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Vasta campagna d’informazione per gli ex lavoratori italiani esposti all’amianto in Svizzera

I lavoratori italiani che in passato sono stati esposti all'amianto nelle imprese svizzere possono tuttora farsi visitare da un medico in caso di sospetta malattia da amianto. Per poter informare in maniera corretta i diretti interessati sui loro diritti, i sindacati, i patronati italiani e la Suva stanno portando avanti una capillare campagna d'informazione in Svizzera e in Italia.

Sino alla fine degli anni ottanta l'amianto era ampiamente utilizzato. Molte categorie professionali sono entrate in contatto con questo materiale, le cui fibre possono causare malattie incurabili anche dopo 20, 30, 40 anni o anche più dalla prima esposizione. Per questo motivo il numero dei decessi da amianto continua ad aumentare, anche se in Svizzera il divieto è stato introdotto nel 1990. Fino ad oggi la Suva ha registrato 1141 casi di malattie da amianto con esito mortale.

Le patologie da amianto di origine professionale sono considerate in Svizzera malattie professionali. Se una malattia da amianto viene diagnosticata e riconosciuta, la persona interessata ha diritto per legge a determinate prestazioni assicurative. È sempre possibile chiedere che vengano svolti degli esami per accertare la presenza di una malattia professionale.

Collaborazione ancora più stretta tra INAIL e Suva
Affinché i lavoratori esposti all'amianto possano far valere questa richiesta, è necessario che siano a conoscenza dei loro diritti. Questo non sempre è garantito per coloro che sono rientrati in patria.

Pertanto, la Suva e l'omologa INAIL, Istituto Nazionale per l'Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro, in collaborazione con le associazioni dei medici italiani, hanno siglato un accordo nell'estate del 2009, in base al quale intendono informare gli ex lavoratori italiani in Svizzera rientrati in patria sui loro possibili diritti alle prestazioni assicurative. Ad esempio, la Suva si fa carico delle spese per le visite mediche nell'ambito della profilassi di medicina del lavoro.

La campagna di informazione e sensibilizzazione è portata avanti dalla Suva, in collaborazione con i sindacati Unia e Syna e i patronati italiani ACLI, INAS, INCA e ITAL. Un nuovo opuscolo informerà i lavoratori rientrati in patria nonché parenti, amici e conoscenti tuttora residenti in Svizzera e spiegherà cosa fare in caso di sospetta malattia professionale da amianto.

Oltre 500 milioni di franchi per le vittime dell'amianto
Le persone affette da una malattia professionale da amianto riconosciuta in Svizzera hanno diritto alle prestazioni della Suva. Dall'entrata in vigore della legge sull'assicurazione contro gli infortuni nel 1984, la Suva ha corrisposto oltre 530 milioni di franchi in prestazioni assicurative, di cui 400 milioni sotto forma di rendite per superstiti. Dal 1939 sino alla fine del 2007 la statistica Suva ha registrato complessivamente 2308 malattie professionali da amianto.

L'opuscolo informativo può essere scaricato dal sito Internet Suva (www.suva.ch/amianto).

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Fondata nel 1918, oggi la Suva occupa 2900 collaboratori nella sede principale di Lucerna, nelle 19 agenzie sul territorio nazionale e nelle due cliniche di riabilitazione a Bellikon e Sion. È un'azienda autonoma di diritto pubblico che assicura 110 000 imprese, ovvero 2 milioni di lavoratori e disoccupati, contro le ripercussioni degli infortuni e delle malattie professionali. Dal 2005 gestisce anche l'assicurazione militare su mandato del Consiglio federale. Le prestazioni comprendono assicurazione, prevenzione e riabilitazione. La Suva ha un volume premi di 4,4 miliardi di franchi. Si autofinanzia, non beneficia di fondi pubblici e ridistribuisce gli utili agli assicurati sotto forma di riduzione dei premi. Nel Consiglio d'amministrazione sono rappresentate le parti sociali – datori di lavoro e lavoratori – e la Confederazione.

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