio perché dovrebbero potersi attuare quelle sinergie, quelle interazioni di cui parla lo stesso sen. Mantica. Preoccupato del futuro del Sistema Italia nel mondo ho da tempo promosso, assieme ad altri colleghi ed in maniera bipartisan, iniziative parlamentari tese a impegnare il Governo a riconsiderare le modalità di razionalizzazione degli uffici consolari all’estero, effettuando una valutazione comparativa dell’effettivo peso specifico delle diverse sedi diplomatiche ed una attenta riflessione su come rivedere l’intera attività consolare. Tali azioni hanno avuto come apice legislativo l’approvazione di una risoluzione che ho promosso, sempre in maniera bipartisan, in Commissione esteri che oltre ad impegnare il Governo ad effettuare le dovute riconsiderazioni sul processo di razionalizzazione della rete consolare lo impegnava anche a promuovere “un’accelerazione del processo di revisione e ammodernamento delle procedure amministrative, nonché l’informatizzazione destinata al funzionamento del consolato digitale”.

Tuttavia, tra i nostri concittadini nel mondo, oltre ogni distinzione politica, sono continuate le proteste anche attraverso la costituzione di comitati ad hoc di difesa delle sedi consolari; evidentemente avevano ben intuito che gli appelli e anche gli atti formali del Parlamento non avrebbero trovato domicilio presso il Governo. Devo anche ricordare gli appelli dei rappresentanti di istituzioni di Paesi stranieri, tra cui il Primo ministro australiano, Kevin Rudd e rappresentanti dei Lander tedeschi, dove vivono numerose comunità italiane.

Ma la linea direttrice è rimasta sempre quella: chiudere, declassare e accorpare anche evocando un ipotetico ruolo sostitutivo e aggiuntivo dei sistemi informatici, ma mi preme ricordare che non ancora abbiamo la messa in rete delle informazioni AIRE tra consolati e comuni di origine. Non ci rendiamo conto che se si procede con lo smantellamento della rete consolare non facciamo altro che infliggere un ulteriore colpo alle nostra comunità all’estero dopo quelli inferti con la Finanziaria attraverso i tagli che tutti ormai conoscono. Ovviamente ne risentiranno la credibilità delle nostre istituzioni ed il senso di fiducia che i nostri connazionali hanno sempre avuto nei confronti della terra d’origine. Non riteniamo che decine di migliaia di cittadini si possano spostare da un Consolato in chiusura ad un altro da attrezzare a riceverli come fossero pedine di un gioco della scacchiera della geopolitica. Essi sono cittadini italiani con pari diritti e dignità di quelli residenti nei confini nazionali e non possiamo accettare che vengano trattati in questo modo.

Si pensa di chiudere consolati, in Svizzera, misurando le distanze sulla carta, ma chi conosce bene il territorio sa quale difficoltà rappresenta per un pensionato muoversi tra le valli e i monti di una realtà diversificata quanto complessa di cui è prova evidente l’esistenza dei Cantoni. E allora come si fa a chiudere l’Agenzia consolare di Coira? O il Consolato di Losanna? E come si può trascurare il ruolo fondamentale delle strutture di Saarbruecken o di Liegi? Tutte sedi in smantellamento assieme ad altre altrettanto funzionali e strategiche per la nostra comunità all’estero. Ancora una volta invito a non procedere a tagliare i servizi e se si vuole cambiare le modalità di erogazione dei servizi stessi tali modalità devono essere accessibili a tutti garantendo parità di diritti ai cittadini come sancisce la Carta costituzionale.

Il cosiddetto piano di razionalizzazione come attualmente si prospetta non garantisce tali diritti.

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