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FARE POLITICA

Tanto per entrare in argomento, secondo noi, fare politica significa interessarsi ai problemi degli altri. Anche se gli stessi non sempre possono essere risolti globalmente. L’Importante, però, è provarci; senza i compromessi che, invece, sono ancora largamente in voga tra gli uomini di potere di questa Seconda Repubblica, sempre più simile, almeno sotto il profilo negativo, alla Prima. Nell’attesa delle consultazioni regionali generali del prossimo marzo, il quadro politico nazionale è, per restare sulle generali, almeno deprimente. La critica continua a prevalere sul buon senso. Le polemiche, più o meno gonfiate, fanno parte del pesante fardello di tutti gli uomini di partito. Nessuno escluso. Dal nostro osservatorio, abbiamo rilevato una corsa irrefrenabile nel focalizzare gli “errori” degli altri senza, mai, rivedere le posizioni traballanti personali. Sembra, a ben riflettere, che gli italiani si siano adeguati all’andazzo ed esprimano, al momento opportuno, la loro preferenza elettorale più sull’uomo che nei confronti del partito che rappresenta. Spesso con risultati improponibili sul fronte delle alleanze e degli apparentamenti. Per le prossime elezioni regionali, che rappresenteranno un indicativo quadro politico della realtà italiana, sono tornati alla ribalta i piccoli partiti che intendono, a chiare lettere, partecipare attivamente alla gestione politica delle autonomie territoriali. A fronte di tanto caos d’uomini e di media, restano fuori i connazionali all’estero che rimarranno solo testimoni dello sfacelo che potrebbe coinvolgere le loro regioni d’appartenenza. Poi, succederà per le Province, almeno per quelle metropolitane, e per i comuni dello stivale. Insomma, la politica locale, la cui importanza non può più essere sottovalutata, è “tagliata fuori” per milioni d’italiani nel mondo. Se gli enti locali si ricordano, con pedante periodicità, di loro al momento del pagamento delle gabelle territoriali estese anche a servizi che oggettivamente non sono nelle condizioni d’usufruire, questi contribuenti, ma improbabili elettori, che vivono lontano dovrebbero essere messi nelle condizioni d’esprimere un loro parere obbligatorio, anche se non vincolante, sulle politiche territoriali nazionali. Ancora una volta, è mancato, e continua a mancare, l’impegno politico per dare spazio maggiore alla Democrazia; anche quella fatta di piccole cose. Ma pur sempre Democrazia. Dopo le consultazioni regionali di fine marzo, almeno per cinque anni i “parlamentini” resteranno in carica con i rispettivi “Governatori”. In questo lasso di tempo, Connazionali torneranno definitivamente nella loro terra d’origine trovandosi, ironia della sorte, ad essere sottoposti a normative imposte da politici che non hanno neppure votato. Ma, nonostante l’evidenza della nostra riflessione, tutto continua a mantenersi statico. I cambiamenti, evidentemente, non piacciono se gli sviluppi politici potrebbero distorcere gli obiettivi personali. Ancora una volta, dobbiamo riconoscere che il potere logora chi non l’ha. Però fare politica, pro o contro, resta, indubbiamente, un ottimo investimento d’immagine ed economico.

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