Terremoto dell’Aquila: sciacalli e ladri di speranza

di Patrizia Tocci

Queste foto raccontano la mia piazza preferita, Piazza San Pietro; tra il 2009 e il 2010. La piazza è diventata un contenitore di macerie: persino la bella fontana, presumibilmente del Cinquecento, restaurata soltanto qualche anno fa, è ricoperta di pezzi di lamiera, pietre, caldaie smontate, pezzi di esistenze silenziose ammucchiate qui e là senza nessun criterio, senza nessun ordine, senza nessuna attenzione. Non oso immaginare cosa sia del resto. Se questa è la cura che dimostriamo per la nostra città, allora è meglio spargere il sale sulle rovine e metterci il cuore in pace. Le macerie a Piazza Palazzo sono ancora esattamente dove erano nell’ultimo Consiglio comunale a cielo aperto. Ringrazio tutti quelli che hanno preso, simbolicamente, una pietra per portarla via. Per dimostrare che davvero teniamo alla nostra città. Che è viva e non una città fantasma. Che soffre come noi nel vedere quelle erbacce crescere dovunque, quella immondizia accatastata da mesi nei vicoli, sentire quegli odori maleodoranti che sembrano zaffate di morte. Anche questa è una forma di sciacallaggio. Anche questo distruggere ciò che non è ancora distrutto. Anche questa lenta inesorabile attesa di una ricostruzione che non comincia e che si sposta sempre di più nel tempo. Anche queste dilazioni temporali, questi rimandi sono una forma di sciacallaggio. Noi
non possiamo entrare nel centro ma i ladri lo fanno, ogni giorno. Passano transenne e posti di blocco, senza problema. Rubano quel poco che ancora resta e la nostra speranza.

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