Detenuto rom non può incassare risarcimento di 400 mila euro

Il responsabile per il Lazio dell'Italia dei Diritti: “Si ripresenta per l'ennesima volta il problema dello strapotere delle banche”

Roma, 17 febbraio 2010 – “È incredibile come le banche riescano ad imporre le proprie regole. Lo stato abdica al proprio ruolo, permettendo a queste entità di fare il loro comodo senza nessun correttivo. Allo stato attuale non esiste segmento della popolazione che non sia oggetto delle attenzioni degli esperti di marketing delle banche”.

È con queste parole che Vittorio Marinelli, responsabile per il Lazio dell'Italia dei Diritti, tuona contro alcuni istituti di credito, rei di non aver accettato come proprio cliente un detenuto di origine rom.
Il soggetto in questione non può versare un bonifico di 400 mila euro, derivato da una causa intentata all'Ater, poiché non può aprire un conto corrente intestato a suo nome.
Banche importanti, come la stessa Unicredit che lo ha anche messo per iscritto, hanno definito l'uomo carcerato quale cliente indesiderato.

“Stante il famoso adagio di nota memoria (vedi Vespasiano) per il quale il denaro non puzza, mi stupisco del fatto che un signore con 400 mila euro non sia desiderato. Si ricorda che l'unico mezzo di pagamento avente valore legale nel Regno Pontificio, del quale anche la provincia di Viterbo fa parte, è la moneta sonante – ironizza l'esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro – per cui sarebbe sufficiente pretendere il pagamento in tale moneta da depositare successivamente sul conto corrente intestato alla casa circondariale di Viterbo. Se fossimo un paese serio – conclude Marinelli – il problema sarebbe facilmente risolvibile, ma fra chiese varie, mafie e banche, non si capisce chi detta le regole. E mentre discutiamo, i detenuti continuano a perdere giorno dopo giorno la propria umanità”.

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