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Livia Turco: "Occorre una grande battaglia culturale"

di Elisa Cassinelli

Il clima politico italiano in questi ultimi mesi è stato parecchio ‘movimentato’. In questi giorni, stiamo assistendo a un vero e proprio fermento creato dalla famosa Riforma sulla giustizia, passata in Senato e ora in esame alla Camera. La posizione del Pd non poteva che essere contraria al cosiddetto ‘processo breve’ e lo stesso Segretario Bersani ha affermato che il Governo “ha fatto la cosa peggiore che si potesse fare: distruggere migliaia di processi, lasciare senza giustizia migliaia di vittime per salvare uno solo”. Dunque, dopo mesi di ‘gossip’ parlamentare e di arringhe in campo televisivo, finalmente l’attenzione si è spostata sul Paese reale e su ciò che dovrebbe rappresentare la tutela dei cittadini. Qualcosa si sta muovendo, ma bisogna capire in quale direzione. D’altra parte, il Partito di Bersani deve anche affrettarsi a comprendere come intercettare il consenso della parte moderata dell’elettorato italiano, sul quale non dimostra di avere molto ‘appeal’. Se l’iniziativa del Governo Berlusconi è in qualche modo chiara, nel bene e nel male, il fronte di opposizione del Pd continua a mostrare qualche ombra, perché fare opposizione non significa solamente stare dall’altra parte. A questo proposito, abbiamo intervistato l’on. Livia Turco, deputato del Pd ed ex ministro della Solidarietà Sociale e della Salute, al fine di approfondire le linee di azione del Partito democratico nell’ambito delle tante questioni italiane, nonché in quello delle alleanze e dei consensi a sinistra.

On. Turco, in questo clima teso in cui si trova la politica italiana, qual è secondo lei la priorità del nostro Paese? Su cosa bisognerebbe maggiormente intervenire?
“Sicuramente sulla crisi economica e sociale, sul problema dei lavoratori che rischiano di perdere il proprio lavoro e sulla non tutela degli ammortizzatori sociali. Dare una risposta ai lavoratori attraverso una grande riforma, quella più importante, basata sugli ammortizzatori, in chiave universalistica, legata all’inserimento attivo dei lavoratori”.

Il Senato ha approvato il decreto sul processo breve che ora passa all’esame della Camera. La posizione del PD è fortemente contraria: quali saranno le ripercussioni che potrebbe avere tale riforma? E come dovrebbe invece agire il Governo per una “giustizia più giusta”?
“Non solo siamo fortemente contrari, ma anche fortemente preoccupati per gli effetti che potrebbe avere la legge sul processo breve. Speriamo che alla Camera il testo possa essere corretto, perché l’effetto di queste norme potrebbero essere devastanti. Noi abbiamo delle proposte sulla riforma della giustizia, che è il settore messo peggio, quello in cui si manifestano le maggiori disfunzioni e inefficienze e che, dunque, occorre cambiare. Ci sono altri problemi come la certezza della pena e, ancora, il sovraffollamento delle carceri e le situazioni in cui vivono i carcerati. Sono molto colpita dai numerosi casi di suicidio e dalle morti in carceri. E poi, la salute come bene primario”.

Nell’ambito dei consensi, il Pd dimostra di non avere molto ‘appeal’ sull’elettorato moderato centri stico: perché?
“Il Pd eredita la storia della sinistra italiana e del cattolicesimo democratico. Quindi, è un Partito che, come referente naturale, ha l’elettorato di centro – sinistra: che non abbia molto appeal sull’elettorato moderato non è una novità. Semmai, questo elettorato va conquistato, coinvolto, attraverso anche una battaglia culturale sulla difesa della democrazia, sull’equità della giustizia, sullo sviluppo economico e sociale del nostro Paese. Si tratta di fare una battaglia culturale per risultare convincenti e dare un’alternativa di Governo a quello di Berlusconi. E per fare ciò, abbiamo bisogno che le nostre alleanze siano ampie, che coinvolgano la sinistra e anche il mondo cattolico moderato”.

A marzo ci saranno le regionali: quale sarà il programma di azione strategica del Pd? Ci sarà l’alleanza con l’Udc?
“Noi siamo qui per costruire un’alternativa di Governo a Berlusconi. E, per far questo, bisogna che le nostre alleanze siano ampie, che coinvolgano la sinistra ma anche la parte moderata del Paese. Questo è stato il ‘filo’ e il senso anche del lavoro che ha fatto Bersani in questo periodo proprio per proporci alle regionali con delle alleanze che non siano soltanto quelle di 5 anni fa, perché sarebbero appunto perdenti e perché la geografia politica e sociale del nostro Paese è cambiata. Quindi, è importante riuscire ad allargare quest’alleanza. Però, noi lo facciamo su dei contenuti molto chiari, che sono la qualità della democrazia, il non razzismo, la tutela della dignità delle persone, anche di quelle immigrate, la crescita economica e sociale. L’Udc, a livello nazionale, è schierato contro Berlusconi e con noi ha fatto tutte le grosse battaglie sui temi che ho indicato prima. Sappiamo, però, che c’è anche da conquistare e spostare un elettorato, perché un conto è fare l’opposizione a livello nazionale in modo autonomo, altra cosa è scegliere uno schieramento e un’alleanza. Questo significa un passaggio, un’evoluzione che presuppone una maturazione culturale che convinca l’elettorato. Quindi, siamo di fronte a un processo lungo e non immediato. E le regionali possono essere l’occasione per tentare questa alleanza, proprio perché più legate al territorio e più corrispondente alle realtà locali”.

Quali sono i punti su cui il Pd combatterà maggiormente in questo nuovo anno?
“Il Pd vuole essere innanzitutto il Partito dell’alternativa, a partire dalla crisi economica e sociale, che comprende la riforma istituzionale, la riforma della giustizia, la difesa della dignità delle persone, anche quelle immigrate. Questi sono i punti fondamentali della nostra piattaforma, i contenuti fondamentali di un progetto su cui costruire un’alternativa. Altra parola importante è quella del territorio: occorre costruire un partito che sia davvero radicato nel territorio, il che vuol dire una forza vicina ai problemi delle persone, che sa essere a Rosarno, come fra le scuole, con gli insegnanti. Queste sono le parole chiave di questo anno che è appena iniziato”.(Laici.it)

(intervista tratta dalla rivista quindicinale 'Periodico Italiano')

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