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Geografia, una materia superflua nelle scuole italiane

dell'On. Domenico Scilipoti (IDV)

Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca.

Per sapere – premesso che:
sembra che sia intenzione del Governo e del Ministro interrogato attuare una riforma scolastica volta in sostanza ad eliminare la geografia dalle materie di studio;
la riforma che sta per essere varata penalizza fortemente una disciplina, già tanto «mortificata» negli anni passati. La scomparsa in tutti gli istituti professionali, in quasi tutti i tecnici e la drastica riduzione nei licei (dove era ridotta per due ore settimanali solo nel primo biennio) pone dei seri problemi per la formazione dei giovani, che sono sempre più estranei rispetto al territorio dove vivono e spesso disconoscono quel che riguarda il resto del mondo;
la geografia è scienza dell'umanizzazione del pianeta Terra e quindi dei processi attivati dalle collettività nelle relazioni

con la natura, processi che nel corso del tempo hanno trasformato l'ambiente e hanno «costruito» il territorio nel quale oggi vive l'umanità;
la geografia è attenta al presente, che studia nelle varie articolazioni spaziali e nei suoi aspetti demografici, socio-culturali ed economici;
la geografia non può prescindere dalla dimensione del tempo, poiché lo spazio non è statico, cosa da cui essa trae la possibilità di leggere e interpretare i fatti che proprio nel territorio hanno lasciato testimonianza;
fare geografia a scuola vuol dire formare cittadini italiani e del mondo consapevoli, autonomi, responsabili e critici, che sappiano convivere con il loro ambiente e sappiano modificarlo in modo creativo e sostenibile, guardando al futuro;
la carenza o addirittura la completa assenza della geografia nella scuola secondaria di secondo grado priva gli studenti di conoscenze indispensabili, fra le quali quelle relative ai grandi problemi mondiali (ambientali, socio-economici, geopolitici e culturali) legati alla globalizzazione. Di particolare gravità risulta, inoltre, la carenza di conoscenze relative al nostro Paese. Infatti, la geografia d'Italia si studia nella scuola primaria, quando l'età non ne consente un'analisi più complessa (nella scuola secondaria di primo grado si studiano l'Europa e il mondo);
si rilevano allo stato attuale della riforma l'assenza della geografia in gran parte degli istituti tecnici e in tutti i professionali, nonché un preoccupante ridimensionamento della stessa nel liceo scientifico, dove nel biennio la geografia (a differenza degli altri licei) è associata alla storia con 99 ore (tre ore settimanali tra storia e geografia). Si ritiene necessario il ripristino delle 66 ore destinate autonomamente alla geografia, tenendo presente che, a differenza di altre discipline di base, è del tutto assente nel triennio. Un modulo di 66 ore nel biennio costituisce il tempo minimo per consentire una formazione geografica basilare e indispensabile;
negli istituti tecnici (oltre che in quelli professionali) la situazione è veramente anomala, giacché nella maggior parte degli indirizzi la geografia è del tutto assente, con la pesante conseguenza di immettere in una società complessa giovani che non sanno «orientarsi» tra le problematiche socio-territoriali per individuare e/o progettare soluzioni idonee;
laddove l'insegnamento della geografia è presente, subisce un ridimensionamento pesante, come accade in amministrazione, finanze e marketing, dove è attivato solo nel primo biennio, mentre oggi e anche nella precedente versione del testo della riforma (Ministro Moratti – liceo economico) era presente pure nel secondo biennio. È, a giudizio dell'interrogante, un arretramento grave, cui si dovrebbe porre rimedio prevedendo un triennio di approfondimento legato in particolare alla geografia economica;
ad avviso dell'interrogante, risulta incomprensibile l'eliminazione della geografia in logistica e trasporti; nei precedenti istituti tecnici nautici, infatti, la geografia ha un ruolo significativo (geografia del mare e geografia delle comunicazioni, del commercio e dei trasporti marittimi), che dovrebbe assolutamente mantenere proprio perché indispensabile nella formazione di specifiche professionalità;
anche in indirizzi impostati sull'ambiente e il territorio (come agricoltura e sviluppo rurale e costruzioni, ambiente e territorio) manca l'insegnamento della geografia, che proprio questi due concetti analizza e approfondisce);
le grandi sfide di oggi, e ancor più di domani (dalla globalizzazione ai mutamenti climatici), trovano nella geografia i presupposti di base per una conoscenza adeguata. I fenomeni migratori, i cambiamenti geopolitici e i confini mutevoli (non solo politici, ma anche culturali, sociali, economici), lo sviluppo sostenibile, le identità spaziali, le diversità culturali sono altrettanti temi cruciali per la società di competenza geografica;

l'associazione italiana insegnanti di geografia si è mobilitata, promuovendo un appello insieme alle altre associazioni geografiche, nel tentativo di trovare una soluzione adeguata che non mortifichi l'insegnamento della geografia;
detto appello ha riscosso un successo che va al di là delle stesse aspettative, non avendo a disposizione grandi mezzi per comunicare. Nel giro di una settimana hanno aderito circa 12.000 persone, tra cui molti rettori, presidi, giornalisti, oltre che docenti e studenti, casalinghe e pensionati -:
se siano stati opportunamente valutati i danni, derivanti da tale riforma, al bagaglio culturale degli studenti italiani;
se il Governo non intenda considerare la possibilità di una sostanziale revisione del contenuto della riforma, orientata a garantire la giusta importanza alla materia in questione.

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