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SMI-LAZIO: RISCHIO DI AGGRESSIONI PER IL 45% DELLE DONNE-MEDICO ADDETTE ALLA CONTINUITA’ ASSISTENZIALE

L'allarme è stato lanciato dal Sindacato dei Medici Italiani in occasione della tavola rotonda che si è tenuta a margine dello spettacolo teatrale “Passi Affrettati” scritto e diretto da Dacia Maraini in collaborazione con Amnesty International

SMI-LAZIO: RISCHIO DI AGGRESSIONI PER IL 45% DELLE DONNE-MEDICO ADDETTE ALLA CONTINUITA' ASSISTENZIALE

Circa 90 medici su 100 sono a rischio di aggressioni e violenze nelle sedi di continuità assistenziale (ex guardia medica). Di questi, il 45% sono donne.E' l'allarme lanciato dal Sindacato Medici Italiani del Lazio nel corso della tavola rotonda che si è svolta a margine dello spettacolo teatrale “Passi affrettati”, scritto e diretto da Dacia Maraini, che si è tenuto a Roma il 9 febbraio all'Università la Sapienza. L'incontro, che rientra nella campagna mondiale 'Mai più violenza sulle donne' promossa e sostenuta da Amnesty International, ha catalizzato l'attenzione dei media e dei numerosi partecipanti, che hanno affollato l'aula magna dell'ateneo, relativamente ad una problematica che caratterizza tristemente il nostro tempo. “Circa 9 medici su 10, addetti al succitato servizio sanitario, vengono aggrediti all'interno delle postazioni di lavoro. Il 60% subisce minacce verbali, il 20% percosse, il 10% atti di vandalismo ed il 10% violenza a mano armata”, ha dichiarato nel corso del dibattito Pina Onotri, segretario organizzativo dello Smi-Lazio che ha aggiunto: “Non è più possibile ignorare i rischi a cui che le donne-medico sono costantemente sottoposte durante il proprio mestiere. Basti pensare ai turni di notte effettuati dalle colleghe, in cui può accadere qualunque cosa. Tra visite domiciliari in luoghi isolati e sperduti alla mercè di chiunque, all'assistenza ambulatoriale nelle stesse postazioni di continuità assistenziale, aperte a tutti a qualunque ora del giorno e della notte. E i fatti di cronaca parlano chiaro. Violenze, aggressioni, minacce sono all'ordine del giorno. L'ultima risale proprio allo scorso novembre, quando una collega è stata brutalmente aggredita mentre svolgeva il proprio turno in una sede di continuità assistenziale della Puglia. Da sempre chiediamo e pretendiamo maggior sicurezza nelle sedi dell'ex guardia medica, prive di sistemi di sicurezza idonei come inferriate, porte blindate, videocitofoni, contatti diretti con il 118 o il 113. Ma, nonostante i fatti parlino chiaro, non c'è ancora un'attenzione adeguata da parte delle istituzioni. Per questo siamo molto grati per la preziosa occasione che la scrittrice Dacia Maraini, in collaborazione con Amnesty International, ha dedicato a problematiche di estrema gravità e non più trascurabili”. In questo scenario non bisogna sottovalutare l'informazione e, soprattutto, “la formazione dei futuri medici, a cui vanno consegnati strumenti di consapevolezza e riflessione sulle tematiche in questione”, ha sottolineato durante la tavola rotonda Cristina Patrizi, segretario regionale 'Siameg' (Società Italiana per l'aggiornamento del medico di medicina generale e Società scientifica dello Smi-Lazio), il cui impegno è costantemente incentrato sulla formazione del personale sanitario. “E' sempre più importante formare e sensibilizzare in maniera adeguata le nuove generazioni che si apprestano a svolgere questo complesso e delicato mestiere. Urge un dialogo costante e profondo con i giovani, ovvero con quella fascia d'età in fase di crescita e formazione, affinchè riflettano su alcune dolorose ed intricate realtà, che possono essere affrontate e cambiate solo attraverso una piena presa di coscienza degli eventi, talvolta scandalosi, relativi al proprio mestiere”.

SMI-LAZIO UFFICIO STAMPA

Elisabetta Menga

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