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C’ERA UNA VOLTA IL SECONDO PILASTRO EVITIAMO DI LASCIARE IN EREDITA UN PILASTRINO

Come ormai è notorio, il sistema previdenziale elvetico è basato sul così detto sistema dei Tre Pilastri: Il Primo è l’Assicurazione vecchiaia e superstiti (AVS) obbligatoria per tutti, in vigore fin dal 1948, a garanzia del minimo vitale. Il Secondo Pilastro è stato introdotto obbligatoriamente, nel 1985, con la Legge sulla Previdenza Professionale (LPP) per i lavoratori dipendenti che superano un certo limite di reddito annuo. Questo Pilastro, unitamente al Primo, quando il sistema sarà a regime (2025), coprendo complessivamente circa il 60% del salario percepito prima del pensionamento, potrà consentire il mantenimento del tenore di vita abituale. Il Terzo Pilastro è, invece, la previdenza privata che ovviamente è facoltativa ed ha lo scopo di consentire ai pensionati di potersi permettere anche dei bisogni in più rispetto a quelli usuali.

Il finanziamento dell’AVS è basato sul sistema della “ripartizione” (i contributi versati dai lavoratori attivi vengono utilizzati per pagare ai pensionati una rendita il cui importo è stabilito dalla legge). Il Secondo Pilastro, invece, è finanziato con il sistema della “capitalizzazione” (ogni assicurato matura una prestazione in capitale o trasformata in rendita con un’aliquota di conversione stabilita per legge, nel 2010 il 7%, sulla base dell’avere di vecchiaia accumulato con i suoi versamenti e dagli interessi maturati il cui tasso è, peraltro, fissato anch’esso dalla legge: nel 2010 il 2%).

Come è ormai altrettanto notorio, i lavoratori emigrati italiani, in particolare, hanno sempre avuto nei confronti del Secondo Pilastro (o Casse pensioni aziendali che dir si voglia) un rapporto di amore/odio essendo un sistema previdenziale sconosciuto alla tradizione italiana. Infatti non poca è stata la fatica spesa, a suo tempo, dal sindacato elvetico e dagli stessi patronati italiani nel cercare di far capire ai lavoratori italiani il funzionamento ed anche gli aspetti positivi di questa forma previdenziale. Come, per esempio, la possibilità in caso di rimpatrio di poter incassare l’avere di vecchiaia maturato, oppure la scelta tra capitale e rendita al momento del pensionamento ed ancora il buon tasso di rendimento annuo (4%) dell’avere di vecchiaia e della stessa aliquota di conversione in rendita (7,2%) dell’avere di vecchiaia. Cioè aliquote di tutto rispetto accettate anche dall’utilizzatore finale di questi ingenti capitali, ovvero il sistema assicurativo e bancario elvetico. Quantomeno finché è durato il periodo delle “vacche grasse” per l’economia elvetica e mondiale che ha consentito lauti guadagni a beneficio, in genere, non degli assicurati bensì degli azionisti degli istituti assicurativi e bancari svizzeri.

Purtroppo, dagli inizi di questo secolo, diverse bolle speculative nel mondo finanziario hanno cominciato ad esplodere con ripercussioni negative anche nella gestione della Previdenza Professionale. Così che il Consiglio Federale ed il parlamento, tradizionalmente molto più sensibili alle sollecitazioni del mondo economico piuttosto che a quello del lavoro: nel 2002 hanno deciso di abbassare al di sotto dell’originario 4% il tasso di interesse sugli averi di vecchiaia portandolo al 2% con successivi tira e molla negli anni seguenti ed oggi (2010) fissato nuovamente al 2%; nel 2003, a conferma della bontà del detto che “l’appetito vien mangiando”, con una revisione della LPP, hanno anche deciso una riduzione graduale dell’aliquota di conversione in rendita dell’avere di vecchiaia dal 7,2 al 6,8% nel 2014. Due modifiche che hanno ridotto e ridurranno sempre di più le prestazioni assicurate del Secondo Pilastro mettendone in discussione gli aspetti positivi che la LPP aveva al momento della sua introduzione. Modifiche che, peraltro, il mondo assicurativo e bancario elvetico non ha ritenuto sufficienti e quindi la maggioranza di centrodestra nel Consiglio Federale e nel parlamento, confermando ancora una volta la sua sensibilità alle sollecitazioni di quel mondo, e senza neppure attendere che andasse a regime nel 2014 l’abbassamento al 6,8% dell’aliquota di conversione, ha ben pensato di ridurla ulteriormente al 6,4%. Addirittura sin dal 2011, operazione che, tuttavia, non è riuscita del tutto e si è dovuto così prolungarne i tempi al 2016!

Contro questo ulteriore dimagrimento della Previdenza Professionale con l’abbassamento al 6,4% nel 2016 dell’aliquota di conversione in rendita dell’avere di vecchiaia e per evitare di lasciare in eredità alle giovani generazioni un “Pilastrino” anziché un Secondo Pilastro, il sindacato UNIA ha lanciato un referendum sul quale il popolo svizzero sarà chiamato a votare il prossimo 7 marzo. È auspicabile, pertanto, che anche la componente italosvizzera della comunità italiana eserciti il suo diritto-dovere del voto e, senza lasciarsi infinocchiare dalla propaganda borghese, voti NO a questo vero e proprio furto delle rendite del Secondo Pilastro. Per ulteriori informazioni è possibile contattare: l’ UNIA (tel. 031 3502111; referendum@unia.ch) oppure la UIM (tel. 043 3222022; uimeuropa@bluewin.ch) o il patronato ITAL-UIL (tel. 032 3228307; presidenza.italuil.ch@bluewin.ch).

Dino Nardi, Coordinatore UIM per l’Europa

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